Cosa Fare Se Il Termosifone Non Scalda Bene O Affatto

Quando arriva il freddo, avere termosifoni che non si riscaldano può diventare un grosso problema. L’ultima cosa che si desidera è una casa gelida in pieno inverno. Eppure capita a molti: ci si accorge che uno o più radiatori non funzionano come dovrebbero e la temperatura in casa diventa subito poco confortevole.

La buona notizia è che, nella maggior parte dei casi, non si tratta di guasti irreparabili o di problemi estremamente costosi. Spesso i termosifoni smettono di funzionare correttamente a causa di piccoli inconvenienti che si possono risolvere senza grandi spese. Naturalmente, non sempre conviene improvvisare: ci sono situazioni in cui la presenza di un tecnico è indispensabile per la sicurezza e per la corretta manutenzione dell’impianto.

Nei prossimi paragrafi esploreremo in profondità le cause più comuni per cui un radiatore può non scaldare, come affrontarle passo dopo passo, quali errori evitare e in quali casi è bene rivolgersi ad un professionista. Vedremo anche alcuni aspetti più ampi, legati alla manutenzione, al risparmio energetico e alle nuove tecnologie che possono aiutare a prevenire questi inconvenienti.

  1. Controllare il sistema di riscaldamento centralizzato e la caldaia

Il primo passo da compiere quando un radiatore non scalda è capire se il problema riguarda solo quel termosifone oppure l’intero impianto. Questa distinzione è fondamentale perché orienta subito l’indagine.

Se tutti i termosifoni restano freddi, il sospetto principale cade sul sistema di riscaldamento centrale. In questo caso non ha senso concentrarsi su una singola valvola o sullo spurgo, ma è necessario verificare caldaia, pompa di circolazione e pressione dell’acqua.

Una caldaia moderna, sia essa a condensazione o tradizionale, mostra diversi segnali quando qualcosa non funziona: spie di errore, codici numerici sul display, rumori anomali, difficoltà nell’accensione della fiamma o, più semplicemente, assenza di acqua calda sanitaria. Tutti questi campanelli d’allarme indicano la necessità di un controllo più approfondito.

Oltre alla caldaia, gioca un ruolo cruciale la pompa di circolazione, incaricata di spingere l’acqua calda nei tubi. Una pompa bloccata o difettosa può impedire al fluido termovettore di raggiungere i termosifoni, lasciandoli completamente freddi. Talvolta il problema è banale, come un piccolo blocco meccanico dopo mesi di inattività, ma non bisogna mai sottovalutarlo.

Altro punto fondamentale è la pressione dell’acqua. Nei sistemi domestici a gas, la pressione ideale si aggira intorno a 1,2 – 1,5 bar. Una pressione troppo bassa può far sì che l’acqua non circoli correttamente, con la conseguenza di termosifoni tiepidi o freddi. Per riportarla al valore corretto si usa il rubinetto di carico della caldaia, ma è bene agire con cautela e sapere che un calo frequente di pressione può nascondere perdite nell’impianto.

Se invece il problema riguarda un impianto con pompa di calore, è necessario verificare che l’unità esterna funzioni correttamente. Rumori anomali, ghiaccio in eccesso sulle serpentine o consumi elettrici insolitamente elevati possono segnalare un malfunzionamento.

In tutti questi casi, se non si ha esperienza, è sempre consigliabile contattare un tecnico specializzato: non solo per risolvere il problema, ma anche per evitare rischi legati a gas, elettricità o acqua in pressione.

 

  1. L’aria intrappolata e la procedura di spurgo

Quando solo un termosifone o pochi radiatori non si scaldano, una delle cause più frequenti è la presenza di aria intrappolata nei tubi. Questo fenomeno è particolarmente comune all’inizio della stagione fredda, quando l’impianto viene riavviato dopo mesi di inattività.

L’aria, essendo più leggera dell’acqua, tende a raccogliersi nella parte alta del radiatore. Il risultato è un termosifone caldo in basso e freddo in alto, sintomo tipico che rende necessaria la procedura di spurgo.

Lo spurgo è un’operazione semplice ma che richiede qualche precauzione. Occorre una chiave di sfiato (piccolo attrezzo metallico che si inserisce sulla vite laterale del radiatore) e un contenitore per raccogliere l’acqua. Girando lentamente la vite, si sente un sibilo: è l’aria che fuoriesce. Solo quando iniziano a uscire gocce d’acqua è il momento di richiudere.

Dopo lo spurgo, è importante ricontrollare la pressione della caldaia, perché l’aria eliminata viene sostituita da acqua e ciò può far scendere il livello. Se la pressione risulta troppo bassa, bisogna ricaricare il circuito.

Questa semplice operazione, se eseguita correttamente, può riportare il termosifone a piena efficienza in pochi minuti. Tuttavia, se l’aria tende a riformarsi frequentemente, potrebbe esserci una microperdita nell’impianto che andrebbe indagata da un professionista.

 

  1. Valvole del radiatore: blocchi, regolazioni e sostituzioni

Se lo spurgo non risolve il problema e un radiatore resta completamente freddo, l’attenzione va spostata sulle valvole. Ogni termosifone ha infatti almeno due punti di regolazione: la valvola di mandata (da cui entra l’acqua calda) e il detentore (che regola l’uscita).

Una valvola bloccata in posizione chiusa impedisce all’acqua di circolare, rendendo inutile l’impianto. Spesso il problema riguarda le valvole termostatiche, sempre più diffuse negli ultimi anni per ragioni di efficienza energetica. Queste valvole, che consentono di regolare la temperatura stanza per stanza, funzionano grazie ad un piccolo perno metallico che si alza o si abbassa. Col tempo, però, il perno può incrostarsi o bloccarsi, impedendo il passaggio dell’acqua.

La verifica è semplice: rimuovendo la testa della valvola si accede al perno, che deve muoversi su e giù facilmente. Se resta incastrato, si può provare a muoverlo delicatamente con una pinza, applicando un po’ di lubrificante. È importante però non forzare troppo: un danno al perno richiede la sostituzione completa della valvola.

Le valvole tradizionali, prive di termostato, possono comunque avere problemi di tenuta o ostruzioni interne. In questi casi l’intervento di un idraulico è spesso inevitabile. Una sostituzione della valvola può sembrare un costo, ma in realtà migliora sensibilmente la resa dell’impianto e riduce i consumi.

 

  1. Quando il problema è lo sporco nell’impianto

Con il passare degli anni, i circuiti di riscaldamento accumulano fanghi, ossidi e residui metallici derivanti dalla corrosione interna dei tubi e dei radiatori. Questa melma si deposita soprattutto nella parte bassa dei termosifoni, riducendo il flusso d’acqua e impedendo il corretto scambio termico.

Il sintomo più evidente è un radiatore caldo in alto e freddo in basso, anche dopo aver fatto lo spurgo. In questi casi non serve liberare aria, perché il problema è fisico: l’acqua calda non riesce a circolare nelle zone ostruite.

La soluzione è il cosiddetto lavaggio dell’impianto o “power flushing”, un’operazione professionale che prevede l’immissione di acqua in pressione e prodotti chimici disincrostanti. Questo intervento restituisce efficienza all’impianto e allunga la vita della caldaia, ma deve essere eseguito da ditte specializzate.

Per prevenire il problema è consigliabile installare un filtro defangatore magnetico vicino alla caldaia. Questo dispositivo cattura le particelle metalliche prima che raggiungano i radiatori, mantenendo l’acqua più pulita e riducendo l’accumulo di morchie.

Investire in una buona manutenzione e in sistemi di filtraggio è una scelta che porta risparmio nel lungo periodo, perché evita guasti più costosi e mantiene bassi i consumi energetici.

  1. Bilanciamento del sistema e distribuzione del calore

Un’altra causa comune di termosifoni freddi riguarda il bilanciamento dell’impianto. L’acqua calda tende a seguire i percorsi più facili e a raggiungere prima i radiatori vicini alla caldaia. Questo può lasciare tiepidi o addirittura freddi i termosifoni più lontani o posti ai piani bassi.

Per migliorare la distribuzione del calore è necessario regolare i detentori, ovvero le valvole di ritorno. Riducendo leggermente il flusso nei radiatori che ricevono troppa acqua e aumentando quello in quelli che ne ricevono poca, si ottiene un equilibrio complessivo. Questo processo, chiamato bilanciamento idraulico, richiede pazienza e una certa esperienza, perché ogni regolazione influisce su tutto il sistema.

Il risultato, però, è notevole: un impianto ben bilanciato garantisce uniformità di temperatura in tutta la casa e riduce i tempi di riscaldamento, con un conseguente risparmio energetico.

Nelle abitazioni moderne, soprattutto in quelle con più piani, può essere utile far eseguire il bilanciamento da un tecnico tramite strumenti di misura. In questo modo si ottiene un risultato preciso e duraturo, impossibile da raggiungere con semplici tentativi casuali.

 

  1. Quando chiamare un tecnico professionista

Non sempre i problemi sono risolvibili con piccoli interventi domestici. Se dopo aver controllato caldaia, pressione, spurgo e valvole il termosifone continua a non funzionare, è segno che serve un occhio esperto.

Un tecnico del riscaldamento non solo individua il guasto, ma verifica anche lo stato generale dell’impianto, prevenendo futuri inconvenienti. In particolare, è indispensabile chiamare un professionista quando:

  • la caldaia segnala errori o non parte;
  • la pressione cala continuamente;
  • si sospettano perdite d’acqua;
  • si avvertono rumori metallici o colpi d’ariete nei tubi;
  • l’impianto è molto vecchio e mai stato revisionato.

Inoltre, la legge prevede che le caldaie siano sottoposte a manutenzione periodica obbligatoria, con rilascio di un libretto e di un rapporto di efficienza energetica. Non rispettare questa normativa significa rischiare sanzioni e, soprattutto, compromettere la sicurezza dell’abitazione.

 

  1. Manutenzione preventiva e nuove tecnologie

Il modo migliore per evitare termosifoni freddi è prevenire i problemi con una manutenzione regolare. Oltre al controllo annuale della caldaia, è utile far verificare lo stato dei radiatori, dei filtri e delle valvole.

Negli ultimi anni si stanno diffondendo soluzioni tecnologiche che aiutano a gestire meglio il riscaldamento domestico. Le valvole termostatiche smart, ad esempio, permettono di regolare ogni termosifone tramite smartphone e di programmare orari personalizzati. Questo non solo aumenta il comfort, ma consente anche di risparmiare energia, evitando di scaldare stanze vuote.

Un’altra novità interessante è l’integrazione del riscaldamento con sistemi di domotica che monitorano in tempo reale consumi, temperature e prestazioni dell’impianto. Questi strumenti forniscono dati utili anche per individuare eventuali anomalie prima che diventino guasti veri e propri.

 

  1. Risparmio energetico e comfort abitativo

Non bisogna dimenticare che un impianto di riscaldamento efficiente non serve solo ad avere termosifoni caldi, ma contribuisce anche a ridurre i costi in bolletta e a migliorare il comfort abitativo.

Un radiatore che non funziona obbliga spesso ad alzare la temperatura della caldaia per compensare, con un aumento inutile dei consumi. Al contrario, un impianto ben bilanciato, pulito e senza aria intrappolata lavora meglio, richiede meno energia e mantiene una temperatura stabile.

Anche piccoli accorgimenti, come la coibentazione dei muri, l’uso di pannelli riflettenti dietro i termosifoni o la sostituzione delle vecchie caldaie con modelli a condensazione, contribuiscono a ridurre gli sprechi.

 

Conclusione

Un termosifone che non scalda bene o affatto può avere cause molto diverse: dall’aria intrappolata a un semplice blocco della valvola, fino a problemi più complessi come incrostazioni o guasti alla caldaia. La chiave è procedere con metodo, iniziando dalle verifiche più semplici e passando, se necessario, all’intervento di un tecnico qualificato.

Prendersi cura del proprio impianto di riscaldamento non significa solo risolvere un disagio temporaneo, ma garantire efficienza, sicurezza e risparmio nel lungo periodo. Con una manutenzione attenta e l’aiuto delle nuove tecnologie, è possibile evitare sorprese e godersi un inverno caldo e confortevole, senza bollette troppo pesanti.