1) Il Serbatoio Di Accumulo O “Puffer”: Quando È Necessario
L’accumulo termico è una delle soluzioni tecniche più intelligenti per ottimizzare l’uso dell’energia prodotta da impianti termici. Il suo impiego, tuttavia, dipende fortemente dal tipo di generatore di calore utilizzato e dalle esigenze impiantistiche specifiche dell’edificio.
Nel caso delle caldaie a pellet, il serbatoio di accumulo – comunemente noto come puffer – non è strettamente necessario, specialmente quando la potenza della caldaia è ben dimensionata rispetto all’impianto di distribuzione del calore (radiatori, ventilconvettori, pavimenti radianti, etc.). In queste situazioni, l’energia termica prodotta viene immediatamente utilizzata per riscaldare l’ambiente, e l’installazione di un serbatoio potrebbe risultare superflua.
Al contrario, nelle caldaie a legna, la presenza del puffer è praticamente obbligatoria. Questo perché il funzionamento discontinuo della combustione del legno – difficile da regolare con precisione – può portare a picchi di produzione termica che non sempre coincidono con il fabbisogno istantaneo della casa. In questi casi, il puffer agisce come un volano termico, immagazzinando il calore in eccesso e rilasciandolo gradualmente.
Anche per le caldaie a gas, seppure più facilmente modulabili, un serbatoio d’accumulo può comunque aumentare il comfort (soprattutto nella produzione di acqua calda sanitaria) e ridurre i tempi di attesa, garantendo una temperatura più stabile anche con prelievi simultanei e prolungati.
Il caso in cui il puffer diventa imprescindibile è quello in cui diverse fonti di calore (come caldaia a pellet, impianto solare termico e termostufa) devono collaborare all’interno dello stesso impianto. In tali impianti ibridi, il puffer – e in particolare il modello a stratificazione – permette di gestire in modo intelligente e automatizzato i contributi energetici di ciascun generatore, valorizzando il calore solare quando disponibile e attivando la caldaia solo in caso di necessità.
Va anche ricordato che il decreto legislativo 199/2021, che recepisce la direttiva RED II, promuove in modo esplicito l’integrazione delle fonti rinnovabili negli impianti di climatizzazione. In questo contesto normativo, il puffer assume un ruolo strategico per aumentare l’efficienza complessiva dell’impianto, facilitare la gestione integrata delle fonti e migliorare la classificazione energetica dell’edificio.
2) Impianto Caldaia A Pellet Con Serbatoio Di Accumulo
Sebbene, come detto, non sia obbligatorio, l’uso del puffer in un impianto con caldaia a pellet è spesso raccomandato dagli installatori esperti. I benefici sono molteplici, sia per il riscaldamento degli ambienti, sia per la produzione di acqua calda sanitaria.
Uno dei principali vantaggi è la possibilità di disporre di calore accumulato anche diverse ore dopo lo spegnimento della caldaia. Questo risulta particolarmente utile nelle abitazioni con utilizzi discontinui, ad esempio seconde case o case vacanza, dove si vuole evitare l’accensione continua della caldaia. Inoltre, nelle mezze stagioni, l’accumulo consente di limitare le accensioni giornaliere, allungando la vita utile del bruciatore e riducendo la manutenzione.
Il dimensionamento corretto del puffer è essenziale per garantirne l’efficacia. In genere, per una caldaia a pellet si considera un volume minimo di 25 litri per ogni kW di potenza installata. Pertanto, una caldaia da 12 kW dovrebbe essere associata a un puffer da almeno 300 litri. Tuttavia, in presenza di impianti combinati con solare termico, si consigliano serbatoi più capienti, con stratificazione interna per separare i livelli termici e ottimizzare i prelievi.
L’uso del puffer diventa quasi obbligato quando si collega la caldaia a un impianto solare termico. In questo scenario, il puffer a stratificazione combinata diventa il cuore dell’impianto: consente di massimizzare l’apporto solare nei mesi estivi per la sola produzione di acqua calda sanitaria, mentre nei mesi invernali permette di ridurre il carico sulla caldaia, contribuendo anche al riscaldamento degli ambienti.
I moderni serbatoi di accumulo sono spesso dotati di scambiatori interni a serpentina, che permettono di collegare in maniera ottimale il circuito solare, il ritorno dell’impianto di riscaldamento e persino resistenze elettriche di emergenza. Alcuni modelli evoluti dispongono anche di sonde di temperatura multilivello per una regolazione ancora più precisa dei prelievi e delle accensioni.
3) Vantaggi Di Un Serbatoio Di Accumulo Nell’Impianto Di Riscaldamento
Un serbatoio di accumulo non rappresenta soltanto un accessorio tecnico, ma una vera risorsa strategica per aumentare l’efficienza energetica globale dell’impianto.
Quando una caldaia produce più calore di quanto richiesto in un dato momento, il puffer permette di immagazzinare quell’energia per utilizzarla successivamente, evitando così sprechi e riducendo i cicli di accensione/spegnimento che stressano l’apparecchio. Questo effetto si riflette direttamente sulla durata dell’impianto e sul suo rendimento stagionale medio.
L’impianto risulta anche più silenzioso, più reattivo e più stabile nella regolazione della temperatura interna, aumentando il comfort percepito dagli utenti. In impianti con termosifoni tradizionali, ad esempio, l’accumulo permette di distribuire calore più dolcemente e per un tempo prolungato, migliorando l’inerzia termica dell’intero sistema.
Dal punto di vista economico, il puffer consente un risparmio sui consumi di combustibile, grazie alla maggiore efficienza della combustione che si ottiene lavorando a regime. Il costo d’investimento per un puffer – che può variare da 500 a oltre 2000 euro in base a capienza, stratificazione e dotazione – si ripaga spesso in pochi anni, soprattutto se abbinato a fonti rinnovabili come il solare termico.
Un ulteriore beneficio riguarda la flessibilità: un impianto dotato di puffer è più facilmente integrabile in futuro con ulteriori generatori di calore, come una pompa di calore ibrida o una termocucina. Questa modularità impiantistica consente di adattare il sistema a nuove esigenze energetiche o a evoluzioni normative, come i requisiti imposti dalle classificazioni energetiche APE aggiornate.
4) La Modulazione Della Potenza Termica Nelle Caldaie A Pellet
Un punto a favore delle caldaie a pellet moderne è la loro capacità di modulare la potenza termica. Grazie a microprocessori sofisticati, questi apparecchi sono in grado di gestire in autonomia la combustione, regolando la quantità di pellet immesso nella camera di combustione e l’apporto di aria comburente, sulla base di sensori che rilevano temperatura, fumi, pressione e flusso termico.
Questa modulazione permette alla caldaia di adattarsi in tempo reale al fabbisogno dell’edificio, evitando sovrapproduzioni di calore e ottimizzando il consumo di combustibile. Il risultato è una combustione più efficiente, con emissioni più basse e una maggiore durata dei componenti interni.
Va però fatta una distinzione tra caldaie di alta qualità, che riescono a modulare fin quasi al 30% della potenza nominale, e quelle più economiche, che hanno una modulazione più limitata. In queste ultime, i cicli di accensione e spegnimento sono più frequenti, con maggiori consumi, emissioni più alte, tempi di risposta più lenti e maggiore usura dell’accenditore.
Quando la caldaia è ben modulante e ben dimensionata, il puffer può non essere necessario. Tuttavia, in impianti molto estesi o con alte richieste sanitarie, anche con una buona modulazione può essere vantaggioso avere un accumulo, per sfruttare appieno la potenza disponibile senza doverla erogare tutta in tempo reale.
Inoltre, va sottolineato che le normative ambientali sulle emissioni, come il regolamento europeo Ecodesign (Reg. UE 2015/1189), stanno diventando sempre più restrittive, e l’uso del puffer – specialmente in abbinamento a generatori a biomassa – rappresenta una strategia per abbattere le emissioni di polveri sottili, CO e NOx nei cicli di accensione.
5) Dimensionamento Di Un Serbatoio A Stratificazione
Il corretto dimensionamento di un serbatoio di accumulo a stratificazione è un aspetto cruciale per il buon funzionamento dell’impianto. La stratificazione consiste nel mantenere separati i vari livelli di temperatura dell’acqua all’interno del serbatoio, sfruttando il fatto che l’acqua calda è più leggera e tende a salire verso l’alto. Questo principio consente di prelevare sempre acqua alla temperatura più adatta, migliorando notevolmente l’efficienza energetica.
Il dimensionamento dipende da tre fattori principali: potenza del generatore, profilo di prelievo e tempo di autonomia desiderato. In generale, per una caldaia a legna, è consigliabile prevedere almeno 50 litri per ogni kW, fino a un massimo di 80-100 litri. Per i collettori solari, si considera una media di 50 litri per m² di superficie captante.
Per le caldaie a pellet, valori inferiori possono essere sufficienti, in quanto il controllo elettronico ne consente una maggiore flessibilità. Tuttavia, in caso di utilizzo combinato con solare termico o in presenza di impianti particolarmente estesi, è opportuno sovradimensionare leggermente per garantire continuità nell’erogazione.
Se il serbatoio è sottodimensionato, si corre il rischio di surriscaldamento e fermate di sicurezza della caldaia. Al contrario, un serbatoio sovradimensionato comporta costi aggiuntivi senza un effettivo beneficio proporzionale, oltre a ingombri maggiori e maggiore inerzia termica.
I moderni serbatoi a stratificazione sono realizzati con coibentazioni spinte, spesse anche oltre i 10 cm, e dotati di sensori multilivello, centraline di controllo elettronico, connessioni multiple per generatori e circuiti secondari. Alcuni modelli di fascia alta sono addirittura predisposti per domotica e gestione via app mobile, integrandosi con i più recenti sistemi di monitoraggio energetico domestico.