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Introduzione: il cuore pulsante del riscaldamento domestico moderno
La stufa a pellet è ormai una protagonista indiscussa del panorama del riscaldamento domestico in Italia e in gran parte d’Europa. Il suo successo non è dovuto solo alla comodità d’uso e alla riduzione dei costi energetici rispetto ai combustibili fossili, ma anche alla capacità di offrire un calore avvolgente, modulabile e relativamente ecologico grazie all’uso di biomassa legnosa compressa.
Quando si parla di stufa a pellet, una delle prime cose che colpisce l’osservatore è la fiamma: viva, intensa, visibile attraverso il vetro della camera di combustione. Ma la fiamma non è soltanto un elemento estetico. Essa è l’indicatore diretto della qualità della combustione, dell’efficienza dell’apparecchio e della sicurezza di funzionamento.
Capire come regolare la fiamma di una stufa a pellet significa quindi massimizzare il rendimento, ridurre i consumi, preservare la durata dei componenti interni e minimizzare le emissioni in atmosfera. Non si tratta di un’operazione “una tantum”, ma di un’attività di gestione continua, che richiede attenzione, conoscenza tecnica e consapevolezza delle condizioni ambientali e del combustibile utilizzato.
Il 2025 vede anche un contesto normativo in cui i sistemi a biomassa devono rispettare stringenti limiti di emissioni (secondo le classi ambientali previste dal D.M. 186/2017 e successive modifiche), con incentivi come il Conto Termico 2.0 ancora attivo per la sostituzione di vecchi apparecchi con modelli più efficienti e certificati. Regolare bene la fiamma, dunque, non è solo un fatto di comfort, ma contribuisce anche al rispetto delle normative e alla possibilità di beneficiare di incentivi.
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Comprendere la fiamma: forma, colore e comportamento
Prima di mettere mano ai parametri di regolazione, è essenziale saper leggere la fiamma. La fiamma di una stufa a pellet non è sempre uguale: il suo aspetto varia in base al tipo di pellet, al tiraggio della canna fumaria, alla quantità di aria comburente e alla taratura dell’alimentazione del combustibile.
Una fiamma ideale in una stufa a pellet si presenta alta ma non eccessiva, con un colore tendenzialmente giallo vivo con sfumature bianche alla sommità e una base leggermente arancione. Questo indica una combustione completa, in cui la temperatura nella camera di combustione è sufficientemente alta per bruciare in modo ottimale i gas volatili rilasciati dal pellet.
Se la fiamma appare bassa e di colore scuro, con toni rossastri, significa che l’aria comburente è insufficiente o che il pellet è umido e brucia male. In questo caso, la combustione è incompleta, con maggiore produzione di fuliggine e deposito di residui nel braciere. Al contrario, una fiamma molto corta e di colore bianco-azzurrastro può indicare un eccesso di aria o un’alimentazione di pellet troppo scarsa, che porta a una combustione troppo “magro-comburente” e potenzialmente a temperature eccessive, con stress termico sui materiali interni.
Nel 2025, molte stufe a pellet sono dotate di sonde lambda o sensori ottici che rilevano la qualità della combustione e regolano automaticamente i flussi di aria e pellet. Tuttavia, anche con questi sistemi, la comprensione visiva della fiamma resta fondamentale: i sensori possono guastarsi o perdere precisione, e l’occhio esperto dell’utente può anticipare un problema.
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Regolazione pratica: i parametri chiave da conoscere
Regolare la fiamma di una stufa a pellet non significa “girare una manopola a caso” e sperare che il risultato sia ottimale. Si tratta di bilanciare tre elementi fondamentali: quantità di pellet alimentato, flusso d’aria comburente e tiraggio della canna fumaria.
La quantità di pellet viene gestita dal sistema di alimentazione, normalmente una coclea che trasferisce il combustibile dal serbatoio al braciere. Un aumento della portata di pellet comporta una fiamma più alta e intensa, ma se non viene abbinato a un corretto aumento di aria, si rischia di avere fumo e residui incombusti.
Il flusso d’aria comburente è regolato da una ventola di aspirazione o da una serranda manuale (nei modelli più semplici). Una maggiore quantità di aria tende a rendere la fiamma più vivace e a migliorare la combustione, ma se l’aria è troppa, la fiamma diventa corta e “nervosa”, segno di un eccesso che abbassa l’efficienza.
Il tiraggio è determinato dal disegno e dallo stato della canna fumaria. Un tiraggio troppo basso impedisce il corretto smaltimento dei fumi e rallenta la combustione; un tiraggio troppo alto, invece, porta via calore e può “aspirare” la fiamma in maniera anomala. Per questo motivo, i produttori di stufe a pellet indicano sempre un valore di tiraggio ottimale (espresso in Pascal), e nei casi di installazioni particolari può essere necessario installare un regolatore di tiraggio.
La regolazione ottimale prevede che la fiamma sia stabile, viva e pulita, senza emissione visibile di fumo dal camino e con un vetro che resta relativamente limpido durante il funzionamento. Se dopo poche ore il vetro è nero, la taratura non è corretta o il pellet è di bassa qualità.
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L’importanza del pellet: qualità, umidità e certificazioni
Molti problemi di regolazione della fiamma non dipendono affatto dalla stufa, ma dal pellet utilizzato. Un pellet di qualità scadente, con alto contenuto di umidità o con additivi, brucia in modo irregolare e produce residui che alterano il flusso d’aria e il comportamento della fiamma.
In Italia, il marchio ENplus resta uno degli standard di riferimento, con le classi A1 e A2 che garantiscono valori di umidità inferiori al 10%, basso contenuto di ceneri e assenza di sostanze nocive. Utilizzare pellet certificato significa avere combustioni più stabili, minore necessità di pulizia e regolazioni più prevedibili.
Anche il diametro e la lunghezza dei cilindri di pellet influenzano la combustione: pellet troppo lunghi o irregolari possono causare variazioni nell’alimentazione, con fiamma che sale e scende in modo irregolare. Infine, la stagionalità è importante: pellet conservato male, ad esempio in luoghi umidi, può assorbire acqua e diventare inutilizzabile.
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Sicurezza, manutenzione e buone pratiche di lungo periodo
Una fiamma mal regolata non è solo un problema di efficienza, ma può diventare un rischio di sicurezza. Combustioni incomplete portano ad accumulo di fuliggine e creosoto nella canna fumaria, aumentando il rischio di incendi da camino. Inoltre, una scarsa combustione può aumentare le emissioni di monossido di carbonio, un gas inodore e potenzialmente letale.
Per questo motivo, oltre alla regolazione della fiamma, è fondamentale rispettare un piano di manutenzione periodica: pulizia quotidiana del braciere, pulizia settimanale o mensile dei condotti interni, e spazzolatura professionale della canna fumaria almeno una volta all’anno, come richiesto dalla normativa vigente.
Molti modelli moderni, nel 2025, sono dotati di centraline elettroniche avanzate che permettono di memorizzare più curve di combustione in base al tipo di pellet utilizzato o alla temperatura esterna. Saper usare queste funzioni, leggendo il manuale e magari facendosi spiegare dal tecnico installatore i parametri nascosti, può fare la differenza tra un uso “base” e un uso ottimizzato dell’apparecchio.
In ultima analisi, la regolazione della fiamma di una stufa a pellet è un’operazione che unisce arte e scienza: arte, perché richiede occhio, sensibilità e capacità di interpretare i segnali visivi e acustici dell’apparecchio; scienza, perché si basa su principi fisici e chimici ben precisi, che vanno rispettati per ottenere il massimo da ogni grammo di pellet bruciato.