Che Permessi Richiedono I Comuni Per Il Minieolico?

  1. Introduzione Al Minieolico E Alla Normativa Di Riferimento

Quando si parla di minieolico, ci si riferisce a impianti eolici di piccola taglia, generalmente con potenza inferiore ai 200 kW, progettati per soddisfare i bisogni energetici di singole abitazioni, aziende agricole, piccoli artigiani o imprese locali. La loro diffusione è cresciuta negli ultimi anni soprattutto in aree rurali o collinari, dove il vento è più costante e l’interesse per l’autonomia energetica è più alto.

Il vantaggio principale del minieolico sta nella possibilità di generare energia pulita in loco, abbattendo i costi delle bollette e contribuendo alla transizione energetica. Tuttavia, come spesso accade nel settore energetico, non basta avere un’idea ecologica o un sito ventoso: è necessario muoversi all’interno di un quadro normativo ben preciso, che coinvolge autorizzazioni comunali, vincoli ambientali, paesaggistici e urbanistici, oltre a valutazioni tecniche e progettuali.

L’installazione di un impianto minieolico, infatti, è subordinata a una serie di permessi e approvazioni, alcuni dei quali di competenza comunale, altri regionali o statali, in funzione della taglia dell’impianto, della sua collocazione, della tipologia di supporto utilizzato e del contesto territoriale in cui si trova. Non basta quindi acquistare una turbina e fissarla al suolo: servono progettisti, tecnici, confronti con gli uffici comunali e, in alcuni casi, la pazienza di attendere risposte che possono arrivare anche dopo diversi mesi.

Il contesto normativo di riferimento in Italia per il minieolico è definito principalmente dal Decreto Legislativo 387/2003, dalla normativa regionale in materia di energia e ambiente, e da disposizioni locali di tipo urbanistico e paesaggistico. Accanto a queste leggi esistono poi semplificazioni per impianti di piccolissima taglia, purché non impattino visivamente o strutturalmente sull’ambiente circostante.

Prima di entrare nel dettaglio delle pratiche comunali, è importante sottolineare che ogni impianto, anche il più piccolo, deve essere considerato alla luce di tre principali aspetti: autorizzazione urbanistica, autorizzazione paesaggistica (se in area vincolata) e connessione alla rete elettrica. E in tutto questo, il Comune è spesso il primo interlocutore con cui è necessario interfacciarsi.

 

  1. L’Iter Autorizzativo Standard: Quando Serve Il Permesso Di Costruire

Il primo elemento da chiarire riguarda il tipo di titolo edilizio richiesto. Molti pensano che un impianto minieolico possa essere sempre installato con una semplice comunicazione o con la SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività), ma la realtà è più complessa.

La regola generale prevede che un impianto minieolico installato su terreno agricolo, artigianale o industriale, che superi determinate altezze (ad esempio, 10 metri fuori terra), richieda il permesso di costruire rilasciato dal Comune. Questo titolo edilizio è analogo a quello necessario per costruire un edificio e comporta la presentazione di un progetto redatto da un tecnico abilitato, corredato da:

  • Relazione tecnica sull’impianto e sulle sue caratteristiche;
  • Calcolo strutturale del basamento e della torre;
  • Verifica della compatibilità urbanistica (piano regolatore comunale);
  • Eventuale documentazione paesaggistica e relazione di impatto visivo;
  • Indicazioni precise sull’altezza, diametro del rotore e distanze da altri edifici.

Nel caso di impianti di piccolissima taglia (inferiori a 20 kW), installati su edifici esistenti o su pertinenze, potrebbe essere sufficiente la SCIA, a patto che:

  • Non vi siano vincoli paesaggistici;
  • L’impianto non modifichi la sagoma dell’edificio;
  • Non venga realizzata una nuova costruzione, ma solo un’installazione su tetto o struttura già esistente.

Nel dubbio, è sempre consigliabile recarsi presso l’ufficio tecnico comunale per chiedere espressamente quale titolo edilizio sia richiesto in quel caso specifico, poiché le interpretazioni possono variare da Comune a Comune, specie nei territori con forti vincoli urbanistici o piani regolatori rigidi.

Un errore tipico di chi approccia il minieolico con superficialità è dare per scontato che valga lo stesso principio dell’autoconsumo fotovoltaico, ma nel caso dell’eolico la presenza di torri, pali o strutture alte implica obbligatoriamente una valutazione dell’impatto visivo, acustico e paesaggistico.

 

  1. Vincoli Paesaggistici, Ambientali E Archeologici: Quando Serve Il Parere Soprintendenza

Una delle maggiori difficoltà nell’ottenimento dei permessi per il minieolico riguarda la presenza di vincoli paesaggistici o ambientali, che non sono sempre evidenti o noti al cittadino. In molte zone d’Italia, anche se lontane da centri storici, sussistono vincoli indiretti che obbligano a richiedere il parere della Soprintendenza ai Beni Culturali e Paesaggistici.

Nel caso in cui il terreno o l’edificio su cui si intende installare la turbina ricada in zona vincolata ai sensi del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (D.Lgs. 42/2004), il Comune non può autorizzare l’intervento senza acquisire il nulla osta della Soprintendenza, che spesso valuta la compatibilità paesaggistica del progetto attraverso un’analisi tecnica e fotografica.

Anche qui, la potenza dell’impianto conta poco: anche una piccola pala da 5 kW, se alta 9 metri e visibile da un sito vincolato, può essere considerata impattante. Non è raro che le Soprintendenze blocchino progetti anche ben strutturati, per motivi legati alla tutela del panorama, delle visuali aperte, o di emergenze architettoniche nei dintorni.

In alcuni casi, può essere richiesto anche il parere della Sovrintendenza archeologica, se il sito risulta sensibile o incluso in aree soggette a tutela per possibili ritrovamenti. È quindi cruciale effettuare una verifica preventiva, eventualmente anche tramite un tecnico abilitato, per conoscere in anticipo tutti i vincoli presenti nella zona.

I documenti da allegare alla richiesta di autorizzazione paesaggistica includono:

  • Elaborati grafici con indicazione delle altezze;
  • Simulazioni fotografiche del prima e dopo;
  • Relazione paesaggistica tecnica e descrittiva;
  • In alcuni casi, anche relazioni acustiche.

Questo tipo di autorizzazione può richiedere anche 90 giorni o più, durante i quali il progetto viene esaminato da più enti. La mancata presentazione della documentazione completa può rallentare ulteriormente l’iter.

 

  1. Comunicazione Al Comune, SCIA E Procedura Abilitativa Semplificata (PAS)

Oltre al permesso di costruire, in alcuni casi è possibile optare per procedure semplificate. In particolare, il Decreto Legislativo 28/2011 ha introdotto per gli impianti FER (Fonti Energetiche Rinnovabili) una Procedura Abilitativa Semplificata (PAS), riservata agli impianti con potenza fino a 60 kW, non collocati in aree vincolate.

La PAS consiste nella presentazione di un progetto semplificato corredato da relazione tecnica, da depositare almeno 30 giorni prima dell’inizio dei lavori. Trascorsi 30 giorni senza opposizione da parte del Comune o di altri enti, l’installazione può partire. Tuttavia, in presenza di osservazioni o richieste di integrazioni, l’iter può subire modifiche o essere bloccato.

Ancora più snella, almeno in teoria, è la SCIA edilizia, riservata a impianti di piccolissima potenza, non impattanti e installati in aree non vincolate. La SCIA può essere usata solo se il regolamento edilizio comunale lo consente e non tutti i Comuni accettano la SCIA per il minieolico, specie se installato a terra e non integrato a un edificio.

Tuttavia, è bene sapere che, pur in presenza di normativa semplificata, il Comune ha la facoltà di fermare l’intervento se emergono incompatibilità urbanistiche, paesaggistiche o ambientali. Ecco perché, anche in regime di SCIA o PAS, è sempre raccomandato un confronto preventivo con l’ufficio tecnico, meglio ancora con un professionista esperto del territorio.

In molti casi, i Comuni hanno predisposto moduli precompilati o linee guida locali che chiariscono quali tipi di impianti sono ammissibili e con quale documentazione. Alcuni richiedono anche una fideiussione a garanzia della rimozione dell’impianto a fine vita.

 

  1. Connessione Alla Rete Elettrica E Autorizzazioni Enel/Distributore

Parallelamente all’iter edilizio e paesaggistico, chi desidera installare un impianto minieolico deve avviare la procedura di connessione alla rete elettrica, che dipende dal distributore locale (come e-Distribuzione). Anche se si tratta di un impianto in autoconsumo, il collegamento alla rete è obbligatorio sia per motivi di sicurezza, sia per la gestione dei flussi di energia non consumata in loco.

La procedura per la connessione può sembrare una questione tecnica, ma in realtà ha impatti anche sul rilascio dei permessi comunali, poiché molti Comuni attendono l’accettazione della richiesta di connessione prima di autorizzare l’avvio dei lavori.

Le fasi prevedono:

  • Richiesta di connessione tramite portale del distributore, con allegati tecnici;
  • Offerta di connessione con tempi e costi;
  • Accettazione e pagamento della quota dovuta;
  • Attivazione del punto di connessione;
  • Eventuale installazione del contatore bidirezionale.

Nel caso di impianti in autoconsumo senza batterie, la rete funge da polmone energetico, assorbendo l’energia prodotta in eccesso. Questo può portare, a seconda della configurazione e dei consumi, a modalità di cessione dell’energia secondo il modello del ritiro dedicato (e non più dello “scambio sul posto”, ormai superato).

La connessione, però, può non essere banale: in alcune zone rurali la linea di media tensione potrebbe non supportare nuovi impianti e il distributore potrebbe richiedere lavori di adeguamento onerosi. Anche per questo è importante conoscere in anticipo la fattibilità tecnica, consultando un elettricista specializzato o un consulente energetico.

Infine, una volta ottenuta la connessione e installato l’impianto, sarà necessario comunicare la fine lavori al Comune, al GSE e all’Agenzia delle Entrate (per fini catastali e fiscali), oltre a registrare l’impianto sul portale TERNA-GAUDI.

 

Conclusioni: La Necessità Di Un Approccio Coordinato E Professionale

L’installazione di un impianto minieolico non è un intervento da improvvisare: la molteplicità degli attori coinvolti (Comune, Soprintendenza, distributore, GSE) e la delicatezza delle autorizzazioni richieste, anche per impianti di piccola taglia, rendono indispensabile l’assistenza di tecnici esperti e l’elaborazione di un progetto completo sin dall’inizio.

Il Comune, pur non essendo l’unico soggetto autorizzativo, è spesso il primo filtro da superare. Conoscere i regolamenti edilizi locali, i vincoli paesaggistici presenti sul territorio e le modalità accettate per la presentazione delle pratiche, fa spesso la differenza tra un progetto riuscito e uno respinto.

Soprattutto, è importante non sottovalutare l’impatto visivo e strutturale di un impianto minieolico, anche se di piccola potenza. Le pale eoliche, per quanto ecologiche, sono elementi che modificano il paesaggio e, in alcune aree d’Italia, questa sola caratteristica è sufficiente a bloccare l’intervento.

Per questo motivo, chi desidera investire in energia eolica domestica dovrebbe sempre iniziare da una valutazione di fattibilità tecnica, urbanistica e paesaggistica, coinvolgendo fin da subito un professionista capace di dialogare con gli enti locali e seguire tutto l’iter autorizzativo fino alla messa in esercizio.