Come Ridurre I Ponti Termici Nelle Stanze Fredde

  1. Comprendere la natura dei ponti termici

Quando si parla di ponti termici, ci si riferisce a quelle aree dell’involucro edilizio in cui il flusso di calore è più intenso rispetto alle superfici circostanti. Questo fenomeno si verifica a causa di discontinuità costruttive o di differenze nella trasmittanza termica dei materiali. In altre parole, in un punto specifico della parete, del pavimento o del tetto, il calore “scappa” più velocemente, portando a zone più fredde e a potenziali problemi di condensa e muffa.

Dal punto di vista fisico, il ponte termico è un’interruzione dell’uniformità dell’isolamento, spesso causata da elementi strutturali come travi in cemento armato, pilastri, balconi aggettanti o giunzioni tra pareti e serramenti. La loro presenza fa sì che la temperatura superficiale interna in quelle aree si abbassi, con un impatto diretto sul comfort termico e sui consumi energetici dell’edificio.

Negli ultimi anni, con l’entrata in vigore di normative più stringenti sull’efficienza energetica (come il D.M. Requisiti Minimi in Italia e i regolamenti regionali che ne derivano), l’attenzione alla correzione dei ponti termici è diventata cruciale. Non si tratta più solo di una questione di comfort, ma di un aspetto determinante per il raggiungimento delle classi energetiche più elevate e per evitare la perdita di incentivi fiscali legati agli interventi di riqualificazione.

È importante comprendere che i ponti termici non sono sempre visibili a occhio nudo. A volte, i segni più evidenti compaiono solo con il tempo, come aloni scuri in prossimità di spigoli e giunzioni, oppure zone di muro più fredde percepibili al tatto. L’utilizzo di strumenti come la termocamera a infrarossi permette di localizzare con precisione queste discontinuità, evidenziando in modo inequivocabile le aree critiche.

 

  1. Cause principali nelle stanze fredde

Quando in una casa si percepisce che una stanza è costantemente più fredda delle altre, i ponti termici possono essere una delle cause principali. Tuttavia, nella maggior parte dei casi, non sono l’unica. Una stanza fredda è spesso il risultato di una combinazione di fattori, tra cui dispersioni termiche attraverso l’involucro, infiltrazioni d’aria e una distribuzione poco efficiente del calore.

Dal punto di vista tecnico, i ponti termici più problematici si trovano spesso:

  • Nei giunti tra pareti e solai;
  • Nei collegamenti tra pareti esterne e serramenti;
  • Nei balconi e aggetti non isolati;
  • Nei punti in cui un materiale ad alta conducibilità termica interrompe l’isolamento continuo.

Prendiamo l’esempio di un balcone in cemento armato: la soletta passa attraverso la muratura esterna senza interruzione e collega direttamente l’interno con l’esterno. Il calore trova in quel punto una vera e propria “autostrada” per uscire, e la temperatura interna vicino alla soletta si abbassa sensibilmente. In inverno, se la superficie interna scende sotto i 12-13°C, l’umidità presente nell’aria può condensare, dando origine a goccioline d’acqua e, nel tempo, a muffe.

Un altro esempio frequente riguarda i cassonetti delle tapparelle non isolati. In molte abitazioni costruite prima degli anni 2000, questi elementi sono semplicemente delle scatole in legno o lamiera che racchiudono il rullo, con fessure e passaggi d’aria. Durante le giornate fredde, l’aria gelida entra e crea una corrente discendente lungo il serramento, abbassando la temperatura percepita in tutta la stanza.

Inoltre, bisogna considerare il ruolo dell’umidità relativa interna. Se in una stanza fredda l’umidità è alta, i disagi termici saranno amplificati: la percezione di freddo aumenterà e le superfici fredde diventeranno ancora più propense a trattenere condensa.

 

  1. Strategie di intervento per ridurre i ponti termici

Ridurre o eliminare i ponti termici in stanze fredde richiede un approccio tecnico mirato, che parte da un’analisi termografica e prosegue con la progettazione di interventi mirati. Non esiste una soluzione unica per tutti i casi: ogni edificio ha le sue specificità costruttive e i suoi vincoli.

Il metodo più efficace per la correzione di un ponte termico è quello che interviene sull’involucro edilizio, migliorandone la continuità isolante. In molti casi, questo significa aggiungere isolamento termico esterno (il cosiddetto cappotto), che avvolge l’edificio e riduce drasticamente le dispersioni. L’isolamento esterno è la soluzione preferibile perché elimina quasi tutti i ponti termici lineari, soprattutto se applicato anche nelle zone di raccordo tra pareti e solai.

Quando il cappotto esterno non è possibile (per vincoli architettonici, spazi ridotti o regolamenti condominiali), si può ricorrere all’isolamento interno. Questa soluzione richiede particolare attenzione per evitare condense interstiziali: bisogna utilizzare materiali traspiranti e predisporre un corretto freno al vapore. Una posa approssimativa può peggiorare la situazione, intrappolando l’umidità nelle strutture.

Un’altra strategia riguarda la sostituzione o l’isolamento dei cassonetti delle tapparelle. Oggi esistono sistemi prefabbricati ad alta efficienza con isolamento integrato, oppure kit di coibentazione interna che si montano senza rimuovere completamente la struttura. Lo stesso discorso vale per il miglioramento dei serramenti: un telaio a taglio termico e vetro basso emissivo può ridurre notevolmente la perdita di calore nei punti critici.

Nei casi in cui il ponte termico sia legato a elementi strutturali come balconi o pilastri passanti, l’intervento può prevedere l’uso di giunti termici o di isolamento localizzato con pannelli ad alte prestazioni (ad esempio in aerogel o poliuretano ad alta densità), capaci di offrire un’elevata resistenza termica in spessori ridotti.

Infine, bisogna ricordare l’importanza della ventilazione controllata. Un sistema di ventilazione meccanica con recupero di calore (VMC) non elimina i ponti termici, ma riduce il rischio che l’umidità condensi su di essi, migliorando il comfort generale.

 

  1. Aspetti normativi e incentivi aggiornati

Negli ultimi anni, l’evoluzione normativa in materia di efficienza energetica ha reso obbligatoria la correzione dei ponti termici nei nuovi edifici e negli interventi di ristrutturazione importante. Il D.Lgs. 192/2005 e successive modifiche, insieme alle Linee Guida nazionali e ai regolamenti regionali, impongono valori limite di trasmittanza termica e richiedono il calcolo dei ponti termici secondo le norme UNI EN ISO 14683 e UNI EN ISO 10211.

Dal punto di vista degli incentivi, il panorama è cambiato rispetto a qualche anno fa. Lo Scambio sul posto per il fotovoltaico, ad esempio, non è più attivo per nuovi impianti, mentre il Superbonus 110% è stato sostituito da detrazioni con aliquote ridotte e requisiti più restrittivi. Per gli interventi di coibentazione e correzione dei ponti termici si può oggi accedere principalmente all’Ecobonus (65% o 50% a seconda dei casi), con tetti di spesa definiti e obbligo di asseverazione tecnica e APE pre e post-intervento.

È importante sottolineare che, per ottenere le detrazioni, il tecnico deve dimostrare che l’intervento porta a un miglioramento della prestazione energetica globale dell’edificio e che i valori di trasmittanza e fattore di temperatura superficiale rispettino le soglie previste per evitare la formazione di muffa e condensa superficiale.

 

  1. Un approccio integrato per stanze più confortevoli

La correzione dei ponti termici non può essere vista come un’azione isolata, ma come parte di un progetto di riqualificazione energetica complessivo. In molti casi, un ponte termico è solo il sintomo di una carenza più ampia nella progettazione o nello stato manutentivo dell’edificio. Intervenire su una sola parete o su un solo elemento può dare risultati parziali e, in alcuni casi, spostare il problema altrove.

L’approccio corretto prevede una diagnosi energetica completa dell’abitazione, che includa analisi termografiche, simulazioni di flussi di calore e una valutazione della ventilazione naturale e della tenuta all’aria. Solo in questo modo si può decidere se puntare su un isolamento esterno totale, su interventi localizzati o su una combinazione di misure.

Un aspetto spesso trascurato riguarda la gestione del calore interno. Anche con un ottimo isolamento, una stanza può rimanere fredda se il sistema di distribuzione del calore non è bilanciato correttamente. Un’analisi idraulica dell’impianto di riscaldamento, la regolazione delle valvole termostatiche e l’eventuale integrazione con pannelli radianti o pompe di calore puntuali possono fare una grande differenza.

Infine, il comfort non dipende solo dalla temperatura dell’aria, ma anche dalla temperatura media radiante delle superfici. Eliminare un ponte termico significa portare le pareti fredde a temperature più vicine a quelle dell’ambiente, evitando la sensazione di freddo radiante e migliorando il benessere percepito.