Cosa Succede Se L’Impianto Solare Termico Si Surriscalda In Estate?

1. Introduzione Al Rischio Di Surriscaldamento Negli Impianti Solari Termici

L’impianto solare termico è una soluzione sempre più diffusa ed efficiente per la produzione di acqua calda sanitaria e, in alcuni casi, per il supporto al riscaldamento domestico. Tuttavia, come ogni sistema tecnologico che si affida alle condizioni ambientali, anche il solare termico può presentare delle criticità, soprattutto durante i mesi estivi, quando il carico termico solare può superare di molto le reali necessità dell’abitazione.

Uno dei problemi più comuni in estate è il surriscaldamento dell’impianto, un fenomeno che può portare a numerose conseguenze negative, sia sul piano tecnico sia su quello economico. Quando la radiazione solare è intensa e la richiesta di acqua calda è bassa – come accade durante le vacanze o nei mesi in cui il riscaldamento è spento – i pannelli solari continuano comunque a raccogliere energia solare e a trasferirla al fluido termovettore. Questo calore, se non utilizzato o dissipato correttamente, porta a un innalzamento della temperatura dell’intero circuito, con conseguenze potenzialmente dannose per l’impianto.

Il surriscaldamento del solare termico non è un evento raro. Anzi, è uno degli aspetti che va considerato attentamente in fase di progettazione, scelta dei componenti e gestione dell’impianto. La sua gravità dipende da diversi fattori: la tipologia di collettore (piano o sottovuoto), il dimensionamento, il tipo di accumulo, il sistema di circolazione del fluido e la presenza o meno di strategie di prevenzione del surriscaldamento.

Affrontare questa tematica significa, da un lato, comprendere a fondo come funziona un impianto solare termico, e dall’altro, prendere coscienza delle soluzioni pratiche per evitare danni nel lungo periodo. In questo articolo analizzeremo in profondità cosa accade quando un impianto va in surriscaldamento, quali sono le sue conseguenze, come si può prevenire questo fenomeno e come intervenire per proteggere l’investimento fatto.

 

2. Cosa Succede Tecnicamente Quando L’Impianto Si Surriscalda

Per capire le conseguenze del surriscaldamento, è fondamentale ricordare come funziona un impianto solare termico. Nei sistemi a circolazione forzata, i pannelli solari raccolgono la radiazione solare e la trasferiscono, tramite un fluido termovettore (una miscela di acqua e glicole antigelo), a un bollitore di accumulo dove il calore viene ceduto all’acqua sanitaria. Nei sistemi a circolazione naturale, invece, il calore sale naturalmente verso il serbatoio collocato più in alto rispetto ai pannelli.

Durante il funzionamento normale, il fluido circola grazie alla pompa di circolazione e cede regolarmente il calore all’acqua accumulata. Tuttavia, in estate, quando la domanda di acqua calda è bassa o assente, l’energia solare non viene utilizzata e l’accumulo si satura. Una volta che il bollitore ha raggiunto la sua temperatura massima di esercizio (di solito attorno ai 85-90 °C), la centralina dell’impianto ferma la pompa per evitare il trasferimento di ulteriore calore. A questo punto i collettori restano esposti al sole, ma il fluido non circola più. La temperatura all’interno dei pannelli può salire anche oltre i 150 °C, specialmente nei pannelli sottovuoto, portando il fluido a vaporizzarsi.

La formazione di vapore comporta un aumento della pressione nel circuito chiuso. Il vaso di espansione assorbe inizialmente questo incremento, ma se il surriscaldamento persiste, la pressione può arrivare a far aprire la valvola di sicurezza, con conseguente espulsione del fluido. Questo causa un abbassamento del livello del liquido termovettore, e se non viene reintegrato, l’impianto può restare parzialmente o totalmente vuoto.

Un circuito vuoto o con poco fluido comporta rischi molto seri: i componenti interni possono subire danni per surriscaldamento, i tubi possono deformarsi o bruciarsi, le guarnizioni possono perdere tenuta e le pompe possono danneggiarsi nel tentativo di far circolare un fluido assente.

In casi estremi, soprattutto se l’impianto non è dotato di dispositivi di sicurezza adeguati, si può verificare un collasso del circuito, che comporta la sostituzione di componenti costosi e la necessità di manutenzioni straordinarie.

 

3. Conseguenze Del Surriscaldamento: Danni, Costi E Impatti Sull’Impianto

Il surriscaldamento, se ricorrente e non gestito correttamente, può portare a danni molto gravi e a costi imprevisti di manutenzione. Il primo effetto immediato è la degradazione del fluido termovettore. Il glicole presente nella miscela, infatti, tende a deteriorarsi rapidamente se sottoposto a temperature superiori ai 130 °C. Un glicole degradato perde le sue proprietà anticorrosive e antigelo, diventando denso e appiccicoso, fino a trasformarsi in una massa gelatinosa che può ostruire il circuito.

Questa condizione è estremamente pericolosa, perché riduce o annulla la capacità di scambio termico, aumentando ulteriormente la temperatura dei collettori e creando un circolo vizioso che può culminare nella rottura irreversibile dei componenti. I tubi flessibili, le pompe, le sonde, le guarnizioni e gli scambiatori possono danneggiarsi, costringendo l’utente a effettuare interventi di ripristino costosi, talvolta superiori al 30-40% del costo dell’intero impianto.

Non meno importante è il fatto che, dopo una perdita di fluido dovuta all’apertura della valvola di sicurezza, l’impianto non è più in grado di funzionare correttamente finché non viene eseguito un rabbocco e spurgo del circuito. Questo significa restare senza acqua calda per giorni, o anche settimane, se l’intervento di assistenza tecnica tarda ad arrivare.

Un’altra conseguenza spesso sottovalutata è la perdita di efficienza a lungo termine. Anche quando non si verificano danni evidenti, il surriscaldamento ripetuto contribuisce all’usura accelerata delle componenti e accorcia la vita utile del sistema. Un impianto solare termico correttamente progettato e gestito può durare anche più di 20 anni, ma con episodi ricorrenti di surriscaldamento, la durata si riduce anche della metà.

Dal punto di vista economico, quindi, il surriscaldamento può annullare il risparmio energetico previsto dall’impianto stesso. Le spese per riparazioni, sostituzioni, ricariche di glicole e interventi tecnici possono facilmente superare i 1000-1500 euro in pochi anni. Questo senza considerare la frustrazione e i disagi legati alla mancata disponibilità di acqua calda nei momenti di bisogno.

 

4. Strategie Per Evitare Il Surriscaldamento: Soluzioni Tecniche E Gestionali

Fortunatamente, il surriscaldamento non è un destino inevitabile. Esistono diverse soluzioni tecniche e gestionali che permettono di prevenire, limitare o gestire efficacemente questo problema. La prima e più importante è il corretto dimensionamento dell’impianto. Un errore molto comune è installare una superficie di collettori eccessiva rispetto al reale fabbisogno di acqua calda. Questo porta a una sovrapproduzione estiva che non può essere utilizzata. Una progettazione professionale, basata su calcoli precisi, evita questo rischio.

Un’altra strategia molto efficace è la dissipazione attiva del calore. Alcuni impianti avanzati prevedono l’installazione di radiatori di scarico, scambiatori supplementari, accumuli termici maggiorati o serpentine di raffreddamento che si attivano quando il bollitore raggiunge la temperatura massima. In questo modo, il calore in eccesso viene smaltito verso l’esterno o utilizzato per scopi alternativi, come il preriscaldamento di una piscina o di un accumulo tecnico.

Molto diffusa è anche l’adozione della funzione di stagnazione controllata: una tecnica con cui si lascia che il fluido nei collettori evapori controllatamente, per poi condensarsi e tornare in circolo una volta che le condizioni lo consentono. Questa soluzione richiede l’uso di componenti resistenti alle alte temperature e un circuito progettato appositamente per gestire i cicli di evaporazione e condensazione.

Esistono anche approcci più gestionali e comportamentali. Ad esempio, è possibile programmare prelievi quotidiani di acqua calda per abbassare la temperatura dell’accumulo, anche se non necessari. Alcuni utenti, per evitare il surriscaldamento durante le vacanze, lasciano aperta una valvola per lo scarico controllato dell’acqua calda in un secondo serbatoio, o collegano l’impianto a un sistema di irrigazione automatica.

Infine, le centraline solari intelligenti di ultima generazione sono in grado di monitorare in tempo reale la temperatura dei collettori, la pressione del circuito e lo stato del fluido, intervenendo in modo automatico per attivare dissipatori, allarmi o sistemi di emergenza.

 

5. Come Gestire Un Impianto Solare Termico In Estate: Pratiche Consigliate E Cosa Evitare

Durante i mesi estivi, soprattutto se si prevede un periodo prolungato di assenza da casa, è fondamentale adottare alcune precauzioni per evitare che l’impianto vada in surriscaldamento. La prima regola è non spegnere mai completamente l’impianto, a meno che non sia dotato di un sistema di stagnazione progettato per resistere a lunghe esposizioni solari. Spegnere la centralina o la pompa di circolazione senza precauzioni equivale a creare le condizioni ideali per il surriscaldamento.

È invece consigliabile programmare la pompa in modo che funzioni a intervalli regolari anche quando l’accumulo è già caldo, semplicemente per evitare che il fluido ristagni nei collettori. Se si dispone di un sistema di domotica o controllo remoto, è possibile monitorare a distanza le temperature e far intervenire un tecnico in caso di necessità.

Durante le vacanze o nei mesi più caldi, può essere utile coprire parzialmente i collettori con teli riflettenti o schermature mobili, così da ridurre la quantità di radiazione solare assorbita. Questa pratica, seppure rudimentale, è efficace nel contenere il surriscaldamento, soprattutto in impianti sovradimensionati.

Anche il monitoraggio regolare del fluido termovettore è fondamentale: almeno una volta l’anno, meglio se a inizio estate, è bene far controllare la qualità del glicole, la sua viscosità, il punto di ebollizione e l’eventuale presenza di impurità o ossidazioni. Una ricarica preventiva può evitare danni gravi durante i mesi più caldi.

Infine, è opportuno evitare modifiche improvvisate all’impianto. Interventi non certificati, bypass di sicurezza, scollegamenti temporanei o altre manomissioni possono compromettere la sicurezza e l’efficienza dell’intero sistema. In caso di dubbi o malfunzionamenti, è sempre meglio rivolgersi a un tecnico specializzato.

 

Conclusioni: Prevenire È Meglio Che Riparare

Il surriscaldamento degli impianti solari termici in estate è un fenomeno noto e diffuso, ma assolutamente gestibile se si adottano le giuste precauzioni fin dalla fase di progettazione. Ignorare questo aspetto significa esporsi a danni tecnici, costi economici e disagi nella gestione dell’acqua calda. Al contrario, un impianto correttamente dimensionato, monitorato e dotato di sistemi di sicurezza avanzati, può funzionare in modo ottimale anche nei mesi più caldi, garantendo risparmio energetico e comfort abitativo per molti anni.

Chi ha già un impianto installato dovrebbe considerare un check-up estivo per verificare le condizioni del circuito, mentre chi è in fase di progettazione dovrebbe affidarsi a professionisti in grado di valutare correttamente l’esposizione solare, le esigenze dell’edificio e i rischi stagionali. Solo così si potrà godere dei vantaggi del solare termico evitando sorprese indesiderate.