Dove Avviene La Maggior Parte Della Dispersione Termica Di Una Casa?

1. Comprendere Il Fenomeno Della Dispersione Termica

La dispersione termica è uno dei problemi più comuni ma anche più sottovalutati nell’ambito dell’efficienza energetica domestica. Si tratta della perdita involontaria di calore da un ambiente interno verso l’esterno, un processo che avviene continuamente nelle abitazioni non adeguatamente isolate. A rendere particolarmente significativa questa perdita è il fatto che si verifica proprio nei mesi invernali, quando il riscaldamento è acceso e si cerca di mantenere una temperatura confortevole all’interno.

Il principio fisico alla base della dispersione del calore è quello del trasferimento di energia termica da un corpo caldo a uno più freddo. Nel caso della casa, questo significa che il calore prodotto dai sistemi di riscaldamento (che sia una caldaia, una pompa di calore o un sistema a biomassa) tende a uscire verso l’esterno, che è naturalmente più freddo, seguendo i percorsi offerti dalla struttura edilizia.

Questo flusso continuo di energia rappresenta una perdita economica concreta, perché si traduce in maggiore consumo energetico e, di conseguenza, in bollette più alte. Allo stesso tempo, ha un impatto ambientale non trascurabile: per compensare queste perdite, spesso si brucia più gas o si consuma più elettricità, aumentando le emissioni di CO₂.

Ma dove si concentra la maggior parte di questa dispersione? Per rispondere con precisione, è necessario valutare l’edificio nel suo complesso: ogni abitazione ha un suo “profilo energetico”, che dipende da una combinazione di fattori quali l’età della struttura, i materiali da costruzione utilizzati, la zona climatica, le abitudini degli occupanti e, naturalmente, il tipo di isolamento esistente. Tuttavia, esistono delle tendenze ricorrenti che permettono di individuare alcune zone critiche.

2. Il Sottotetto: Il Punto Più Critico Della Casa

Se si dovesse indicare un’area dove si verifica la maggior parte della dispersione termica di una casa, questa sarebbe sicuramente il sottotetto o, più in generale, la parte superiore dell’involucro edilizio. Le statistiche più aggiornate confermano che, in assenza di interventi specifici, attraverso il tetto può perdersi fino al 30-35% del calore totale generato all’interno dell’abitazione.

Questo avviene per un motivo molto semplice, legato alla fisica: l’aria calda è meno densa e quindi tende a salire verso l’alto. In un ambiente domestico riscaldato, il calore si accumula naturalmente nella parte superiore degli ambienti, andando poi a disperdersi attraverso le superfici non isolate del tetto o del solaio.

In molte abitazioni italiane, soprattutto quelle costruite prima degli anni 2000, il sottotetto è stato trascurato dal punto di vista dell’isolamento termico. Spesso si tratta di locali non abitabili, non riscaldati e, in apparenza, “inutili” sotto il profilo dell’efficienza. Tuttavia, proprio per questa loro caratteristica, i sottotetti non isolati diventano la prima via di fuga del calore domestico.

Isolare il sottotetto, sia esso praticabile o meno, è una delle operazioni a più alto impatto in termini di rapporto costo/beneficio. L’intervento può consistere in una coibentazione sul solaio (se il sottotetto non è abitabile) oppure direttamente sotto le falde del tetto, nel caso si tratti di uno spazio utilizzabile. I materiali impiegabili sono molteplici: dalla classica lana di vetro al sughero, dalla fibra di cellulosa ai pannelli in poliuretano espanso, ciascuno con specifiche caratteristiche in termini di trasmittanza termica.

Nel caso in cui la casa sia dotata di un impianto di riscaldamento a pavimento, la dispersione attraverso il tetto diventa ancora più importante: il calore, partendo dal basso, deve attraversare tutto il volume dell’ambiente, e una volta raggiunto il soffitto si disperde più rapidamente se non esiste una barriera isolante adeguata.

Per questo motivo, intervenire sul sottotetto rappresenta spesso la prima scelta in un piano di riqualificazione energetica. Inoltre, l’isolamento di questa zona non solo riduce la dispersione invernale, ma migliora anche il comfort estivo, impedendo al calore solare di penetrare all’interno e mantenendo più fresco l’ambiente domestico.

3. Pareti Perimetrali E Ponti Termici: Il Ruolo Nascosto Della Muratura

Dopo il tetto, la seconda zona in ordine di importanza per quanto riguarda la dispersione del calore è rappresentata dalle pareti perimetrali. Queste superfici costituiscono l’involucro laterale dell’edificio e, se non correttamente isolate, possono contribuire a una perdita termica che oscilla mediamente tra il 20% e il 25%.

Il motivo principale per cui le pareti disperdono calore è la mancanza di un sistema di coibentazione efficace. Nelle costruzioni più datate, le pareti sono realizzate con una semplice intercapedine d’aria o, peggio, con una muratura piena priva di strati isolanti. Questo permette al freddo di entrare e al calore interno di uscire, specialmente nelle zone esposte a nord o in presenza di vento.

Un elemento che aggrava la situazione è la presenza dei cosiddetti ponti termici: zone della struttura dove l’isolamento è assente, interrotto o meno efficace, che creano veri e propri “cunicoli” attraverso cui il calore si disperde. I ponti termici si verificano, ad esempio, nei giunti tra pareti e solai, nei contorni delle finestre o nei pilastri in cemento armato che attraversano l’involucro edilizio. In questi punti, la temperatura superficiale può scendere fino al punto di rugiada, con conseguente formazione di condensa e muffa, ulteriore sintomo di inefficienza energetica.

Isolare le pareti esterne, attraverso sistemi come il cappotto termico o l’insufflaggio in intercapedine, consente di migliorare in modo significativo la classe energetica dell’edificio. Inoltre, si ottiene una maggiore uniformità di temperatura all’interno, riducendo i fastidiosi sbalzi termici e il rischio di umidità localizzata.

La riqualificazione delle pareti ha anche un impatto sul comfort acustico, perché molti materiali termoisolanti hanno buone proprietà fonoassorbenti. Questo rende l’intervento ancora più interessante per chi vive in zone rumorose o in edifici multipiano.

4. Finestre e Serramenti: Il Punti Di Contatto Più Delicati

Un altro punto critico nella lotta contro la dispersione termica è rappresentato da infissi e serramenti, ovvero finestre, portefinestre e lucernari. Anche se occupano una porzione relativamente piccola della superficie complessiva dell’involucro, possono essere responsabili di una dispersione compresa tra il 15% e il 25%, a seconda dei materiali, della tenuta all’aria e del vetro utilizzato.

Le finestre tradizionali, con telai in legno non trattato o alluminio non a taglio termico e vetri singoli, sono di gran lunga più permeabili al calore rispetto a quelle moderne dotate di doppi o tripli vetri basso emissivi, distanziatori isolati e profili con taglio termico.

La dispersione avviene sia per conduzione, attraverso i materiali, che per infiltrazione d’aria, specialmente in presenza di serramenti deformati o con guarnizioni usurate. Anche una piccola fessura può generare una significativa perdita energetica, soprattutto se sottoposta al vento.

L’intervento di sostituzione degli infissi, se ben progettato, comporta vantaggi notevoli sia in termini di isolamento termico che acustico. Tuttavia, è fondamentale che venga eseguito tenendo conto dell’integrazione con le altre componenti dell’involucro. Non ha senso installare finestre ad alta efficienza su pareti mal isolate o su un tetto privo di coibentazione.

Inoltre, un’attenzione particolare va data alla posa in opera: un serramento ad alte prestazioni può risultare inefficace se installato male, cioè senza idonee barriere al vapore o senza sigillature corrette. Il risultato, in questi casi, è una persistente dispersione ai bordi, accompagnata da condensa o muffa.

Con l’aumento delle temperature estive, cresce anche l’attenzione verso il controllo solare: l’uso di vetri selettivi, schermature mobili o pellicole riflettenti può ridurre l’ingresso del calore solare, migliorando il comfort interno e limitando il ricorso alla climatizzazione.

5. Pavimenti, Cantine E Murature Interrate: Le Perdite Nascoste

Sebbene spesso trascurate, anche le superfici a contatto con il terreno – come i pavimenti al piano terra, i solai sopra cantine o garage non riscaldati, e le pareti controterra – contribuiscono alla dispersione energetica complessiva dell’abitazione, con un’incidenza che può variare tra il 7% e il 15%.

Nel caso dei pavimenti, la mancanza di isolamento verso il basso favorisce la fuoriuscita di calore verso ambienti più freddi, come locali tecnici o spazi non abitabili. Questo problema è particolarmente sentito nelle case unifamiliari, dove il piano terra è direttamente a contatto con il suolo, o negli edifici degli anni ‘70 e ‘80, dove non era ancora pratica comune isolare il solaio contro terra.

In presenza di garage sottostanti, la situazione si complica ulteriormente: l’aria fredda entra dal basculante e raffredda il solaio soprastante, abbassando la temperatura del pavimento delle abitazioni. Questo fenomeno non solo riduce l’efficienza del riscaldamento, ma può causare sensazioni di freddo e disagio anche se la temperatura dell’aria interna è adeguata.

La soluzione in questi casi consiste nell’applicazione di pannelli isolanti sotto il solaio oppure nella posa di un isolante sopra il massetto, sotto il pavimento. Sebbene l’intervento sia più invasivo rispetto all’isolamento del tetto o delle pareti, può portare a miglioramenti sensibili, soprattutto se combinato con un sistema di riscaldamento a bassa temperatura.

Anche le murature interrate meritano attenzione: nei seminterrati abitati o nei locali hobby, la mancanza di isolamento a contatto con il terreno può determinare una significativa perdita di calore e favorire la formazione di umidità capillare. In questi casi, oltre all’isolamento, è spesso necessaria anche una barriera contro l’umidità ascendente, da realizzarsi tramite interventi mirati.