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Introduzione: il ruolo crescente della pompa di calore nell’acqua calda sanitaria
Negli ultimi anni, le pompe di calore sono passate da essere soluzioni di nicchia per riscaldamento a diventare protagoniste assolute della transizione energetica negli edifici. Se un tempo il loro utilizzo era legato quasi esclusivamente al riscaldamento degli ambienti invernale o al raffrescamento estivo in modalità reversibile, oggi si affermano sempre più anche nella produzione di acqua calda sanitaria (ACS), cioè quell’acqua che utilizziamo ogni giorno per docce, lavandini e usi domestici.
La domanda “posso usare una pompa di calore anche per l’ACS?” trova ormai una risposta tecnica e normativa chiara: sì, è possibile e in molti casi conveniente. Tuttavia, la risposta non si esaurisce qui, perché le condizioni per cui la scelta è davvero ottimale dipendono da diversi fattori: clima, abitudini d’uso, dimensionamento dell’impianto, integrazione con altre fonti energetiche e incentivi disponibili.
Oggi, l’evoluzione della tecnologia, l’aggiornamento delle normative europee e italiane, e il calo dei costi di acquisto e installazione rendono le pompe di calore per ACS una soluzione sempre più competitiva rispetto agli scaldacqua elettrici tradizionali o alle caldaie a gas. Il principio di funzionamento rimane lo stesso di una pompa di calore per riscaldamento: estrarre calore da una fonte rinnovabile a bassa temperatura (aria, acqua o terreno) e trasferirlo a un fluido a temperatura più alta. La differenza sta nel fatto che, anziché alimentare termosifoni o pannelli radianti, il calore è trasferito a un serbatoio di accumulo per fornire ACS a 45–60 °C.
Questa possibilità, che fino a pochi anni fa era vista come una scelta di fascia alta o sperimentale, oggi è supportata da prestazioni affidabili, consumi ridotti e incentivi mirati che ne migliorano l’accessibilità economica.
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Come funziona una pompa di calore per ACS: tecnologia e peculiarità
Per comprendere appieno perché la pompa di calore sia adatta anche alla produzione di ACS, è utile entrare nel dettaglio del suo funzionamento. Una pompa di calore per ACS è sostanzialmente composta da quattro elementi principali: evaporatore, compressore, condensatore e valvola di espansione. Il ciclo termodinamico è il medesimo di qualsiasi sistema frigorifero, ma ottimizzato per il salto termico richiesto dall’acqua sanitaria.
La fonte di calore più comune per questo tipo di apparecchi è l’aria ambiente o l’aria esterna. Nei modelli a pompa di calore aria-acqua per ACS, l’evaporatore estrae energia termica dall’aria (anche a temperature basse, fino a -7 °C o meno nei modelli di ultima generazione) e, grazie al compressore, innalza il livello termico fino a trasferire il calore al circuito idraulico che alimenta un bollitore.
Un aspetto cruciale nella progettazione di questi sistemi è la gestione della temperatura dell’acqua. Per motivi igienico-sanitari, l’acqua calda sanitaria deve raggiungere periodicamente temperature superiori ai 60 °C, così da prevenire la proliferazione della Legionella pneumophila, un batterio che si sviluppa in ambienti acquatici tiepidi. Alcuni modelli di pompa di calore riescono a raggiungere queste temperature solo con il compressore, mentre altri utilizzano una resistenza elettrica integrata che si attiva in caso di necessità.
Il COP (Coefficient of Performance) di una pompa di calore per ACS è generalmente inferiore a quello di una pompa di calore per riscaldamento, poiché il salto termico da ottenere è maggiore. Tuttavia, anche con valori di COP stagionale (SCOP) tra 2,5 e 3,5, il risparmio energetico rispetto a un boiler elettrico tradizionale può superare il 60%, specialmente in zone climatiche miti o se il sistema è abbinato a impianti fotovoltaici.
Negli ultimi anni si sono diffusi modelli ibridi, che combinano pompa di calore e resistenza elettrica, oppure pompa di calore e caldaia a condensazione. Questo consente un funzionamento ottimale in tutte le stagioni, riducendo i consumi nei mesi caldi e mantenendo alte prestazioni anche in inverno.
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Aspetti economici e incentivi disponibili nel 2025
Uno dei motivi per cui le pompe di calore per ACS stanno conoscendo un vero boom in Italia è la combinazione di costi di esercizio contenuti e incentivi fiscali ancora disponibili nel 2025. Negli anni scorsi, programmi come il Conto Termico 2.0 hanno spinto molte famiglie a sostituire scaldacqua elettrici o caldaie obsolete con soluzioni a pompa di calore. Questo incentivo è ancora attivo e prevede un contributo in conto capitale che può coprire fino al 65% della spesa sostenuta, con erogazione diretta sul conto corrente entro 2 mesi dall’approvazione della pratica.
Accanto al Conto Termico, permane la possibilità di usufruire della detrazione fiscale del 50% o 65% nell’ambito delle ristrutturazioni edilizie o della riqualificazione energetica, secondo le regole aggiornate al 2025. In particolare, la detrazione del 65% è prevista se la pompa di calore rientra in un intervento di riqualificazione che migliora la prestazione energetica globale dell’edificio.
Il costo di acquisto di una pompa di calore per ACS, a seconda della capacità del serbatoio e della tecnologia, può variare dai 1.200 ai 3.500 euro, installazione inclusa. Se confrontiamo questo investimento con quello di uno scaldacqua elettrico (che costa mediamente 300–600 euro), può sembrare elevato. Tuttavia, il tempo di ritorno dell’investimento (payback), soprattutto in abbinamento a un impianto fotovoltaico, può scendere sotto i 5 anni grazie alla drastica riduzione dei consumi elettrici.
Un calcolo esemplificativo: una famiglia di quattro persone consuma mediamente 2.500 kWh/anno per la produzione di ACS con un boiler elettrico tradizionale. Con una pompa di calore per ACS con COP medio 3, il consumo scende a circa 830 kWh/anno. Considerando un costo medio dell’energia elettrica di 0,28 €/kWh nel 2025, si passa da una spesa annua di 700 euro a circa 232 euro, con un risparmio di quasi 470 euro all’anno.
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Integrazione con fotovoltaico e altri impianti
Uno dei punti di forza più interessanti delle pompe di calore per ACS è la loro perfetta integrazione con un impianto fotovoltaico domestico. L’energia prodotta in eccesso nelle ore centrali della giornata può essere sfruttata per far funzionare la pompa di calore, riscaldando l’acqua e accumulandola per l’uso serale o mattutino. In questo modo, si aumenta l’autoconsumo e si riduce ulteriormente il prelievo dalla rete.
In Italia, lo scambio sul posto è stato sostituito dal servizio di autoconsumo diffuso e configurazioni di autoconsumo collettivo, oltre che dalle comunità energetiche rinnovabili (CER), che consentono di condividere l’energia prodotta localmente. In questo nuovo scenario, avere un sistema di accumulo termico come un bollitore alimentato da pompa di calore rappresenta un modo intelligente per “immagazzinare” energia solare sotto forma di calore.
L’integrazione non si limita al fotovoltaico: le pompe di calore per ACS possono lavorare in sinergia con impianti solari termici, caldaie a condensazione, stufe a pellet dotate di scambiatore e perfino con sistemi di recupero del calore da acque reflue. La gestione integrata può essere automatizzata tramite centraline intelligenti che ottimizzano il funzionamento in base alle condizioni climatiche, alla produzione fotovoltaica e alle fasce orarie di costo dell’energia.
Questa flessibilità rende la pompa di calore per ACS una componente fondamentale nei progetti di case a energia quasi zero (nZEB) e in contesti di riqualificazione energetica profonda.
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Progettazione, dimensionamento e consigli pratici
Scegliere una pompa di calore per ACS non è semplicemente acquistare un apparecchio: richiede una corretta valutazione del fabbisogno, un dimensionamento adeguato e un’installazione eseguita a regola d’arte.
Il dimensionamento del bollitore è uno degli aspetti più importanti. Un accumulo troppo piccolo rischia di non garantire acqua calda sufficiente nei momenti di picco, mentre uno troppo grande aumenta i costi e riduce l’efficienza a causa delle dispersioni termiche. In linea di massima, per una famiglia di quattro persone, un serbatoio da 250–300 litri rappresenta un buon compromesso, ma la valutazione deve sempre tenere conto delle abitudini specifiche (docce brevi o lunghe, uso contemporaneo di più punti acqua, ecc.).
Il posizionamento è un altro fattore determinante: le pompe di calore per ACS che prelevano aria dall’ambiente raffrescano il locale in cui sono installate, il che può essere un vantaggio in estate ma un problema in inverno. Per questo motivo, molti modelli sono progettati per aspirare e scaricare aria all’esterno, riducendo l’impatto sulla temperatura interna.
Dal punto di vista della manutenzione, questi sistemi richiedono controlli periodici simili a quelli degli altri apparecchi termici: verifica del circuito frigorifero, pulizia dei filtri dell’aria, controllo dell’anodo di magnesio del bollitore e verifica delle impostazioni della centralina di controllo. Una manutenzione regolare non solo preserva le prestazioni ma allunga la vita utile dell’impianto, che può superare i 15 anni.
Infine, è bene ricordare che la pompa di calore per ACS può essere programmata per funzionare nelle ore più convenienti dal punto di vista tariffario o quando il fotovoltaico produce di più. L’uso combinato di tariffe biorarie e domotica consente ulteriori risparmi.
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Conclusioni: una scelta strategica per il presente e il futuro
La possibilità di utilizzare una pompa di calore anche per la produzione di acqua calda sanitaria rappresenta oggi non solo una realtà consolidata, ma una delle scelte più intelligenti per chi desidera ridurre i consumi energetici, le emissioni di CO₂ e la dipendenza dai combustibili fossili.
Rispetto a un impianto tradizionale, i vantaggi sono molteplici: risparmio in bolletta, maggiore efficienza, integrazione con energie rinnovabili e incentivi economici. Le tecnologie attuali permettono prestazioni elevate in quasi tutte le condizioni climatiche italiane, garantendo comfort e sicurezza sanitaria.
In un contesto in cui la decarbonizzazione e l’efficienza energetica sono obiettivi imprescindibili, adottare una pompa di calore per ACS significa investire in un futuro più sostenibile, sia a livello ambientale che economico. E se ben dimensionata e integrata, questa soluzione può diventare il cuore di un sistema domestico ad alte prestazioni, pronto per affrontare le sfide energetiche dei prossimi decenni.