Qual È La Stufa Elettrica Che Consuma Meno

1. L’evoluzione del riscaldamento elettrico e il contesto energetico attuale

Negli ultimi anni, il riscaldamento elettrico ha attraversato una trasformazione profonda, spinta da diversi fattori: l’aumento del prezzo del gas naturale, la spinta verso la decarbonizzazione, i progressi tecnologici e le mutate esigenze di comfort domestico. Fino a pochi anni fa, le stufe elettriche venivano considerate una soluzione di emergenza, da usare solo in ambienti piccoli o per brevi periodi, a causa dell’elevato consumo di energia e dell’impatto sulla bolletta. Oggi, invece, grazie a un mix di efficienza, sistemi di controllo intelligenti e nuove forme di generazione da fonti rinnovabili, la percezione sta cambiando.

Il contesto normativo europeo e italiano ha avuto un ruolo chiave in questo cambiamento. Con l’aggiornamento del PNIEC e le nuove direttive sull’efficienza energetica, il riscaldamento elettrico è stato rivalutato come possibile soluzione complementare in edifici ad alta classe energetica, soprattutto quando alimentato da energia fotovoltaica o da contratti di fornitura “green”. Inoltre, con l’eliminazione definitiva dello Scambio sul Posto e la sua sostituzione con il meccanismo del Ritiro Dedicato o con i sistemi di autoconsumo collettivo, si è aperta una nuova prospettiva per chi produce energia in proprio e vuole sfruttarla anche per il riscaldamento.

Dal punto di vista del mercato, la varietà di stufe oggi disponibili è molto più ampia rispetto al passato. Alle tradizionali resistenze elettriche si sono aggiunte tecnologie come i pannelli a infrarossi a onde lunghe, i termo-convettori a basso consumo, le stufe a ceramica con modulazione automatica della potenza e i sistemi ibridi che combinano più fonti di calore. Questa diversificazione rende però più complesso dare una risposta univoca alla domanda “Qual è la stufa elettrica che consuma meno?”, perché il consumo non dipende solo dalla potenza nominale, ma anche dal modo in cui l’energia viene trasformata in calore, dalla gestione della temperatura, dall’isolamento dell’ambiente e persino dalle abitudini dell’utente.

Inoltre, è importante sottolineare che il concetto di “consumo” va sempre rapportato alla resa termica. Una stufa che consuma poco ma scalda in maniera insufficiente obbligherà a tempi di funzionamento più lunghi, annullando il vantaggio iniziale. Per questo motivo, nella valutazione, bisogna sempre considerare il rapporto tra energia assorbita e calore percepito, oltre alla capacità del dispositivo di mantenere costante la temperatura senza sprechi.

 

2. Come si misura realmente l’efficienza di una stufa elettrica

Quando si parla di efficienza nel riscaldamento elettrico, il primo parametro da capire è il COP (Coefficient of Performance), che indica quanta energia termica viene prodotta rispetto all’energia elettrica consumata. Per le stufe a resistenza tradizionali, il COP è praticamente pari a 1: ogni kWh consumato genera 1 kWh di calore. Tuttavia, ci sono tecnologie che riescono ad andare oltre questo limite, come le pompe di calore elettriche (che però non sono vere e proprie stufe portatili) o i sistemi a infrarossi che, pur avendo lo stesso COP teorico, riducono le dispersioni indirizzando il calore direttamente verso le persone e le superfici, anziché riscaldare l’aria in modo indiscriminato.

Un altro aspetto da considerare è la modulazione della potenza. Molti modelli moderni non funzionano semplicemente a “tutto acceso” o “tutto spento”, ma regolano automaticamente l’assorbimento in base alla temperatura rilevata nell’ambiente. Questa caratteristica è fondamentale per ridurre i picchi di consumo e per mantenere un comfort costante, evitando il tipico effetto “on/off” che porta a sbalzi termici e sprechi.

Va inoltre considerata la velocità di riscaldamento. Una stufa che impiega molto tempo a portare un ambiente alla temperatura desiderata tenderà a consumare di più, anche se la potenza nominale è bassa. Al contrario, una stufa a infrarossi o a pannello radiante, capace di fornire calore percepibile quasi immediatamente, può risultare molto più efficiente nell’uso pratico, perché consente di ridurre i tempi di funzionamento complessivo.

Infine, non si può ignorare il ruolo del controllo intelligente. Dispositivi con termostati digitali programmabili, sensori di presenza, collegamento Wi-Fi e algoritmi di ottimizzazione dell’uso dell’energia possono fare una differenza sostanziale sulla bolletta. In un contesto in cui il costo medio dell’energia elettrica per un’utenza domestica in Italia nel 2025 si aggira intorno ai 0,24 €/kWh, una riduzione anche del 10-15% dei consumi può portare a un risparmio rilevante a fine stagione.

 

3. Le tecnologie più efficienti disponibili oggi

Nel panorama attuale, se si cerca la stufa elettrica che consuma meno, occorre partire dalle tecnologie che sfruttano al meglio l’energia. I pannelli radianti a infrarossi sono una delle opzioni più interessanti, soprattutto nella versione a onde lunghe (far infrared), che riscaldano direttamente persone e oggetti, riducendo la necessità di scaldare grandi volumi d’aria. Questo tipo di riscaldamento è particolarmente efficace in ambienti ben isolati o in situazioni dove si passa molto tempo in una zona circoscritta.

Un’altra tecnologia efficiente è quella delle stufe a ceramica con ventilazione controllata. La massa termica della ceramica trattiene il calore e lo rilascia gradualmente, evitando picchi di consumo. Questi apparecchi sono spesso dotati di termostati elettronici e funzioni di spegnimento automatico al raggiungimento della temperatura impostata.

I termo-convettori moderni rappresentano un’evoluzione rispetto ai modelli tradizionali, grazie a resistenze a basso consumo, isolamento interno migliorato e sistemi di distribuzione dell’aria ottimizzati. Nei modelli di fascia alta, la ventola è progettata per consumare pochissima energia, pur garantendo una distribuzione uniforme del calore.

Infine, c’è il capitolo delle soluzioni ibride: dispositivi che uniscono resistenza elettrica, accumulo termico e talvolta anche una piccola pompa di calore integrata per sfruttare un COP superiore a 1 nelle mezze stagioni. Questi modelli sono ancora relativamente costosi, ma possono offrire un risparmio reale sul lungo periodo, specialmente se abbinati a un impianto fotovoltaico.

 

4. L’importanza dell’ambiente e dell’uso corretto

Anche la stufa più efficiente può diventare energivora se utilizzata in un ambiente poco isolato o con abitudini scorrette. La classe energetica dell’edificio gioca un ruolo decisivo: in una casa in classe A o B, una stufa elettrica di piccola potenza può garantire comfort anche in inverno, mentre in una casa in classe G, lo stesso apparecchio rischia di non bastare, costringendo a un uso prolungato e dispendioso.

Oltre all’isolamento, è importante considerare la posizione della stufa. Un apparecchio radiante funziona meglio se collocato in una zona con visuale libera verso le persone, mentre un termo-convettore dovrebbe essere posizionato in basso per sfruttare la naturale circolazione dell’aria calda. Anche l’uso di tapparelle, tende e barriere contro le correnti d’aria può fare una notevole differenza.

Le abitudini d’uso incidono tanto quanto la tecnologia. Accendere la stufa solo quando necessario, utilizzare il timer per preriscaldare gli ambienti poco prima di entrarvi, e mantenere la temperatura a livelli confortevoli ma non eccessivi (intorno ai 19-20 °C) sono strategie semplici ma efficaci per ridurre i consumi. In più, la manutenzione periodica, come la pulizia delle griglie e dei filtri dell’aria, aiuta a mantenere le prestazioni nel tempo.

 

5. Qual è la scelta giusta nel 2025

Arriviamo alla domanda iniziale: qual è la stufa elettrica che consuma meno nel 2025? Non esiste un modello universale valido per tutti, ma si può affermare che, per un uso domestico in ambienti di piccole e medie dimensioni, una stufa a infrarossi a onde lunghe con termostato intelligente, abbinata a un buon isolamento e a una gestione oculata, rappresenta oggi una delle soluzioni più efficienti. Per ambienti più grandi o per chi cerca una fonte di calore continua, un termo-convettore di ultima generazione o un sistema ibrido con accumulo termico può offrire un ottimo equilibrio tra comfort e consumi.

Se si dispone di un impianto fotovoltaico, il vantaggio del riscaldamento elettrico cresce ulteriormente, poiché è possibile sfruttare l’autoconsumo diretto, riducendo il prelievo dalla rete. In questo scenario, il concetto di “stufa che consuma meno” si sposta verso quello di “stufa che sfrutta al meglio l’energia gratuita prodotta in casa”.

In sintesi, la stufa elettrica più parsimoniosa non è solo quella con la potenza più bassa o con la tecnologia più moderna, ma quella che lavora in sinergia con l’ambiente, l’isolamento, le fonti rinnovabili disponibili e le abitudini di chi la utilizza. Nel 2025, la chiave non è soltanto comprare un dispositivo efficiente, ma creare un ecosistema di riscaldamento intelligente che permetta di massimizzare il comfort e minimizzare i costi, anche in un contesto di energia sempre più preziosa.