1. Introduzione Al Concetto Di CER E Il Suo Significato Energetico E Sociale
Quando si parla di Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) si entra nel cuore di un cambiamento radicale nel modo in cui l’energia viene prodotta, distribuita e soprattutto condivisa. Il modello centralizzato e verticale della produzione energetica, che ha dominato per oltre un secolo, lascia progressivamente spazio a soluzioni orizzontali e distribuite, capaci di valorizzare l’autonomia energetica locale, la partecipazione diretta dei cittadini, la riduzione delle perdite di rete e un impatto ambientale più contenuto.
Nel quadro normativo italiano, il recepimento della Direttiva Europea RED II ha tracciato una linea netta e chiara su cosa significhi oggi costituire una CER e soprattutto su chi possa farne parte. Il tema è tutt’altro che secondario: sapere chi può aderire a una CER significa poter aprire la strada a una pluralità di soggetti, non solo tecnici o industriali, ma anche civili, pubblici, perfino collettivi informali. Questo allargamento dei confini rende le Comunità Energetiche un vero e proprio strumento di coesione territoriale, oltre che di transizione ecologica.
Va ricordato che le CER non sono semplicemente un insieme di impianti fotovoltaici condivisi. Sono entità giuridiche fondate sulla partecipazione attiva di soggetti che si uniscono volontariamente per generare, consumare, immagazzinare e vendere energia da fonti rinnovabili. L’aspetto normativo e il perimetro di ammissibilità degli aderenti è quindi fondamentale per la riuscita di ogni iniziativa.
In questo articolo esploreremo nel dettaglio chi può effettivamente partecipare a una CER, cosa implica questa adesione, quali sono i requisiti e le forme organizzative previste dalla normativa vigente. Analizzeremo anche quali soggetti ne sono esclusi e perché, valutando nel concreto il ruolo di famiglie, imprese, enti pubblici e soggetti del terzo settore.
2. Il Perimetro Normativo: Da Chi Possono Essere Costituite Le CER
Il quadro di riferimento italiano per le Comunità Energetiche Rinnovabili è stato delineato in modo chiaro dal Decreto Legislativo 199/2021, che recepisce integralmente la Direttiva (UE) 2018/2001. L’elemento chiave è il principio di apertura e inclusività: la partecipazione a una CER non è limitata a una sola categoria, ma include una varietà di soggetti, a patto che rispettino alcune condizioni ben precise.
Possono far parte di una CER sia soggetti privati che pubblici. Tra i privati troviamo le persone fisiche, ossia cittadini che vogliono condividere l’energia prodotta da un impianto, ma anche le piccole e medie imprese, le cooperative, i condomini e persino gli enti religiosi o le associazioni culturali. Dal lato pubblico, invece, possono aderire Comuni, enti locali, istituti scolastici, ospedali, ASL, Regioni, Università, e ogni altro soggetto pubblico in grado di installare impianti di produzione da fonti rinnovabili.
La condizione essenziale, tuttavia, è che i soggetti partecipanti siano connessi alla medesima cabina primaria. Questo vincolo tecnico-geografico è ciò che differenzia una CER da un normale gruppo di autoconsumatori o da un consorzio energetico classico. L’obiettivo è infatti quello di condividere localmente l’energia prodotta da fonti rinnovabili e consumata entro un ambito territoriale ben definito.
Inoltre, è fondamentale che la partecipazione alla CER non avvenga con finalità meramente speculative. Ogni membro deve essere coinvolto per benefici ambientali, economici o sociali, e non per la sola massimizzazione del profitto. Questo significa che anche un’impresa può partecipare, purché non agisca come principale attività commerciale nella gestione della CER.
La partecipazione deve essere volontaria e ogni membro ha diritto a prendere parte ai processi decisionali, secondo un modello democratico e trasparente. Le CER sono quindi realtà che si pongono a metà strada tra una iniziativa economica collettiva e una struttura civica di governance energetica.
3. Cittadini, Famiglie E Condomini: Il Ruolo Degli Utenti Domestici Nelle CER
Uno degli elementi più rivoluzionari delle Comunità Energetiche Rinnovabili è la possibilità, per i singoli cittadini e le famiglie, di diventare protagonisti diretti della transizione energetica. A differenza dei modelli del passato, dove il consumatore era passivo e dipendente dal mercato, oggi è possibile diventare parte attiva, contribuendo alla produzione e alla condivisione dell’energia rinnovabile.
Le famiglie possono aderire in due modalità: o come produttori (installando impianti fotovoltaici su tetti di proprietà o in condivisione condominiale) oppure come consumatori, beneficiando dell’energia immessa in rete dagli altri membri della comunità. In entrambi i casi, i vantaggi non sono solo economici, legati all’abbattimento dei costi in bolletta, ma anche ambientali e sociali, in quanto si promuove una forma di energia locale e sostenibile.
Un caso emblematico è quello dei condomini, che rappresentano una configurazione perfetta per le CER. Più famiglie, raggruppate in un unico edificio, possono costituire una comunità e decidere di installare un impianto fotovoltaico sul tetto. Ogni unità abitativa può ricevere una quota di energia in autoconsumo virtuale, con criteri di suddivisione stabiliti democraticamente. Il vantaggio è duplice: si sfrutta uno spazio comune e si valorizza la solidarietà energetica, soprattutto nei contesti urbani dove la povertà energetica è più diffusa.
Inoltre, il cittadino può aderire anche senza possedere un impianto. È possibile partecipare alla CER semplicemente come consumatore condiviso, ovvero soggetto che si impegna a consumare l’energia rinnovabile prodotta localmente. In questo modo si favorisce una maggiore inclusività, garantendo che anche chi non ha disponibilità economica o spazi adeguati possa comunque beneficiare dei vantaggi della transizione energetica distribuita.
Tuttavia, non si può trascurare l’importanza della formazione e della consapevolezza. Per i cittadini, entrare in una CER significa anche comprendere i principi base della produzione di energia rinnovabile, del funzionamento degli impianti, e delle logiche di distribuzione dell’energia. Il ruolo dell’informazione, in questo senso, diventa centrale per evitare adesioni superficiali o fraintendimenti sulle modalità di funzionamento e sui benefici reali.
4. Piccole Imprese, Terzo Settore E Pubbliche Amministrazioni: L’Asse Portante Della Transizione
Le piccole e medie imprese (PMI) rappresentano un altro asse centrale nella composizione delle Comunità Energetiche. Aderire a una CER per una PMI significa avere accesso a energia rinnovabile a costi calmierati, migliorare il proprio bilancio energetico, ottenere vantaggi competitivi e, non da ultimo, rafforzare l’immagine aziendale sotto il profilo della sostenibilità.
Tuttavia, la normativa impone un limite importante: le imprese possono aderire alla CER solo se la loro partecipazione non è dominante e se i benefici energetici non superano quelli economici. In altre parole, la logica della CER deve restare cooperativa, mutualistica, e non trasformarsi in una mera leva di profitto industriale. Il modello energetico condiviso va preservato nella sua natura collettiva e solidale.
Accanto alle imprese, anche il terzo settore trova un ruolo strategico. Associazioni, fondazioni, enti religiosi e cooperative sociali possono partecipare alle CER in modo attivo, sia come produttori che come consumatori. Questo è particolarmente rilevante nelle aree marginali, rurali o urbane, dove la povertà energetica è un ostacolo concreto all’inclusione. Le CER, in questi casi, diventano strumenti di giustizia sociale, capaci di ridurre le disuguaglianze nell’accesso all’energia.
Infine, le Pubbliche Amministrazioni rivestono un ruolo doppio: da un lato possono essere promotori diretti delle comunità, dall’altro partecipanti attivi. Un Comune, ad esempio, può costituire una CER attorno agli edifici pubblici (scuole, biblioteche, uffici comunali), mettendo a disposizione le superfici per l’installazione di impianti e coinvolgendo i cittadini nel consumo condiviso. Questo approccio genera risparmi per la PA, stimola la partecipazione civica e avvia un processo virtuoso di valorizzazione del patrimonio pubblico.
La presenza delle PA nelle CER è particolarmente incentivata anche sotto il profilo normativo e finanziario, poiché numerosi bandi PNRR e regionali hanno previsto fondi specifici per impianti e progettualità condivise. Tuttavia, non sempre le amministrazioni hanno la competenza tecnica per gestire tali progetti, motivo per cui la sinergia con ESCO, consulenti energetici e società di servizi è spesso la chiave per il successo.
5. Chi È Escluso E Perché: I Limiti Di Partecipazione Alle CER
Nonostante la vocazione inclusiva delle Comunità Energetiche Rinnovabili, non tutti i soggetti possono partecipare. Le esclusioni, tuttavia, non sono arbitrarie, ma rispondono a criteri di sostenibilità, equità e coerenza con le finalità del modello.
Sono escluse, ad esempio, le grandi imprese, in quanto la loro partecipazione potrebbe generare distorsioni economiche, accentrando la produzione e riducendo la pluralità della comunità. Il rischio è che una singola entità economica possa condizionare le scelte strategiche, spostando l’equilibrio verso una logica di profitto.
Un altro limite importante riguarda la connessione geografica. I soggetti devono trovarsi sotto la stessa cabina primaria, un vincolo che garantisce la località della condivisione. Chi si trova al di fuori di tale perimetro non può partecipare, nemmeno se disposto a sostenere i costi o a installare impianti. Questo principio è legato alla necessità di non sovraccaricare la rete nazionale, incentivando l’autoconsumo di prossimità.
Anche i soggetti che non sono in grado di partecipare attivamente – ad esempio perché non possono garantire un consumo stabile o non hanno una struttura giuridica per aderire formalmente – rischiano di restare ai margini, a meno che la comunità non preveda meccanismi di inclusione flessibile.
Non va infine trascurato un altro elemento: la scarsa informazione. Molti potenziali beneficiari non sanno nemmeno dell’esistenza delle CER o non comprendono i meccanismi con cui potrebbero trarne vantaggio. Questa barriera culturale è una delle più difficili da abbattere e richiede un impegno sistemico, che parta dalla formazione nelle scuole, passando per campagne informative locali, fino alla creazione di sportelli energetici territoriali.
Conclusioni: Una Transizione Energetica A Partecipazione Estesa
La Comunità Energetica Rinnovabile rappresenta oggi uno degli strumenti più efficaci per democratizzare l’energia, contrastare la povertà energetica, ridurre le emissioni e valorizzare le risorse locali. Tuttavia, la chiave del suo successo sta tutta nella partecipazione consapevole, diffusa e inclusiva.
Sapere chi può farne parte non è una questione burocratica, ma il fondamento stesso del modello. Famiglie, condomini, piccole imprese, enti del terzo settore e pubbliche amministrazioni possono non solo aderire, ma diventare protagonisti di una rivoluzione culturale, prima ancora che energetica.
È necessario però superare i vincoli che ancora oggi ne limitano l’adozione: barriere normative, ostacoli tecnici, scarsa consapevolezza. Solo così le CER potranno compiere appieno la loro missione: non solo produrre energia, ma creare comunità.