1. Introduzione: un falso dilemma o una priorità energetica?
Quando si affronta il tema dell’efficienza energetica in un edificio, una delle domande più frequenti è se sia più importante isolare il tetto oppure le pareti. La risposta, come spesso accade nel settore energetico, non è così netta: dipende dal tipo di edificio, dal clima, dai materiali costruttivi e dallo stato attuale della struttura. Tuttavia, in linea di massima, l’isolamento del tetto ha un impatto più diretto e significativo sulla riduzione delle dispersioni termiche, soprattutto negli edifici residenziali situati in zone climatiche fredde o con forti escursioni termiche.
Il motivo è legato alla fisica del calore: l’aria calda tende a salire per convezione naturale, accumulandosi nella parte superiore dell’edificio e disperdendosi più facilmente attraverso la copertura se questa non è adeguatamente isolata. Secondo studi condotti su edifici di tipologia comune in Europa, la perdita di calore attraverso il tetto può arrivare fino al 30-35% del totale, contro un 20-25% tipico delle pareti perimetrali. Questi valori, naturalmente, variano in funzione della tipologia costruttiva, del materiale e della presenza o meno di ponti termici.
Oltre alla questione invernale, il tetto gioca un ruolo fondamentale anche nel comfort estivo. Senza un isolamento adeguato, le superfici esposte alla radiazione solare diretta possono raggiungere temperature superficiali di 70-80°C, trasmettendo calore all’interno e incrementando la necessità di raffrescamento. In questo senso, un tetto ben isolato contribuisce sia a ridurre i consumi di riscaldamento in inverno che di climatizzazione in estate, rendendo l’intervento doppiamente vantaggioso.
2. Analisi delle dispersioni termiche: tetto e pareti a confronto
Per comprendere a fondo la questione, è utile partire da un’analisi quantitativa delle dispersioni termiche. Ogni elemento dell’involucro edilizio – tetto, pareti, pavimento, serramenti – contribuisce in misura diversa alle perdite energetiche. Questa incidenza è influenzata da fattori come l’orientamento, la superficie esposta, la trasmittanza termica e le condizioni climatiche.
Nelle abitazioni con copertura inclinata tipiche dell’Italia centro-settentrionale, il tetto ha spesso una superficie inferiore a quella complessiva delle pareti. Tuttavia, la sua esposizione diretta agli agenti atmosferici e la minore schermatura lo rendono un punto critico. Nei climi freddi, il calore interno tende a fuoriuscire verso l’alto, mentre nei climi caldi la radiazione solare viene assorbita rapidamente dalle tegole o dalle lamiere, aumentando la temperatura dell’aria sottostante.
Le pareti, al contrario, sono soggette a dispersioni più distribuite e dipendenti dall’orientamento. Una parete a sud, in inverno, può persino contribuire a guadagni solari passivi, mentre una a nord resta sempre esposta a perdite. Tuttavia, a parità di valore di trasmittanza (U-value), un tetto non isolato avrà un impatto energetico maggiore.
Un esempio pratico può chiarire il concetto. Immaginiamo una casa degli anni ’80 senza isolamento aggiuntivo: il tetto ha una trasmittanza di 1,5 W/m²K e le pareti di 1,0 W/m²K. Con una temperatura esterna di 0°C e interna di 20°C, e supponendo 100 m² di superficie di tetto e 200 m² di pareti, il calore disperso dal tetto sarà pari a 3.000 W, mentre quello disperso dalle pareti sarà 4.000 W. Fin qui sembrerebbe che le pareti incidano di più, ma considerando che il tetto può essere isolato fino a valori di 0,15-0,20 W/m²K con costi relativamente contenuti, il rapporto costo/beneficio risulta molto più favorevole per la copertura rispetto alle murature, soprattutto in interventi di riqualificazione energetica.
3. Normative e incentivi 2025: cosa cambia per il tetto e per le pareti
Il panorama normativo italiano in materia di isolamento termico è stato profondamente influenzato dal recepimento della Direttiva Europea EPBD (Energy Performance of Buildings Directive) e dalle norme tecniche UNI/TS 11300. A partire dal 2024, i requisiti minimi di trasmittanza per interventi di ristrutturazione importante prevedono valori molto bassi sia per tetti che per pareti.
Per le coperture orizzontali e inclinate, il limite di trasmittanza imposto dalle normative italiane (D.M. Requisiti Minimi aggiornato) si aggira intorno a 0,20-0,25 W/m²K a seconda della zona climatica. Per le pareti verticali opache, i limiti variano tra 0,23 e 0,28 W/m²K. Questo significa che, dal punto di vista normativo, entrambi gli elementi devono essere trattati con pari attenzione, ma resta il fatto che il tetto, essendo più facile da isolare fino a valori molto bassi, offre margini maggiori di efficientamento.
Sul fronte incentivi, dopo la rimodulazione del Superbonus avvenuta nel 2024, la detrazione fiscale per interventi di isolamento termico è al 65% (Ecobonus), valida fino al 31 dicembre 2025, con massimali di spesa differenziati. Per il tetto, il massimale è spesso più favorevole, dato che l’intervento è classificato come “isolamento dell’involucro superiore” e può essere associato a opere di rifacimento della copertura. Per le pareti, invece, i massimali sono calcolati sulla superficie disperdente lorda e spesso risultano meno convenienti a parità di spesa complessiva.
Un elemento da sottolineare è la scomparsa definitiva dello Scambio sul Posto per i nuovi impianti fotovoltaici, sostituito da meccanismi di autoconsumo collettivo e comunità energetiche. Questo rende ancora più importante ridurre i fabbisogni termici dell’edificio, poiché l’energia autoprodotta dovrà essere consumata in loco e non potrà più essere compensata come in passato.
4. Aspetti tecnici e costruttivi: perché il tetto è più strategico
Dal punto di vista tecnico, isolare un tetto è spesso più semplice e meno invasivo rispetto all’isolamento delle pareti. In un intervento su edificio esistente, l’applicazione di pannelli isolanti sopra o sotto la copertura non richiede, nella maggior parte dei casi, opere murarie importanti, mentre l’isolamento a cappotto delle pareti implica lavori più complessi, ponteggi e tempi più lunghi.
Inoltre, il tetto è un punto critico per l’eliminazione dei ponti termici, che spesso si concentrano in corrispondenza di travi, colmi e gronde. Un isolamento continuo e ben posato consente di ridurre drasticamente queste zone di dispersione. In edifici con soffitta non abitabile, l’isolamento può essere realizzato semplicemente posando materiale isolante sul solaio, con costi molto contenuti e tempi rapidi.
Dal punto di vista dei materiali, la scelta dipende dalle esigenze specifiche: lana di roccia e fibra di vetro per un buon isolamento termico e acustico, poliuretano o polistirene estruso per spessori ridotti e alta resistenza termica, fibra di legno per un’ottima inerzia termica estiva. L’importante è garantire la continuità dell’isolamento e la corretta gestione della barriera al vapore, per evitare problemi di condensa interstiziale.
Per le pareti, invece, l’intervento più efficace resta il cappotto termico esterno, che però comporta costi e complessità maggiori, specialmente in edifici storici o vincolati dove non è possibile modificare l’estetica della facciata.
5. Comfort abitativo e ritorno economico: valutazioni finali
Oltre ai meri aspetti energetici, va considerato l’effetto dell’isolamento del tetto sul comfort abitativo. In inverno, una copertura ben coibentata evita la formazione di zone fredde e correnti d’aria discendenti, mentre in estate riduce sensibilmente il surriscaldamento degli ambienti sottotetto. Questo si traduce in un comfort più uniforme e in una minore dipendenza dagli impianti di climatizzazione.
Dal punto di vista economico, isolare il tetto offre in genere un payback più rapido rispetto alle pareti. In molte situazioni, l’investimento si ripaga in 5-8 anni, contro i 10-15 tipici del cappotto. Inoltre, intervenendo sul tetto è possibile abbinare altri lavori – come la sostituzione della copertura o l’installazione di impianti fotovoltaici – ottimizzando tempi e costi.
La conclusione è che, pur essendo entrambi fondamentali, il tetto rappresenta il primo elemento su cui intervenire in una strategia di riqualificazione energetica. Una volta ridotte le dispersioni dall’alto, si può procedere all’isolamento delle pareti per completare l’efficientamento dell’involucro.