1. Comprendere Il Concetto Di Ritiro Dedicato
Quando si installa un impianto fotovoltaico domestico, uno degli aspetti più rilevanti da considerare è cosa fare dell’energia elettrica prodotta e non consumata immediatamente. Dopo la definitiva abolizione del meccanismo dello scambio sul posto (in vigore solo per contratti stipulati entro il 31 dicembre 2023 e in graduale uscita entro il 2025), la soluzione oggi più diffusa e regolata per la valorizzazione dell’energia immessa in rete è quella del ritiro dedicato, noto anche come RID.
Il ritiro dedicato è un servizio gestito dal GSE (Gestore dei Servizi Energetici) che consente al produttore di vendere al GSE l’energia elettrica immessa nella rete nazionale, alle condizioni economiche definite annualmente dall’ARERA (Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente). Questo sistema è oggi considerato la modalità più semplice e conveniente per chi possiede un impianto fotovoltaico con potenza inferiore a 1 MW, soprattutto in ambito residenziale.
Ma perché è così importante il ritiro dedicato per un prosumer, ovvero un utente che consuma e produce energia al tempo stesso? Il motivo è semplice: l’energia prodotta in eccesso rispetto ai propri consumi istantanei può essere reimmessa nella rete e monetizzata, senza dover stipulare complicati contratti di vendita con operatori del mercato elettrico.
Un altro vantaggio rilevante è la gestione burocratica semplificata. Infatti, il GSE si occupa di tutti gli adempimenti amministrativi, fiscali e tecnici relativi all’immissione dell’energia elettrica sul mercato, fungendo da controparte unica per il produttore. In cambio, il GSE corrisponde un corrispettivo economico per ogni kilowattora effettivamente immesso in rete, secondo il prezzo zonale orario o, per i piccoli impianti, secondo una tariffa fissa semplificata.
2. Requisiti E Condizioni Per Accedere Al Servizio
Per poter attivare il servizio di ritiro dedicato, è necessario che l’impianto fotovoltaico sia già entrato in esercizio, sia connesso alla rete elettrica pubblica e abbia installato un contatore bidirezionale, capace di misurare sia l’energia prelevata sia quella immessa. Il contatore deve essere teleletto dal distributore locale, al fine di garantire la corretta rilevazione dei dati di produzione.
Non è richiesto che l’impianto sia incentivato con il Conto Energia o altri meccanismi. Anche impianti non incentivati possono accedere liberamente al ritiro dedicato. Tuttavia, è bene precisare che non è possibile cumulare il RID con alcuni regimi fiscali particolari o con sistemi di autoconsumo collettivo in cui l’energia condivisa non transita attraverso la rete pubblica.
Il servizio di ritiro dedicato è disponibile per impianti di qualsiasi potenza nominale, ma le modalità di valorizzazione economica differiscono in funzione della taglia. Per impianti con potenza fino a 100 kW, il GSE corrisponde una tariffa fissa detta “prezzo minimo garantito”, che rappresenta una forma di remunerazione semplificata e stabile. Per impianti di potenza superiore, invece, si applica il prezzo zonale orario, che varia in base all’area geografica e all’orario di immissione dell’energia.
È importante anche che il titolare dell’impianto sia in regola con le autorizzazioni urbanistiche e ambientali, nonché con la dichiarazione di fine lavori e la comunicazione di entrata in esercizio al gestore di rete.
Infine, il produttore deve avere una partita IVA solo se vende energia in modo sistematico e con finalità commerciali. In caso contrario, se l’impianto è domestico e l’energia prodotta è in larga parte autoconsumata, è sufficiente l’indicazione del codice fiscale, poiché non si configura una vera e propria attività d’impresa.
3. Procedura Operativa Per L’attivazione Del Ritiro Dedicato
Per attivare il servizio di ritiro dedicato è necessario presentare una richiesta formale al GSE tramite il portale informatico “Ritiro dedicato”, accessibile previa registrazione e ottenimento delle credenziali utente. La procedura è interamente telematica e richiede la compilazione di un’apposita istanza con allegati documentali.
L’attivazione richiede innanzitutto il caricamento della convenzione, che è il contratto tra il GSE e il produttore. Il documento deve essere firmato digitalmente e contiene tutte le condizioni economiche e operative del rapporto. Una volta inviata, la richiesta viene presa in carico dal GSE, che verifica la documentazione e attiva la convenzione entro circa 30-60 giorni.
I principali documenti richiesti comprendono:
- Dati anagrafici e catastali dell’impianto
- Codice POD di connessione alla rete
- Autorizzazioni e dichiarazioni di conformità
- Relazione tecnica e schema elettrico
- Coordinate bancarie per l’accredito dei corrispettivi
Il codice POD (Point of Delivery) è essenziale, poiché identifica in modo univoco il punto fisico di connessione dell’impianto alla rete nazionale. È lo stesso codice che si trova in bolletta e inizia generalmente con IT seguita da 14 caratteri alfanumerici.
Successivamente, il GSE attiva una comunicazione con il distributore locale, al fine di ottenere la misura certificata dell’energia immessa in rete. Questo passaggio è fondamentale, poiché il pagamento da parte del GSE avviene solo sulla base dei dati effettivi trasmessi dal distributore.
Una volta che l’iter è completato, il produttore inizia a ricevere i pagamenti mensili o trimestrali da parte del GSE, a seconda della soglia annua di energia immessa. È possibile controllare tutte le transazioni, i dati di misura e i conteggi economici direttamente dal portale GSE, tramite l’area riservata.
Va sottolineato che la convenzione di ritiro dedicato ha durata annuale rinnovabile automaticamente, salvo disdetta da parte del produttore. In caso di variazione della titolarità dell’impianto o della potenza installata, è necessario comunicare prontamente le modifiche per mantenere la validità della convenzione.
4. Considerazioni Economiche E Fiscali
Il ritiro dedicato non rappresenta un incentivo, ma una vera e propria forma di vendita di energia. Questo implica che i corrispettivi ricevuti dal GSE sono soggetti a tassazione, seppur con regole semplificate per i piccoli impianti.
Nel caso di impianti domestici al di sotto dei 20 kW, installati a servizio dell’abitazione e senza partita IVA, i proventi derivanti dal RID sono considerati redditi diversi, da dichiarare nel modello 730 o Redditi PF. Non essendo attività abituale d’impresa, non richiedono l’apertura della partita IVA né la tenuta della contabilità.
Se invece l’impianto è intestato a una società o a un soggetto con partita IVA, i corrispettivi devono essere trattati come ricavi d’impresa. Il GSE emette in questo caso un autofattura elettronica mensile o trimestrale, che il soggetto titolare dell’impianto deve contabilizzare e dichiarare.
Il valore economico riconosciuto dal GSE dipende dal regime applicato. Per impianti inferiori ai 100 kW, i prezzi minimi garantiti sono pubblicati annualmente da ARERA. Per il 2025, ad esempio, il valore è di circa 66 €/MWh per la fascia oraria F1 e F2, ma può variare. Se l’impianto immette più energia rispetto a quella valorizzata con il prezzo minimo, la differenza viene calcolata sulla base del prezzo zonale orario, che può essere anche superiore.
Nel lungo periodo, il ritiro dedicato può diventare una fonte di reddito accessoria, seppure contenuta, soprattutto per impianti ben dimensionati rispetto ai consumi familiari. Tuttavia, il vero vantaggio resta la copertura dei consumi domestici attraverso l’autoconsumo diretto, che riduce la dipendenza dalla rete e il costo della bolletta.
5. Il Futuro Della Gestione Dell’Energia Domestica
Con l’evoluzione delle tecnologie di accumulo energetico, dei sistemi di monitoraggio e della domotica, il concetto di ritiro dedicato si inserisce in un contesto più ampio di gestione intelligente dell’energia. La vera sfida per i prossimi anni sarà quella di massimizzare l’autoconsumo e ridurre al minimo l’energia immessa in rete, grazie a batterie domestiche e a smart inverter in grado di regolare la produzione.
In parallelo, lo sviluppo delle comunità energetiche rinnovabili (CER) potrebbe cambiare drasticamente il panorama. In tali configurazioni, l’energia in surplus non viene più venduta al GSE, ma condivisa tra membri della comunità. Tuttavia, il ritiro dedicato resterà una valida opzione per chi non ha accesso a questi modelli collettivi o preferisce una gestione individuale.
Anche le nuove tariffe elettriche e i sistemi di flessibilità della domanda contribuiranno a modificare il ruolo del prosumer. Con il tempo, il valore dell’energia immessa in rete sarà sempre più legato alla variabilità oraria e alla capacità del singolo impianto di offrire servizi di rete, come il bilanciamento della frequenza o la regolazione della tensione.
Infine, occorre sottolineare che il quadro normativo è in continua evoluzione. L’ARERA, il MITE (oggi MASE) e il GSE aggiornano periodicamente le condizioni tecniche ed economiche per i produttori di energia da fonti rinnovabili. È quindi fondamentale che chi possiede un impianto fotovoltaico mantenga costantemente aggiornata la propria posizione contrattuale, evitando errori formali che potrebbero pregiudicare la remunerazione o la regolarità dell’impianto.