Che Spessore Minimo Deve Avere Il Vetro Per Infissi Efficienti?

  1. Il ruolo centrale del vetro nella prestazione energetica degli infissi

Quando si parla di infissi efficienti, l’attenzione del pubblico tende a concentrarsi soprattutto sul telaio: legno, PVC, alluminio a taglio termico. Tuttavia, il vero cuore di un serramento è il vetro. Non si tratta semplicemente di una superficie trasparente che permette alla luce di entrare: il vetro è un elemento complesso, con proprietà fisiche e ottiche che incidono in maniera determinante sull’isolamento termico e acustico dell’abitazione.

Lo spessore del vetro è uno degli aspetti più discussi e spesso fraintesi. Molti credono che “più spesso è, meglio è” sia una regola universale, ma in realtà la questione è più sfumata. L’efficienza energetica di un serramento dipende da una combinazione di fattori: il tipo di vetro, il numero di lastre, la presenza di rivestimenti basso emissivi, il gas utilizzato nell’intercapedine, e naturalmente lo spessore complessivo del pacchetto vetrato.

Oggi, con l’aggiornamento delle normative europee e italiane in materia di prestazioni energetiche degli edifici (EPBD 2018/844/UE e recepimento nazionale), la progettazione del vetro non è più lasciata al caso. L’obiettivo è ridurre la dispersione di calore in inverno e limitare il surriscaldamento in estate, garantendo comfort e riducendo i consumi di riscaldamento e raffrescamento.

A differenza di vent’anni fa, quando un vetro singolo da 4 mm era considerato “normale” e ampiamente utilizzato, oggi si parla quasi sempre di vetrocamera o triplo vetro, con spessori che possono arrivare a 48 mm complessivi. Ma questo non significa che ogni situazione richieda lo stesso tipo di vetro: le scelte vanno calibrate in funzione del clima, dell’orientamento della facciata, del tipo di edificio e degli obiettivi di isolamento.

Un aspetto fondamentale che spesso viene ignorato è che l’aumento di spessore del vetro non comporta automaticamente una riduzione proporzionale della trasmittanza termica (Uw). Esiste un punto di equilibrio, oltre il quale ulteriori millimetri di vetro non migliorano significativamente le prestazioni, ma aumentano peso, costi e complessità di posa. Ecco perché è necessario capire quale sia lo spessore minimo realmente efficace per ottenere infissi efficienti, senza cadere in eccessi inutili.

 

2. La normativa attuale e i parametri tecnici da conoscere

Nel 2025, i requisiti minimi per gli infissi sono regolati dal Decreto Requisiti Minimi (DM 26 giugno 2015 e successive modifiche), in coerenza con la Direttiva Europea EPBD e con gli obiettivi di edifici a energia quasi zero (nZEB). Per gli interventi di sostituzione degli infissi in ristrutturazioni o riqualificazioni, le zone climatiche italiane impongono valori massimi di trasmittanza termica (Uw) che variano da 1,00 W/m²K nelle aree più fredde a 1,80 W/m²K in quelle più miti.

Il parametro Uw misura la capacità di un infisso di disperdere calore: più è basso, migliore è l’isolamento. Esso dipende da due contributi: quello del telaio (Uf) e quello del vetro (Ug), oltre al ponte termico lineare del distanziatore (Ψg). Lo spessore del vetro influisce direttamente su Ug, ma non è l’unico fattore determinante: anche la composizione e la tecnologia del vetro contano enormemente.

Ad esempio, un vetrocamera 4/16/4 (due lastre di vetro da 4 mm con intercapedine da 16 mm riempita con gas argon) può avere un Ug intorno a 1,1 W/m²K se dotato di trattamento basso emissivo, mentre un vetro triplo 4/14/4/14/4 può scendere anche a 0,6 W/m²K. Ma in entrambi i casi lo spessore delle singole lastre non supera i 4 mm, segno che l’efficienza non dipende solo dal loro spessore ma anche dalla stratigrafia.

Un punto importante introdotto dalle ultime linee guida è che, nei calcoli ufficiali, il vetro deve essere considerato nella sua unità funzionale (vetrocamera o triplo vetro), e non come singola lastra. Ciò significa che parlare di “spessore minimo” ha senso solo se ci si riferisce all’intero pacchetto vetrato, non a una singola lastra isolata.

 

  1. Spessore minimo consigliato: quando il vetro è davvero efficiente

Alla luce delle tecnologie disponibili e degli standard attuali, possiamo definire alcune soglie di riferimento. Per un infisso moderno, il vetro deve avere uno spessore complessivo tale da garantire un Ug ≤ 1,1 W/m²K in zona climatica temperata, e Ug ≤ 0,8 W/m²K nelle zone più fredde o negli edifici nZEB.

Nella pratica, questo significa che, nella maggior parte delle abitazioni, il vetrocamera deve avere almeno due lastre da 4 mm ciascuna, separate da un’intercapedine di almeno 14-16 mm riempita con gas argon o kripton. Questo porta a uno spessore complessivo minimo di circa 24-28 mm. Sotto questa soglia, le prestazioni calano sensibilmente.

Per contesti più esigenti, come edifici passivi o zone montane, il triplo vetro con tre lastre da 4 mm e due camere da 14 mm rappresenta una scelta quasi obbligata, portando lo spessore totale a circa 36-44 mm. Qui, lo spessore non serve tanto per la massa del vetro, ma per creare un cuscinetto isolante d’aria o gas inerte che riduce le dispersioni.

È bene sottolineare che aumentare lo spessore oltre i 6 mm per lastra non porta a grandi vantaggi termici, ma può migliorare l’isolamento acustico. Per esempio, un vetro asimmetrico 6/16/4 è spesso scelto in aree rumorose perché la differenza di spessore tra le lastre riduce la trasmissione del suono. Tuttavia, per il solo isolamento termico, la priorità resta la qualità della vetrocamera e del trattamento superficiale, non la semplice massa.

Una buona regola empirica per il 2025 è questa: sotto i 24 mm complessivi, difficilmente un vetro può definirsi “ad alta efficienza” in un contesto residenziale, mentre oltre i 44 mm si entra in un campo dove il miglioramento termico marginale non giustifica sempre l’investimento, a meno di esigenze particolari.

 

  1. Innovazioni tecnologiche e materiali emergenti

Il concetto di spessore minimo non può essere separato dal progresso tecnologico. Negli ultimi anni, l’introduzione di vetri basso emissivi selettivi, doppi strati di coating, riempimenti con gas nobili ad alta densità e distanziatori a bordo caldo ha permesso di ottenere prestazioni elevatissime anche con spessori più contenuti rispetto al passato.

Oggi esistono vetri che, pur mantenendo una struttura 4/14/4, raggiungono un Ug di 0,9 W/m²K grazie a un doppio rivestimento basso emissivo e a un gas krypton nell’intercapedine. Questa tecnologia è particolarmente utile quando il telaio dell’infisso ha limiti di alloggiamento che impediscono l’uso di pacchetti più spessi.

Altra innovazione riguarda i vetri sottovuoto: due lastre sottili separate da uno spazio di pochi decimi di millimetro in cui l’aria è stata completamente rimossa. Questi vetri, ancora costosi e meno diffusi, raggiungono valori Ug di 0,4 W/m²K con spessori complessivi di soli 10-12 mm. Si tratta di una soluzione che potrebbe rivoluzionare il mercato nei prossimi anni, specialmente negli interventi di restauro dove lo spessore dell’infisso è limitato.

Sul fronte acustico, si stanno diffondendo vetri stratificati con PVB acustico, che mantengono uno spessore simile ai vetri standard ma offrono un’attenuazione sonora superiore. Qui la logica dello spessore minimo cambia: per ridurre il rumore, conta di più la differenza di massa e la presenza di strati fonoassorbenti che non la sola larghezza complessiva.

In prospettiva, lo sviluppo di vetri fotovoltaici trasparenti e vetri termocromici potrebbe aggiungere nuove variabili al tema dello spessore, perché questi materiali integrano funzionalità attive di controllo solare e produzione di energia, richiedendo valutazioni progettuali ancora più complesse.

 

  1. Considerazioni pratiche e conclusioni

Stabilire quale sia lo spessore minimo del vetro per infissi efficienti non è una questione puramente teorica: ha implicazioni dirette su costi, pesi, facilità di posa e durabilità dell’infisso. Un vetro più spesso è più pesante, richiede telai e ferramenta adeguati, e può incidere sulla facilità di apertura e sulla sicurezza in caso di rottura.

Per una casa unifamiliare in zona climatica temperata, con un buon telaio in PVC o alluminio a taglio termico, un vetrocamera 4/16/4 basso emissivo con gas argon rappresenta spesso la soluzione ottimale in termini di equilibrio tra prestazioni e costi. In zone fredde o in edifici di nuova costruzione ad alta efficienza, il triplo vetro è preferibile, ma va valutato caso per caso.

Il punto chiave è che lo spessore deve essere visto come parte di un sistema: non serve aumentarlo indiscriminatamente se il telaio è scadente, se i ponti termici non sono corretti o se l’installazione è fatta male. Un vetro da 44 mm montato su un telaio senza taglio termico e con cassonetto non coibentato può avere prestazioni peggiori di un 24 mm su serramento ben progettato.

In definitiva, il concetto di “spessore minimo” non va interpretato come un numero magico valido sempre, ma come una soglia di efficienza ragionata in base alle condizioni climatiche, al tipo di edificio e alle tecnologie disponibili. Nel 2025, possiamo dire che un vetrocamera sotto i 24 mm complessivi non è più adeguato per interventi di riqualificazione energetica, mentre un triplo vetro sopra i 36 mm diventa la scelta di riferimento per chi punta all’eccellenza in isolamento termico.

La sfida dei prossimi anni sarà ottenere prestazioni elevate con pacchetti più sottili, grazie a materiali innovativi e processi produttivi avanzati. Ma fino a quando queste tecnologie non saranno diffuse e accessibili, il buon senso tecnico e il rispetto delle normative restano i migliori strumenti per decidere quanto spesso deve essere il vetro per un infisso davvero efficiente.