1. Introduzione: la crescente attenzione verso gli infissi
Nel contesto odierno, in cui si parla sempre più di efficienza energetica, comfort abitativo e riduzione dei consumi, il tema degli infissi ha assunto un ruolo di primo piano. Un tempo considerati semplici elementi architettonici per separare interno ed esterno, oggi sono veri e propri dispositivi tecnologici capaci di influenzare in modo significativo il clima interno di un’abitazione, il livello di rumore percepito, la sicurezza dell’immobile e soprattutto il consumo energetico per riscaldamento e raffrescamento.
Sempre più famiglie, quando si trovano a ristrutturare casa o acquistare una nuova abitazione, si imbattono in una serie di termini tecnici: trasmittanza termica, marcatura CE, certificazioni, classe energetica degli infissi, e altri ancora. Ma cosa significano realmente? E soprattutto: cosa cambia concretamente tra infissi certificati e non certificati? Vale la pena investire di più per avere un prodotto certificato oppure è solo una formalità? In questo articolo risponderemo in modo chiaro, autorevole e aggiornato a queste domande fondamentali per chiunque voglia migliorare la propria abitazione.
2. La differenza fondamentale: cosa significa “infisso certificato”
Il termine infisso certificato può avere diversi significati, ma in genere si riferisce a un prodotto che ha superato una serie di test ufficiali e rispetta normative europee e nazionali, in particolare per quanto riguarda prestazioni energetiche, acustiche, meccaniche e di sicurezza. Il punto centrale di ogni certificazione è dimostrare che l’infisso garantisce determinate prestazioni misurabili e riproducibili nel tempo, a beneficio dell’utilizzatore finale.
Uno dei riferimenti principali in questo ambito è la marcatura CE, che è obbligatoria per legge in tutta l’Unione Europea. Essa attesta che il prodotto è conforme alle Direttive Europee sui prodotti da costruzione (oggi regolamento 305/2011/UE). Ma attenzione: la marcatura CE non è una certificazione di qualità, bensì una conformità minima legale. Un infisso marcato CE ha superato alcune prove standardizzate, ma non necessariamente eccelle nelle prestazioni.
Oltre alla marcatura CE, esistono certificazioni volontarie che attestano prestazioni superiori, come ad esempio:
- la trasmittanza termica certificata secondo la norma UNI EN ISO 10077-1, fondamentale per accedere a detrazioni fiscali come l’Ecobonus o il Superbonus (quando in vigore);
- la permeabilità all’aria, la tenuta all’acqua e la resistenza al carico del vento, secondo le norme UNI EN 12207, 12208 e 12210;
- la certificazione acustica secondo la norma UNI EN ISO 10140-2;
- il rispetto di requisiti di sicurezza anti-effrazione (classi RC1-RC6 secondo la normativa UNI EN 1627);
- la certificazione ambientale (ad esempio FSC per il legno o EPD per l’analisi del ciclo di vita).
Un infisso non certificato, invece, può essere realizzato artigianalmente o industrialmente senza alcuna prova formale delle sue prestazioni. Anche se all’apparenza può sembrare robusto o bello esteticamente, non offre garanzie oggettive su quanto isola, quanto dura nel tempo, quanto protegge dal freddo o dal caldo.
3. Impatto su efficienza energetica e risparmio in bolletta
Uno degli aspetti più rilevanti che differenziano un infisso certificato da uno non certificato è l’effetto sull’isolamento termico e quindi sul consumo energetico dell’abitazione. Un buon infisso certificato, installato correttamente, può ridurre in modo significativo le dispersioni termiche.
Vediamo nel dettaglio. Ogni infisso presenta un parametro chiamato trasmittanza termica (Uw), che indica la quantità di calore che passa attraverso la finestra. Più questo valore è basso, più l’infisso è isolante. Oggi la legge prevede valori limite differenziati per zona climatica: ad esempio, nella zona E (che comprende città come Milano, Bologna, Torino), il valore massimo ammesso è Uw ≤ 1,3 W/m²K per poter accedere a bonus fiscali.
Un infisso certificato offre la garanzia documentata di rispettare questo parametro, mentre uno non certificato può avere trasmittanze ben superiori senza che l’acquirente ne sia consapevole. E le conseguenze si pagano in bolletta, con consumi di gas o energia elettrica più alti per riscaldare o raffrescare gli ambienti.
Ma non è tutto. Gli infissi certificati spesso integrano vetri basso emissivi, camere con gas argon, distanziali a bordo caldo, telai a taglio termico, tecnologie che permettono di raggiungere prestazioni energetiche elevate. E questo ha un riflesso diretto anche sulla classe energetica dell’edificio, sulla valutazione di mercato dell’immobile e sulla qualità della vita all’interno.
4. Impatto su comfort abitativo, isolamento acustico e sicurezza
Oltre alla componente energetica, gli infissi certificati offrono vantaggi rilevanti in termini di comfort, salute e sicurezza.
Sul piano del comfort acustico, ad esempio, un infisso ben progettato e certificato può abbattere i rumori esterni anche di 40-50 decibel, trasformando una casa rumorosa in un’oasi di silenzio. Chi vive vicino a strade trafficate, aeroporti o locali notturni sa bene quanto possa fare la differenza un isolamento acustico efficace. Le finestre non certificate spesso non riportano alcun dato su questo aspetto, o lo sottovalutano, lasciando penetrare suoni fastidiosi che influenzano il sonno e il benessere psicofisico.
Anche sul fronte della sicurezza, esistono differenze sostanziali. Gli infissi certificati possono essere dotati di vetri stratificati, chiusure multipunto, telai rinforzati, e possono ottenere classi antieffrazione (RC2 o superiori), che rappresentano una barriera concreta contro i tentativi di intrusione. Al contrario, gli infissi non certificati spesso non offrono protezione efficace, nemmeno da atti vandalici o tentativi di scasso basilari.
Va infine sottolineato l’aspetto del ricambio d’aria e tenuta all’aria: un infisso certificato, pur garantendo una tenuta efficace per evitare dispersioni, può integrare microventilazione controllata, che consente il ricambio d’aria senza aprire completamente le finestre, utile per evitare condensa e muffa.
5. Aspetti normativi, incentivi fiscali e conformità legale
Un altro ambito cruciale in cui emerge la differenza tra infissi certificati e non certificati è quello della conformità alle normative e della possibilità di accesso agli incentivi fiscali.
In Italia, per poter usufruire di agevolazioni fiscali legate al miglioramento dell’efficienza energetica (come l’Ecobonus, il Bonus Casa o in passato il Superbonus 110%), è obbligatorio installare infissi che rispettino requisiti tecnici ben precisi, fra cui la trasmittanza minima e la presenza della marcatura CE. Senza questi requisiti, non è possibile accedere a detrazioni.
Inoltre, con l’entrata in vigore del nuovo Decreto Requisiti Minimi aggiornato al 2024, le soglie di trasmittanza termica sono diventate ancora più stringenti, e viene richiesta una documentazione tecnica completa, tra cui:
- la dichiarazione di prestazione (DoP) del produttore;
- l’attestazione di marcatura CE;
- eventuali certificazioni supplementari in caso di richiesta di bonus maggiorati.
L’assenza di queste documentazioni comporta rischi legali sia per il produttore che per il committente. In caso di controlli da parte dell’Enea o dell’Agenzia delle Entrate, si rischia il recupero delle somme detratte, sanzioni e nullità della pratica edilizia.
Inoltre, nel caso di compromessi immobiliari o rogiti notarili, la presenza di infissi certificati con prestazioni dichiarate può rappresentare un valore aggiunto nella trattativa, mentre la mancanza di certificazioni può essere vista come un problema da sanare.
6. Durabilità, assistenza e garanzie: un altro abisso tra i due mondi
Chi investe in infissi sa che si tratta di una spesa significativa, destinata a durare decenni. Ecco perché è importante parlare anche di durabilità e garanzie.
Gli infissi certificati sono realizzati con materiali selezionati, testati secondo cicli di invecchiamento accelerato, esposizione agli agenti atmosferici, usura meccanica. Questo si traduce in una maggiore durata nel tempo e minore necessità di manutenzione. Inoltre, i produttori certificati offrono spesso garanzie strutturate, come ad esempio:
- 10 anni sul telaio;
- 5 anni sulla ferramenta;
- assistenza post-vendita certificata.
Un infisso non certificato, invece, può non essere nemmeno accompagnato da un libretto d’uso e manutenzione. In caso di problemi, non sempre è chiaro a chi rivolgersi, e spesso il servizio post-vendita è inesistente. Inoltre, l’assenza di tracciabilità rende difficile dimostrare eventuali vizi in fase di contestazione legale.
La certezza di avere un prodotto garantito nel tempo è un valore che spesso viene sottovalutato, ma che può fare la differenza, soprattutto in una logica di riqualificazione edilizia o di rivendita del bene.
7. Conclusione: un investimento che si ripaga
Scegliere tra un infisso certificato e uno non certificato non è solo una questione tecnica, ma una scelta strategica che impatta su molteplici livelli: confort abitativo, sicurezza, risparmio energetico, valore dell’immobile, accesso agli incentivi e rispetto della normativa.
Un infisso certificato, sebbene possa avere un costo iniziale più elevato, si ripaga nel tempo grazie ai minori consumi, alla minore necessità di manutenzione, alla maggiore protezione e al valore legale e patrimoniale che aggiunge all’immobile.
In un’epoca in cui la qualità della vita nelle nostre case dipende sempre più dalla capacità degli edifici di essere efficienti, silenziosi, salubri e sicuri, investire in infissi certificati non è un lusso, ma una scelta intelligente.
Chi sceglie infissi non certificati può risparmiare qualche euro all’inizio, ma rischia di pagare molto di più nel tempo, tra bollette più care, lavori aggiuntivi, perdita di valore dell’abitazione e impossibilità di accedere ai bonus.
È il momento di dare alle finestre il ruolo che meritano: non più semplici aperture verso l’esterno, ma barriere intelligenti tra noi e il mondo, capaci di migliorare concretamente la nostra vita quotidiana.