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Investire Attraverso I Fondi Comuni Di Investimento
Investire nelle energie rinnovabili è oggi non solo una scelta etica ma anche una strategia finanziaria promettente. Uno dei modi più semplici ed efficaci per farlo è attraverso i fondi comuni di investimento specializzati nel settore delle rinnovabili e dell’energia pulita. Questi fondi raccolgono il denaro degli investitori e lo impiegano in aziende che si occupano di produzione di energia solare, eolica, biomasse, idroelettrica, idrogeno verde e tecnologie per l’efficienza energetica.
Una delle principali caratteristiche di questi fondi è la diversificazione: investendo in numerose aziende operanti in più aree geografiche e con diverse tecnologie, il rischio viene distribuito e il rendimento può risultare più stabile nel medio-lungo periodo. Ad esempio, se una tecnologia (come il fotovoltaico) vive un momento di stagnazione, un fondo ben costruito potrà beneficiare del buon andamento di altri comparti (come l’eolico offshore o l’idrogeno).
Tuttavia, è bene ricordare che la performance passata di un fondo non è garanzia di risultati futuri. Per questo motivo, più che guardare al rendimento storico, è utile esaminare altri fattori: i costi (commissioni di ingresso, uscita e gestione), il livello di rischio, la composizione settoriale e geografica del portafoglio, la valuta di riferimento e l’affidabilità della società di gestione.
Nel 2025, il numero di fondi specializzati in rinnovabili è cresciuto notevolmente, anche per effetto delle direttive europee e degli obiettivi del Green Deal, che stanno incentivando fortemente gli investimenti in energia pulita. Alcuni fondi sono legati direttamente a indici tematici come il S&P Global Clean Energy Index, mentre altri fanno scelte più mirate.
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Assicuratevi Che Siano Fondi A Gestione Attiva
Molti fondi dichiarano di essere a gestione attiva, ma in realtà si limitano a replicare più o meno passivamente un indice di riferimento. Per un investitore attento, è fondamentale riconoscere la differenza tra una reale gestione attiva e una mascherata replica di benchmark.
Per accertarsene, basta confrontare il rendimento annuale del fondo con quello del benchmark su un orizzonte di almeno 5-10 anni. Se l’andamento è troppo simile, probabilmente non c’è una vera attività di selezione e rotazione dei titoli in portafoglio, e ci si trova davanti a una gestione passiva camuffata. In questi casi, le alte commissioni non sono giustificate.
Per chi vuole investire in modo realmente passivo esistono gli ETF (Exchange-Traded Funds), che seguono indici come il Nasdaq Clean Edge Green Energy o l’MSCI Global Environment Index, con costi di gestione molto più bassi (0,2%-0,5% annuo).
I fondi attivi, però, possono risultare più flessibili e capaci di cogliere opportunità in mercati emergenti, anticipare le tendenze (come le batterie solid-state o l’idrogeno blu), o evitare aziende con debolezze strutturali.
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Tanti Fondi, Un Andamento Spesso Simile
Visitando portali come Morningstar, Lipper o Standard & Poor’s, è facile rendersi conto che molti fondi mostrano andamenti simili, specie nei momenti di alta correlazione tra i mercati. Questo è particolarmente vero per i fondi con componente azionaria, che tendono a seguire l’andamento dell’azionario globale, fortemente influenzato dal mercato statunitense.
Ciò suggerisce che la diversificazione promessa da molti fondi non è sempre effettiva: molti portafogli sono esposti, direttamente o indirettamente, agli stessi rischi macroeconomici. È quindi opportuno andare oltre la brochure e studiare attentamente la composizione del fondo, verificando l’effettiva varietà di settori, regioni e capitalizzazioni aziendali.
Un altro elemento utile è il rating delle società in cui il fondo investe. Alcuni fondi si concentrano su small cap ad alto potenziale, ma più volatili. Altri preferiscono aziende già consolidate come Enphase, Vestas, NextEra Energy, Orsted, Iberdrola o Plug Power.
Nell’ambito delle rinnovabili, anche l’approccio ESG (Environmental, Social, Governance) è spesso presente: i fondi classificati come “Articolo 9” secondo la normativa SFDR (Sustainable Finance Disclosure Regulation) europea, garantiscono il massimo livello di impegno sostenibile.
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Affidatevi Ai Promotori Multibrand, Ma Con Cautela
Il ruolo del consulente finanziario, o promotore, resta importante per chi non ha tempo o competenze per navigare il mercato da solo. I consulenti “multibrand” sono preferibili rispetto a quelli legati a una singola banca o gruppo, poiché possono proporre fondi di diversi gestori, selezionando quelli più adatti alle esigenze del cliente.
Un buon consulente analizza il profilo di rischio dell’investitore, gli obiettivi temporali (3, 5 o 10 anni), la propensione alle perdite e la capacità di investimento. In base a questi elementi costruisce un portafoglio bilanciato, che può includere anche fondi sulle energie rinnovabili.
Tuttavia, i consulenti non sono infallibili: alcuni possono consigliare spostamenti (switch) non sempre giustificati, anche per ragioni di provvigione. Inoltre, le previsioni sull’andamento dei mercati sono complesse e soggette a imprevisti: è bene mantenere una visione critica e chiedere sempre spiegazioni sui suggerimenti ricevuti.
Va ricordato che i fondi comuni sono regolamentati e sicuri: i capitali non sono gestiti direttamente dal consulente, ma da una società di gestione autorizzata. L’intestatario del fondo è sempre l’investitore e non il promotore.
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Investimenti Fai-Da-Te Nei Fondi Comuni
Oggi è possibile acquistare fondi comuni direttamente online, tramite piattaforme di home banking o SIM specializzate come Fineco, Directa, Moneyfarm, Tinaba, Degiro e molte altre. Queste piattaforme offrono un ampio catalogo di fondi, ETF e altri strumenti, con costi trasparenti e la possibilità di operare in autonomia.
Per un investitore consapevole, la gestione fai-da-te può essere conveniente e stimolante. Tuttavia, richiede tempo per analizzare i documenti informativi (KID, prospetto), monitorare le performance e ribilanciare periodicamente il portafoglio. Occorre anche fare attenzione ai fondi offerti in valuta diversa dall’euro: l’oscillazione dei cambi può incidere notevolmente sul rendimento finale.
Per i principianti, può essere utile iniziare con fondi a distribuzione (che staccano dividendi) per vedere un flusso tangibile di rendimento, oppure con fondi a capitalizzazione (che reinvestono i guadagni) per una crescita di lungo termine.
Una regola pratica è quella di investire solo in strumenti che si comprendono. In caso contrario, meglio affidarsi a un esperto oppure a fondi più semplici da seguire, come gli ETF su indici di rinnovabili ben conosciuti.
Conclusione: Le Rinnovabili Come Opportunità Di Crescita
Investire in fondi comuni specializzati nelle energie rinnovabili significa partecipare attivamente alla transizione energetica globale. È un modo concreto per allineare il proprio capitale a obiettivi ambientali, sociali ed economici di lungo termine. Grazie alla crescente domanda di energia pulita e all’evoluzione delle tecnologie, il settore offre prospettive di crescita interessanti e tendenzialmente resilienti.
Tuttavia, come ogni investimento, anche questo comporta dei rischi: volatilità del mercato, andamento dei tassi di interesse, fluttuazioni valutarie, fallimenti aziendali. Una buona diversificazione, una selezione attenta degli strumenti e una gestione prudente del rischio sono essenziali.
Con la giusta informazione e l’aiuto di professionisti preparati, investire nelle rinnovabili tramite fondi comuni può essere una strategia vincente non solo per il proprio portafoglio, ma anche per il futuro del pianeta.