Che Potenza In kW Deve Avere Una Stufa A Legna?

  1. Come Dimensionare Una Stufa A Legna In Base Ai Metri Cubi

Quando si prende in considerazione l’acquisto di una stufa a legna, una delle prime valutazioni da fare riguarda la potenza termica necessaria per riscaldare in modo efficace l’ambiente in cui sarà installata. In commercio si trovano stufe di potenze molto differenti, dai piccoli modelli da 4-5 kW, adatti ad ambienti contenuti, fino a stufe da 12-15 kW per case più grandi o open space.

Il parametro di riferimento per questo calcolo è il volume riscaldabile, ovvero i metri cubi (mc) dell’ambiente. Per effettuare un primo dimensionamento empirico, si può considerare che per ogni metro cubo di spazio da riscaldare sono necessarie circa 35 kcal/h, corrispondenti all’energia termica necessaria per mantenere una temperatura confortevole durante i mesi freddi.

Per esempio, in una casa di 100 mq, con un’altezza media dei soffitti di 2,8 metri, il volume sarà:

100 x 2,8 = 280 metri cubi.

A questo punto, moltiplicando i 280 mc x 35 kcal, otteniamo una richiesta termica complessiva di 9.800 kcal/h. Per passare da kcal/h a kW termici, si divide per il valore costante 860, ottenendo:

9.800 ÷ 860 ≈ 11,4 kW.

Questo significa che in un’abitazione di 100 mq con un isolamento termico medio, sarà necessaria una stufa da circa 11-12 kW nominali, a patto che si voglia utilizzare la sola stufa come fonte di riscaldamento principale.

È importante ricordare che questo calcolo è approssimativo e deve tenere conto anche di altri fattori:

  • Isolamento termico delle pareti, dei serramenti e del tetto.
  • Zona climatica di residenza: le esigenze sono diverse a Bolzano rispetto a Palermo.
  • Esposizione solare dell’abitazione.
  • Distribuzione interna degli spazi e presenza di eventuali barriere architettoniche al passaggio del calore.

Per abitazioni ben isolate (es. classe energetica A o B), la richiesta potrebbe scendere anche a 25 kcal/mc, mentre per case con scarsa coibentazione potrebbe salire a 40-45 kcal/mc. Per questo motivo, è consigliabile richiedere una consulenza tecnica specifica o affidarsi al calcolo professionale del fabbisogno termico.

 

  1. Un Esempio Di Dimensionamento Della Canna Fumaria Di Una Stufa

Una stufa a legna per funzionare correttamente ha bisogno di una canna fumaria adeguatamente dimensionata, poiché questa ha un impatto diretto sia sul rendimento sia sulla sicurezza dell’impianto. Il diametro e la lunghezza della canna fumaria devono essere calcolati sulla base della potenza della stufa, del tipo di combustibile utilizzato, delle perdite di carico e della geometria del percorso.

Consideriamo il caso di una stufa da 12 kW a tiraggio naturale. Si tratta di un apparecchio con una potenza termica utile all’ambiente di circa 10.300 kcal/h, ma con una potenza al focolare (cioè generata nel punto di combustione) di circa 13.757 kcal/h, supponendo un rendimento del 75%.

Supponiamo inoltre una canna fumaria alta 7 metri, con 2 cambi di direzione dei fumi e un tratto sub-orizzontale di 1,5 metri. Applicando le formule di calcolo fluidodinamico e tenendo conto dei parametri previsti dalla norma UNI EN 13384, si arriva a determinare una sezione utile minima per la canna fumaria pari a 221 cm².

Questo valore corrisponde, nel caso di condotto circolare, a un diametro interno di 17 cm. In alternativa, per una sezione rettangolare o quadrata, si può optare per una dimensione interna di 15 x 15 cm.

È importante sottolineare che la canna fumaria deve essere coibentata, preferibilmente in acciaio inox a doppia parete, e a tenuta dei gas di combustione. L’utilizzo di vecchi camini in muratura non rivestiti o con giunti non sigillati può comportare perdite di tiraggio, rischi di incendio e formazione di condensa catramosa, soprattutto con legna umida.

Dal 2015, inoltre, le norme tecniche di installazione sono state aggiornate: oggi la canna fumaria deve essere dotata di presa d’aria di combustione, sportello di ispezione, comignolo certificato antivento e non deve avere più di due curve a 45°.

 

  1. Quanto È La Resa Termica Di Una Stufa A Legna Vecchia O Nuova

La differenza tra una stufa tradizionale e una di nuova generazione è notevole, soprattutto dal punto di vista del rendimento energetico e dell’impatto ambientale.

Le vecchie stufe in ghisa, molto diffuse negli anni ‘70 e ‘80, erano costruite con materiali massicci, capaci di accumulare calore e rilasciarlo lentamente. Tuttavia, il loro sistema di combustione era molto semplice, con una sola presa d’aria e senza ricircolo dei gas: ciò portava a rendimenti termici intorno al 60% e ad emissioni elevate di particolato fine (PM10) e monossido di carbonio (CO).

Le stufe moderne, invece, sono progettate con sistemi a doppia combustione: durante la prima fase, la legna brucia nel focolare generando calore e gas combusti. Una seconda immissione controllata di aria permette la combustione secondaria dei gas, incrementando l’efficienza e abbattendo le emissioni.

Il risultato è un rendimento superiore al 75%, con punte che possono arrivare anche a superare l’80% nei modelli certificati classe ambientale 4 o 5 stelle, secondo la normativa UNI EN 303-5. Questi modelli hanno emissioni ridotte, tanto da poter essere installati anche in aree soggette a limitazioni ambientali (come la Pianura Padana o grandi città con restrizioni).

Un’altra differenza importante riguarda i materiali costruttivi. Le moderne stufe in acciaio sono più leggere, si scaldano rapidamente e offrono un’estetica più moderna e minimalista. Le stufe in ghisa o con rivestimento in maiolica, invece, privilegiano l’inerzia termica, mantenendo il calore per molte ore dopo lo spegnimento.

 

  1. La “Potenza Nominale” E “Al Focolare” Di Una Stufa

Quando si consulta una scheda tecnica di una stufa, ci si imbatte spesso in due valori distinti: la potenza termica nominale e la potenza al focolare.

La potenza nominale – chiamata anche potenza utile – rappresenta la quantità di calore effettivamente trasferita all’ambiente. Questo valore è espresso in kW termici (kWt) e indica la capacità reale di riscaldamento della stufa. È quello che interessa all’utente finale.

La potenza al focolare, invece, è la quantità di energia generata nel processo di combustione della legna, che non viene interamente utilizzata. Una parte viene dispersa attraverso la canna fumaria sotto forma di fumi caldi, gas combusti e energia non recuperabile.

Il rendimento termico della stufa è dunque il rapporto tra questi due valori:

Rendimento (%) = (Potenza utile / Potenza al focolare) x 100

Un esempio pratico:

  • Potenza al focolare: 14 kW
  • Potenza utile: 10,5 kW
  • Rendimento: (10,5 / 14) x 100 = 75%

Le stufe di bassa qualità o datate possono avere rendimenti del 55-65%, mentre quelle moderne, ben progettate e installate correttamente, raggiungono oltre il 75%. Questo significa minor consumo di legna per la stessa quantità di calore e minori emissioni.

Dal 2022, con l’entrata in vigore delle direttive Ecodesign 2022, è obbligatorio che tutte le nuove stufe immesse sul mercato rispettino specifici requisiti minimi di rendimento (≥ 75%) ed emissioni contenute.

 

  1. Come Riscaldare Più Stanze Con Un’Unica Stufa

Uno dei limiti delle stufe tradizionali è la loro capacità di riscaldamento localizzata. Posizionate in soggiorno o in cucina, riescono a riscaldare bene solo l’ambiente in cui sono installate. Tuttavia, con alcune soluzioni tecniche, è possibile diffondere il calore anche ad altri ambienti della casa.

Nel caso di un open space o di un ambiente unico, è sufficiente posizionare la stufa in posizione centrale, in modo da garantire una buona distribuzione del calore per irraggiamento e convezione naturale.

Quando però si desidera riscaldare più stanze, ci sono due strade:

  1. Ventilazione forzata e canalizzazioni: alcune stufe sono predisposte con uscite d’aria calda canalizzabili, che, grazie a ventole integrate, possono convogliare l’aria calda attraverso condotti isolati in altre stanze. Questo sistema è ideale per case di 80-100 mq con più locali da scaldare.
  2. Termostufe idrauliche: queste stufe sono dotate di uno scambiatore di calore che permette di riscaldare acqua, proprio come una caldaia a biomassa. L’acqua calda prodotta può essere inviata a termosifoni tradizionali o a un impianto radiante a pavimento, consentendo un riscaldamento uniforme in tutta la casa. Alcuni modelli possono anche integrare la produzione di acqua calda sanitaria, mediante bollitori di accumulo.

Il vantaggio di questi sistemi è duplice: da un lato si massimizza il rendimento della stufa, dall’altro si riduce la necessità di fonti termiche aggiuntive. Con una buona coibentazione, una termostufa da 20-25 kW può tranquillamente riscaldare un’intera casa di 150 mq.

Naturalmente, per garantire un comfort ottimale, è importante che anche la circolazione dell’aria sia ben studiata. In alcuni casi, può essere utile installare ventole di ricircolo nei corridoi o griglie di passaggio dell’aria calda, in modo da non avere eccessivi sbalzi di temperatura tra i locali.

 

Conclusione

La scelta della potenza in kW di una stufa a legna non è un’operazione banale né standardizzabile con un solo valore. Ogni abitazione ha caratteristiche uniche, legate all’isolamento termico, alla geometria degli spazi, alla zona climatica e al tipo di utilizzo previsto.

Scegliere una stufa troppo piccola significa non riuscire a scaldare adeguatamente l’ambiente, mentre una sovradimensionata porta a consumi inutili e surriscaldamenti fastidiosi. Ecco perché è sempre consigliabile effettuare un calcolo personalizzato del fabbisogno termico, magari con l’aiuto di un tecnico esperto.

Inoltre, valutare l’integrazione della stufa con sistemi di distribuzione del calore (canalizzazioni, impianti idraulici, ventilazione) consente di aumentare l’efficienza complessiva e ridurre la dipendenza da fonti fossili. Con i corretti accorgimenti progettuali e un’installazione a norma, una stufa a legna ben dimensionata può offrire un comfort termico elevato, risparmio economico e un impatto ambientale ridotto.