Termosifoni In Ghisa Caldi A Metà: Cosa Fare? Macchie Fredde

  1. Perché i termosifoni non si scaldano uniformemente

A volte diamo per scontati i termosifoni. Li accendiamo, li dimentichiamo e ci aspettiamo che mantengano le nostre case calde e confortevoli per tutto l’inverno. In realtà, un impianto di riscaldamento centralizzato è un sistema complesso che lavora in equilibrio tra caldaia, tubazioni, pompe di circolazione e corpi scaldanti. Quando questo equilibrio si rompe, anche solo parzialmente, si manifestano fenomeni come i termosifoni in ghisa caldi a metà o con macchie fredde evidenti.

Uno dei problemi più comuni è proprio il riscaldamento irregolare: alcune sezioni del termosifone raggiungono la temperatura desiderata, mentre altre restano fredde o tiepide. Il fenomeno non va trascurato: oltre al disagio termico, significa che l’impianto sta lavorando con efficienza ridotta, consumando più gas metano (o altro combustibile) per ottenere meno calore in casa.

Per capire come intervenire, occorre prima individuare dove si manifesta il punto freddo. Un termosifone può essere caldo sopra e freddo sotto, oppure l’opposto, oppure presentare solo alcune colonne laterali fredde. Questa differenza di comportamento permette di capire se il problema è dovuto a fanghi e depositi nel fondo del radiatore, a bolle d’aria intrappolate, a una scarsa circolazione dell’acqua o a una taratura non corretta delle valvole.

Non bisogna nemmeno dimenticare che, anche se i radiatori in ghisa sono molto robusti e durano decenni, risentono del passare del tempo: l’interno si ossida, la ruggine si mescola all’acqua e pian piano forma uno strato che ne riduce la resa.

Il primo passo, quindi, è capire se il termosifone è freddo in alto, in basso o in punti isolati. Da questa osservazione dipende l’approccio di risoluzione.

 

  1. Radiatore caldo sopra e freddo sotto: il problema dei fanghi

Quando un termosifone risulta caldo nella parte superiore ma freddo in quella inferiore, la causa più probabile è la presenza di fanghi del riscaldamento. Si tratta di una sostanza scura e densa composta da particelle di ruggine, calcare e impurità che, circolando nell’acqua, si depositano sul fondo dei corpi scaldanti.

Questa fanghiglia funziona come un vero e proprio tappo termico: l’acqua calda non riesce a distribuirsi in modo uniforme e il calore resta confinato nella parte alta, mentre il basso rimane gelido.

Il problema è insidioso perché non riguarda solo quel radiatore: l’impianto è un circuito chiuso, quindi i fanghi possono progressivamente interessare anche altri termosifoni, riducendo sempre più l’efficienza complessiva.

La soluzione richiede quasi sempre l’intervento di un tecnico che esegua un lavaggio chimico o, nei casi più gravi, un lavaggio ad alta pressione (power flush). Questa operazione consiste nell’iniettare nel circuito dei prodotti specifici che sciolgono i depositi, facendoli circolare fino a quando vengono espulsi. Alla fine del trattamento si aggiunge sempre un inibitore di corrosione, che protegge le tubazioni e rallenta la formazione di nuove morchie.

L’operazione non è immediata: può durare tra le 6 e le 10 ore, soprattutto se l’impianto è molto datato. Tuttavia, i benefici sono notevoli: dopo il lavaggio i termosifoni tornano a scaldarsi in maniera uniforme, la caldaia lavora con meno sforzo e i consumi di gas possono ridursi fino al 15-20%.

Molti proprietari, per prevenzione, scelgono di installare un filtro magnetico vicino alla caldaia. Questo componente cattura le particelle di ruggine presenti nell’acqua e impedisce loro di accumularsi nei radiatori. Un piccolo investimento iniziale che si traduce in anni di funzionamento più efficiente.

 

  1. Radiatore caldo in basso e freddo in alto: l’aria intrappolata

Un altro caso frequente è quello del termosifone caldo in basso ma freddo in alto. Qui il problema non è lo sporco, ma l’aria intrappolata nel circuito. Le bolle d’aria impediscono all’acqua di salire fino alla parte superiore, lasciandola fredda al tatto.

La buona notizia è che questo è uno dei pochi guasti che il proprietario può affrontare da solo, procedendo con lo spurgo del termosifone.

Il procedimento è relativamente semplice:

  • Si spegne il riscaldamento e si attende che l’acqua si raffreddi.
  • Con una chiave di spurgo si apre leggermente la valvola in alto al termosifone.
  • Si sente uscire un sibilo, segno che l’aria sta sfogando.
  • Quando inizia a uscire acqua, si richiude la valvola.

Dopo lo spurgo, è importante controllare la pressione della caldaia: liberando aria, spesso la pressione scende sotto il livello ideale (di solito intorno a 1,2 – 1,5 bar). Se necessario, si ricarica aprendo il rubinetto di carico finché la pressione non torna nella zona corretta.

Questo intervento, oltre a ripristinare la resa del termosifone, riduce anche i rumori anomali come gorgoglii o colpi secchi che a volte si sentono nell’impianto.

Tuttavia, se il problema si ripresenta troppo spesso, potrebbe esserci una micro perdita nelle tubazioni o una cattiva taratura della pompa di circolazione. In quel caso, è opportuno chiamare un tecnico per indagini più approfondite.

 

  1. Prevenzione e manutenzione: come mantenere i termosifoni efficienti

Affrontare il problema una volta non basta: un impianto di riscaldamento efficiente richiede manutenzione regolare e piccole accortezze preventive.

Un primo accorgimento fondamentale è l’uso di un inibitore chimico: un additivo che si versa nell’impianto e che crea un sottile film protettivo sulle superfici metalliche. Questo riduce l’ossidazione e limita la formazione di fanghi. La sua efficacia dura alcuni anni, ma va ripristinato periodicamente, soprattutto dopo un lavaggio chimico.

Nelle zone con acqua molto dura, conviene installare anche un riduttore di calcare o un addolcitore. Il calcare, infatti, non danneggia solo le tubazioni ma soprattutto lo scambiatore di calore della caldaia, riducendone la resa e aumentando i consumi.

Un altro strumento prezioso è, come detto, il filtro magnetico. Questo piccolo apparecchio trattiene la ruggine sospesa nell’acqua e va pulito durante la manutenzione annuale della caldaia, che è obbligatoria per legge.

La manutenzione dei termosifoni non riguarda solo l’interno. Anche l’esterno va curato: la polvere accumulata tra le colonne riduce la trasmissione del calore per convezione. Una pulizia periodica con aspirapolvere e panni umidi, soprattutto prima della stagione fredda, migliora la resa e la qualità dell’aria in casa.

Infine, non va sottovalutata la corretta regolazione delle valvole termostatiche. Introdotte come obbligatorie in molti condomini dopo il 2017, queste valvole permettono di regolare la temperatura stanza per stanza e, se usate bene, riducono gli sprechi fino al 20%. Una valvola bloccata o mal tarata, invece, può contribuire al cattivo riscaldamento del radiatore.

 

  1. Efficienza energetica e comfort abitativo: lo sguardo al futuro

Il tema dei termosifoni che si scaldano a metà non è solo una questione tecnica: si lega strettamente al più ampio tema dell’efficienza energetica domestica. Un impianto che lavora male non solo costa di più in bolletta, ma produce anche più emissioni di CO₂, andando contro gli obiettivi di sostenibilità ambientale.

Negli ultimi anni, le normative italiane ed europee hanno introdotto sempre più incentivi per migliorare la resa degli impianti. Interventi come il lavaggio chimico, l’installazione di filtri magnetici, l’aggiunta di valvole termostatiche intelligenti o addirittura la sostituzione dei vecchi radiatori con modelli più moderni possono rientrare in detrazioni fiscali legate al risparmio energetico.

Molti tecnici consigliano anche di abbinare i termosifoni tradizionali a sistemi di regolazione evoluta, come cronotermostati smart che apprendono le abitudini della famiglia e ottimizzano i tempi di accensione. Questo permette di avere sempre la giusta temperatura quando serve, senza sprecare energia.

Il futuro del riscaldamento, inoltre, guarda sempre più alle pompe di calore e agli impianti a bassa temperatura. I termosifoni in ghisa, pur avendo un’elevata inerzia termica, non sono sempre ideali per questo tipo di impianti. Tuttavia, con piccoli accorgimenti, possono continuare a garantire comfort e affidabilità anche in contesti moderni.

In definitiva, un termosifone caldo solo a metà non va considerato come un fastidio momentaneo, ma come un campanello d’allarme: segnala che qualcosa non funziona nell’impianto. Affrontare subito il problema significa risparmiare soldi, migliorare il comfort domestico e ridurre l’impatto ambientale.

 

Conclusione

I termosifoni in ghisa restano una scelta solida e durevole, capaci di scaldare la casa con costanza. Ma proprio perché durano tanto, rischiano di accumulare problemi interni invisibili. Imparare a riconoscere i sintomi – come le macchie fredde o le zone calde a metà – è il primo passo per intervenire in tempo.

Che si tratti di un semplice spurgo, di un lavaggio chimico o di un intervento più profondo, la regola è non trascurare i segnali. Un termosifone che funziona bene non è solo più caldo: è anche più economico, più ecologico e garantisce il vero comfort domestico.