È Possibile Usare ACS Per Riscaldare Piscina O Tappeto Riscaldante?

1. Introduzione Al Concetto Di Utilizzo Dell’ACS Per Applicazioni Diverse Dal Solo Uso Sanitario

Quando si parla di ACS – acronimo di acqua calda sanitaria – si fa riferimento all’acqua destinata al consumo umano, prodotta a temperatura controllata e distribuita attraverso l’impianto idraulico di un’abitazione o di una struttura ricettiva. Tradizionalmente, l’ACS è pensata per uso domestico: docce, lavandini, cucina. Tuttavia, negli ultimi anni, si è diffusa la curiosità di capire se questo tipo di acqua calda possa essere impiegata anche per scopi “non convenzionali”, come ad esempio il riscaldamento di una piscina o di un tappeto riscaldante.

Questa idea nasce spesso da due fattori: la presenza di un impianto già dimensionato per produrre ACS in abbondanza (magari alimentato da fonti rinnovabili come pannelli solari termici o pompe di calore) e il desiderio di sfruttare al massimo il calore prodotto, evitando sprechi. Tuttavia, l’uso dell’ACS per queste applicazioni non è così immediato come potrebbe sembrare: ci sono limiti tecnici, normativi, igienico-sanitari e anche economici da valutare attentamente.

L’errore più comune è pensare che l’acqua calda sia “uguale” in qualsiasi circuito. In realtà, la normativa italiana ed europea distingue in modo netto tra circuito sanitario (cioè quello dell’acqua potabile, anche se riscaldata) e circuito tecnico (quello di riscaldamento, per intenderci). Confondere questi due mondi non è soltanto una questione di terminologia: può comportare problemi di sicurezza, rischi di contaminazione batterica e violazioni di legge.

Per capire se e come sia possibile utilizzare l’ACS per riscaldare una piscina o un tappeto riscaldante, bisogna prima analizzare la natura tecnica di questi impianti e le loro esigenze termiche, confrontandole con la produzione tipica di acqua calda sanitaria.

 

2. Differenze Fondamentali Tra ACS e Acqua Per Impianti Tecnici

Per affrontare seriamente il tema, dobbiamo comprendere la distinzione fondamentale tra due tipologie di acqua calda: quella per uso sanitario e quella per uso tecnico.

L’acqua calda sanitaria è acqua potabile riscaldata, destinata al consumo umano. È soggetta a controlli di qualità, deve rispettare determinati requisiti di purezza e viene normalmente riscaldata a temperature comprese tra 45 °C e 60 °C, con cicli periodici di disinfezione termica per prevenire la proliferazione della Legionella.

L’acqua tecnica, invece, è quella che circola negli impianti di riscaldamento, nei radiatori, nei pannelli radianti a pavimento o nelle serpentine di una piscina. Non è destinata al consumo umano, può contenere additivi anticorrosione o antigelo e non è soggetta alle stesse norme igieniche.

La regola d’oro è che i due circuiti non devono mai entrare in contatto diretto. Quando serve trasferire calore dall’uno all’altro, si utilizzano scambiatori di calore a piastre o a fascio tubiero, in modo che l’acqua sanitaria non si mischi con quella tecnica.

Questo significa che, se vuoi sfruttare il calore dell’ACS per riscaldare una piscina o un tappeto riscaldante, non puoi semplicemente collegare l’impianto sanitario al circuito della piscina o del tappeto: devi prevedere un sistema di separazione.

Un esempio pratico: se disponi di un bollitore solare termico che produce molta ACS in estate, potresti installare uno scambiatore che trasferisce il calore all’acqua della piscina, senza che i due fluidi si tocchino mai. Allo stesso modo, un tappeto riscaldante potrebbe essere alimentato da acqua tecnica riscaldata indirettamente dall’ACS.

 

3. Riscaldare Una Piscina Con L’ACS: Possibilità E Limiti

L’idea di utilizzare l’acqua calda sanitaria per riscaldare una piscina nasce spesso da chi possiede impianti sovradimensionati o pannelli solari termici che producono più calore di quanto necessario. In estate, soprattutto in località soleggiate, i collettori solari possono produrre ACS in abbondanza, superando il fabbisogno domestico e generando il rischio di sovratemperatura del circuito. In questi casi, cedere il calore in eccesso all’acqua della piscina sembra una soluzione logica.

Dal punto di vista tecnico, è possibile farlo, ma servono alcuni accorgimenti:

  • Separazione dei circuiti tramite scambiatore di calore, come già spiegato.
  • Controllo della temperatura: l’acqua della piscina non deve superare determinati valori per motivi di comfort e sicurezza (generalmente 28–30 °C per le piscine ricreative).
  • Portata termica adeguata: riscaldare una piscina richiede molta energia. Ad esempio, per portare 50 m³ d’acqua da 20 °C a 28 °C servono circa 464 kWh di energia termica netta.

Il problema principale è che l’ACS è prodotta “a richiesta” e in quantità limitata. Un impianto domestico medio non è pensato per fornire il fabbisogno energetico enorme di una piscina, se non in modo saltuario o con l’ausilio di una fonte rinnovabile costante e potente.

Perciò, l’uso dell’ACS per riscaldare la piscina ha senso soprattutto come integrazione: ad esempio, quando la produzione solare è eccessiva, oppure quando si vuole mantenere la temperatura dell’acqua stabile durante brevi periodi di utilizzo. Se invece pensi di usarla come fonte principale di calore per tutta la stagione, rischi di trovarla inefficiente e costosa.

 

4. Il Caso Dei Tappeti Riscaldanti: Rischi, Benefici E Alternative

I tappeti riscaldanti ad acqua sono sistemi a bassa temperatura che richiedono acqua tecnica a circa 30–40 °C. Sono utilizzati per riscaldare localmente superfici o aree specifiche, ad esempio in zone di lavoro, serre o spazi residenziali.

L’idea di alimentarli direttamente con ACS può sembrare semplice, ma qui il problema non è solo tecnico: è normativo e igienico. Far circolare acqua sanitaria in un circuito chiuso che non viene utilizzato per consumo umano comporta due rischi:

  1. Stagnazione: se l’acqua rimane ferma, aumenta il rischio di proliferazione batterica.
  2. Contaminazione: eventuali materiali del circuito potrebbero rilasciare sostanze indesiderate nell’acqua, rendendola non più potabile.

Per questo motivo, nella pratica professionale, non si utilizza mai ACS direttamente per alimentare tappeti riscaldanti. La soluzione corretta è sempre il trasferimento di calore tramite scambiatore, creando un circuito tecnico dedicato.

Un vantaggio di questo approccio è che il tappeto riscaldante, essendo a bassa temperatura, si presta bene a ricevere calore da fonti rinnovabili o da recuperi termici, riducendo i consumi complessivi. Ad esempio, una pompa di calore aria-acqua che produce ACS a 50 °C può cedere parte del calore a un circuito secondario per il tappeto, con minima perdita di efficienza.

 

5. Normativa, Sicurezza E Buone Pratiche

In Italia, il D.Lgs. 31/2001 e successive modifiche stabiliscono che l’acqua destinata al consumo umano deve rispettare specifici requisiti chimico-fisici e microbiologici. L’impianto di ACS deve essere progettato e mantenuto in modo da evitare contaminazioni.

L’uso improprio dell’ACS in circuiti tecnici può violare queste norme, soprattutto se comporta la mancanza di separazione fisica tra i due circuiti. Le buone pratiche ingegneristiche, oltre alla legge, raccomandano sempre l’uso di scambiatori e valvole di non ritorno per impedire il rientro di acqua tecnica nel circuito sanitario.

Un altro aspetto riguarda la Legionella pneumophila: il rischio aumenta quando l’acqua rimane ferma a temperature comprese tra 20 °C e 45 °C. Per questo motivo, qualsiasi impianto che utilizzi ACS deve garantire ricambi frequenti e cicli di disinfezione termica.

Dal punto di vista della sicurezza elettrica e idraulica, l’uso di ACS in sistemi come piscine e tappeti riscaldanti richiede il rispetto di norme specifiche (CEI per la parte elettrica, UNI per la parte idraulica). Non si tratta di semplici “modifiche fai da te”: servono progettazione, materiali idonei e collaudi.

 

6. Considerazioni Economiche E Di Efficienza Energetica

Molti valutano l’uso dell’ACS per piscine o tappeti riscaldanti pensando che “se l’acqua è già calda, non costa nulla usarla”. In realtà, l’energia per riscaldare l’ACS ha un costo, a meno che non provenga da fonti rinnovabili gratuite. Anche in questo caso, c’è da considerare il costo degli impianti ausiliari (scambiatori, pompe, tubazioni aggiuntive) e le perdite termiche lungo il percorso.

Nel caso di un impianto solare termico ben dimensionato, il recupero del calore in eccesso per la piscina può essere una scelta eccellente, evitando surriscaldamenti e aumentando il rendimento annuo. Con una pompa di calore, invece, bisogna valutare attentamente la COP in funzione della temperatura richiesta: mantenere una piscina a 28 °C in autunno con ACS prodotta a 55 °C potrebbe non essere economicamente sostenibile.

Per i tappeti riscaldanti, l’efficienza può essere molto alta se l’ACS proviene da un impianto a bassa temperatura, ad esempio una pompa di calore geotermica. Tuttavia, se devi alzare artificialmente la temperatura dell’ACS solo per alimentare il tappeto, il bilancio energetico potrebbe diventare negativo.

 

7. Conclusione: Quando Ha Senso E Quando No

In sintesi, , è tecnicamente possibile usare ACS per riscaldare una piscina o un tappeto riscaldante, ma non direttamente e non sempre in modo conveniente. La chiave sta nella separazione dei circuiti, nella gestione intelligente delle fonti di calore e nella consapevolezza dei limiti dell’ACS.

Funziona bene come recupero termico in impianti con produzione in eccesso (solare termico estivo, cogenerazione, pompe di calore sovradimensionate) e per applicazioni intermittenti o di mantenimento della temperatura. Non funziona bene come unica fonte di calore per applicazioni ad alto fabbisogno continuo, dove è meglio usare impianti dedicati.

Infine, la decisione deve essere guidata non solo da valutazioni tecniche, ma anche economiche, normative e igieniche. Chi pensa di realizzare un impianto del genere dovrebbe affidarsi a un progettista termotecnico esperto, capace di calcolare il fabbisogno reale, dimensionare correttamente lo scambiatore e garantire il rispetto delle norme di sicurezza.