La VMC Può Causare Rumore O Fastidio?

  1. Comprendere la VMC e il contesto acustico

La ventilazione meccanica controllata (VMC) è diventata negli ultimi anni una delle tecnologie più rilevanti nel campo dell’efficienza energetica e del comfort abitativo. Nata inizialmente per rispondere alle esigenze di ricambio d’aria negli edifici ad alta tenuta all’aria — come le abitazioni in classe energetica A o superiore — oggi la VMC è considerata non solo uno strumento per garantire un’aria interna salubre, ma anche una componente indispensabile per il rispetto dei requisiti normativi in materia di qualità dell’aria indoor.

Il funzionamento di un impianto VMC si basa su un sistema di ventilatori che estraggono aria viziata dai locali umidi (bagni, cucine) e immettono aria nuova filtrata nei locali nobili (camere, soggiorni). Nei sistemi a doppio flusso, questo avviene con recupero di calore, riducendo le dispersioni termiche e migliorando il bilancio energetico.

Tuttavia, l’integrazione di un impianto di questo tipo in un edificio può portare alla comparsa di rumori percepibili, specialmente in contesti residenziali dove il silenzio è parte integrante del comfort. Il rumore può derivare sia dal cuore dell’impianto (ventilatori, scambiatori) sia dalla distribuzione dell’aria (canalizzazioni, bocchette), e in alcuni casi può diventare un elemento di disturbo se la progettazione e l’installazione non sono state eseguite con la dovuta attenzione.

È fondamentale comprendere che il rumore in un impianto VMC non è un elemento inevitabile, ma può essere prevenuto o corretto se si interviene sulle cause principali. La percezione del rumore dipende sia dalla pressione sonora generata dai componenti meccanici, sia dal modo in cui questa si propaga e si amplifica negli ambienti domestici.

Oggi le norme tecniche italiane ed europee in materia di acustica — ad esempio il DPCM 5/12/1997 per l’isolamento acustico degli edifici e la UNI EN ISO 16032 per la misurazione della pressione sonora di impianti di ventilazione — offrono criteri precisi per valutare e limitare la rumorosità. In un’abitazione, il livello sonoro massimo raccomandato per il comfort notturno in camera da letto non dovrebbe superare i 25-30 dB(A), mentre per il soggiorno si può tollerare qualche decibel in più. Superare questi valori, specialmente in orario notturno, può influire negativamente sulla qualità del sonno e sul benessere psicofisico.

Per affrontare correttamente il tema del rumore in una VMC è quindi necessario avere una visione completa, che includa non solo gli aspetti meccanici e acustici, ma anche le abitudini degli utenti, il contesto edilizio e le soluzioni tecniche disponibili.

 

  1. Origini e tipologie di rumore negli impianti VMC

La rumorosità di un impianto VMC può manifestarsi in forme differenti e la sua percezione varia in base a fattori ambientali, costruttivi e personali. Un primo passo per gestire il problema consiste nell’identificare le principali tipologie di rumore che possono presentarsi.

Il rumore più comune è quello di natura meccanica, generato dalle ventole interne all’unità di ventilazione. Anche in apparecchi di alta qualità, il movimento delle pale e il funzionamento dei motori elettrici producono vibrazioni e flussi d’aria turbolenti che possono diventare percepibili. Nei sistemi meno performanti, o quando la manutenzione è trascurata, questo rumore può aumentare nel tempo a causa dell’usura dei cuscinetti o di un accumulo di polvere sui componenti.

Un’altra fonte significativa è il rumore aerodinamico, prodotto dal passaggio dell’aria attraverso condotti, curve, serrande e bocchette. Quando l’aria incontra resistenze, restringimenti o cambi di direzione bruschi, si creano turbolenze che amplificano il rumore. Questo fenomeno è particolarmente evidente se il dimensionamento delle canalizzazioni è sottostimato, costringendo l’aria a viaggiare a velocità eccessive.

Infine, vi è il rumore strutturale, ossia quello che si trasmette attraverso le strutture dell’edificio. Un’unità VMC fissata direttamente su una parete leggera, senza sistemi antivibranti, può trasmettere vibrazioni che si propagano nei muri, rendendo il rumore udibile anche in stanze lontane dal punto di installazione. Questo problema è accentuato in edifici in legno o in case con tramezzi sottili, dove la trasmissione acustica è più efficiente.

È importante distinguere questi fenomeni perché la loro gestione richiede approcci differenti. Un rumore di natura meccanica si affronta con componenti più silenziosi o con un’adeguata manutenzione, mentre quello aerodinamico si risolve intervenendo sul progetto delle canalizzazioni. Il rumore strutturale, invece, necessita di soluzioni di disaccoppiamento acustico e di un corretto posizionamento dell’unità.

Un aspetto spesso sottovalutato riguarda la percezione soggettiva del rumore. Alcune persone, particolarmente sensibili, possono trovare fastidiosi anche livelli di pressione sonora inferiori ai limiti normativi. In contesti come camere da letto, studi professionali o spazi dedicati al relax, anche un rumore costante ma basso può diventare disturbante nel lungo periodo. Per questo motivo, una progettazione attenta non dovrebbe mirare a “rispettare il limite di legge”, ma a garantire il massimo comfort percepito.

 

  1. Normative, standard e criteri di progettazione acustica

Affrontare il tema della rumorosità della VMC richiede un riferimento chiaro alle norme tecniche e alle buone pratiche di progettazione. In Italia, il documento di riferimento per il comfort acustico degli edifici è il DPCM 5 dicembre 1997, che definisce i requisiti acustici passivi degli ambienti abitativi. Sebbene non si occupi in maniera specifica degli impianti di ventilazione, stabilisce limiti di pressione sonora che devono essere rispettati anche da tali sistemi.

Per ambienti abitativi, il livello massimo di rumore generato da impianti a funzionamento continuo come la VMC non dovrebbe superare 25 dB(A) in camere da letto e 30 dB(A) in soggiorni. Nelle scuole, uffici o ospedali, i limiti possono variare, ma la logica rimane la stessa: garantire un ambiente acusticamente confortevole in relazione alla funzione dell’ambiente.

Oltre ai limiti nazionali, esistono standard internazionali come la UNI EN ISO 16032, che specifica le modalità di misurazione della pressione sonora emessa dagli impianti di ventilazione, e la UNI EN ISO 3382-2, relativa all’acustica degli ambienti. Questi riferimenti sono importanti perché permettono di eseguire valutazioni oggettive e confrontabili tra diversi impianti e situazioni.

Sul fronte della progettazione, il criterio principale per minimizzare il rumore è la velocità dell’aria nelle canalizzazioni. Le buone pratiche raccomandano di mantenere la velocità al di sotto di 2-3 m/s nei condotti principali e inferiore a 1,5 m/s nelle derivazioni verso le bocchette. Ciò riduce le turbolenze e, di conseguenza, il rumore aerodinamico.

Un altro principio fondamentale è il posizionamento dell’unità VMC. Collocarla in un locale tecnico o in uno spazio di servizio, lontano dalle camere da letto, contribuisce in maniera decisiva a ridurre la percezione del rumore. In assenza di spazi dedicati, è essenziale adottare sistemi antivibranti e isolamenti acustici specifici.

Infine, la scelta del ventilatore incide notevolmente sul comfort acustico. I ventilatori a pale backward-curved, ad esempio, sono generalmente più silenziosi rispetto ad altre tipologie, così come i motori EC (electronically commutated) offrono un controllo più preciso della velocità, permettendo di ridurre il regime nelle ore notturne.

Le normative offrono dunque un quadro di riferimento, ma è la corretta interpretazione in fase progettuale e installativa che determina il reale comfort acustico.

 

  1. Soluzioni tecniche per la riduzione del rumore

Quando la rumorosità di un impianto VMC è percepita come fastidiosa, le soluzioni possibili possono essere adottate sia in fase di progettazione che di intervento su un impianto esistente.

In fase di progettazione, il primo obiettivo è la scelta di un’unità VMC caratterizzata da bassi livelli di potenza sonora dichiarata dal produttore. I modelli di fascia alta possono raggiungere valori anche inferiori a 20 dB(A) in condizioni nominali, grazie a ventilatori bilanciati dinamicamente, motori a bassa rumorosità e involucri con isolamento acustico integrato.

Un passo successivo riguarda la rete di distribuzione dell’aria. Utilizzare condotti flessibili fonoassorbenti o canalizzazioni rigide rivestite internamente con materiali fonoisolanti riduce il rumore aerodinamico. Inoltre, l’inserimento di silenzatori acustici nelle linee di mandata e ripresa può abbattere sensibilmente la propagazione del suono, soprattutto nei sistemi a lunga canalizzazione.

Per contrastare il rumore strutturale, è essenziale adottare giunti antivibranti tra l’unità e i condotti, montaggi su staffe con elementi elastomerici e, ove possibile, installazioni su pareti portanti piuttosto che su tramezzi leggeri. Il disaccoppiamento meccanico è una delle tecniche più efficaci per ridurre la trasmissione delle vibrazioni.

Negli impianti esistenti, dove la rumorosità è già percepibile, si può intervenire con la regolazione delle portate: riducendo leggermente la velocità dei ventilatori, spesso è possibile abbattere il rumore senza compromettere in modo significativo la qualità dell’aria. Alcuni sistemi moderni dispongono di modalità “notte” che regolano automaticamente la portata, mantenendo il comfort acustico durante le ore di riposo.

Un ulteriore elemento è la manutenzione periodica. Filtri sporchi, ventole non pulite o cuscinetti usurati possono aumentare notevolmente il rumore. La pulizia e la sostituzione regolare dei componenti soggetti a usura sono parte integrante della gestione acustica dell’impianto.

Infine, in casi estremi, può essere necessario un intervento di insonorizzazione mirata, con la creazione di un involucro fonoisolante attorno all’unità, lasciando naturalmente spazio per la ventilazione e la manutenzione. Questa soluzione, sebbene più invasiva, può essere risolutiva quando l’impianto è collocato in prossimità di ambienti sensibili e non è possibile riposizionarlo.

 

  1. Comfort percepito, psicologia del rumore e conclusioni operative

Oltre agli aspetti strettamente tecnici, il comfort acustico legato alla VMC è influenzato dalla percezione soggettiva del rumore. Il cervello umano tende ad adattarsi a rumori costanti di bassa intensità, ma solo fino a un certo punto. Un ronzio leggero può diventare quasi impercettibile durante il giorno, quando l’ambiente è già ricco di suoni di fondo, ma risultare fastidioso di notte, quando il silenzio circostante è maggiore.

Inoltre, il significato attribuito al rumore influisce sulla percezione. Un suono associato a un miglioramento del comfort ambientale e alla salubrità dell’aria può essere tollerato più facilmente rispetto a uno percepito come inutile o invadente. In questo senso, la comunicazione con gli utenti e la loro educazione al funzionamento dell’impianto sono parte della strategia di gestione del rumore.

Dal punto di vista progettuale, l’obiettivo dovrebbe essere sempre quello di ridurre il rumore a un livello tale da renderlo impercettibile o comunque non fastidioso nella maggior parte delle condizioni di utilizzo. Ciò richiede un approccio integrato che includa la scelta dell’apparecchiatura, la progettazione delle canalizzazioni, l’isolamento acustico, il posizionamento e la manutenzione.

In sintesi, la VMC può causare rumore o fastidio solo se la progettazione, l’installazione o la manutenzione non sono state eseguite con criteri corretti. Quando questi aspetti vengono gestiti in maniera professionale, la VMC può funzionare in modo quasi silenzioso, garantendo aria pulita, efficienza energetica e comfort abitativo senza compromettere la tranquillità acustica degli ambienti.