La questione della valutazione degli impianti a gasolio o biomassa nell’ambito dell’Attestato di Prestazione Energetica (APE) è di grande rilevanza per chi si occupa di riqualificazione edilizia, compravendita di immobili, o semplicemente desidera comprendere meglio la classe energetica del proprio edificio. Con l’evoluzione delle normative in materia di efficienza energetica, i criteri con cui viene redatto l’APE sono cambiati sensibilmente, soprattutto negli ultimi anni. Questo ha avuto un impatto diretto anche sul modo in cui gli impianti di riscaldamento sono valutati, e in particolare, su quelli che funzionano con combustibili tradizionali come il gasolio o con fonti rinnovabili come la biomassa.
Comprendere se e come questi impianti vengano considerati nei calcoli dell’APE è fondamentale per stimare correttamente la classe energetica di un edificio e le possibili strategie di miglioramento. In questo articolo approfondiremo il tema analizzando tutti gli aspetti rilevanti: dalla normativa vigente, alle differenze tra impianti a gasolio e impianti a biomassa, fino all’impatto reale che questi sistemi hanno sull’APE e sulle scelte strategiche per l’efficientamento energetico.
1. Cosa Valuta Esattamente Un APE E Perché È Importante
Per capire se e come gli impianti a gasolio o a biomassa siano presi in considerazione nel calcolo dell’APE, è essenziale comprendere cosa rappresenta questo documento e cosa misura realmente. L’Attestato di Prestazione Energetica è uno strumento tecnico che indica la prestazione energetica globale di un edificio attraverso una classe energetica che va dalla A4 (la più efficiente) alla G (la meno efficiente). Il certificato non si limita a considerare l’involucro edilizio, ma tiene conto di diversi parametri, tra cui:
- L’isolamento termico di pareti, tetto, pavimenti, serramenti;
- Le caratteristiche degli impianti di riscaldamento, raffrescamento e produzione di acqua calda sanitaria;
- L’eventuale presenza di fonti rinnovabili di energia (come impianti fotovoltaici o solari termici);
- I consumi stimati di energia primaria non rinnovabile e rinnovabile.
Nel contesto della redazione dell’APE, dunque, è evidente che gli impianti termici giocano un ruolo fondamentale. La tipologia del generatore, il combustibile utilizzato, il rendimento, la presenza di sistemi di regolazione, l’efficienza della distribuzione del calore: tutto contribuisce a determinare il risultato finale. Pertanto, è corretto affermare che sia gli impianti a gasolio che quelli a biomassa sono effettivamente considerati nei conteggi dell’APE.
Tuttavia, ciò non significa che abbiano lo stesso peso o che vengano trattati allo stesso modo. Anzi, la normativa distingue con precisione tra fonti fossili e fonti rinnovabili, e tra tecnologie obsolete e soluzioni ad alta efficienza. E proprio su questo si giocano le differenze più significative tra i due tipi di impianto.
2. Impianti A Gasolio: Una Soluzione Obsoleta E Penalizzante Nell’APE
Gli impianti a gasolio sono stati largamente utilizzati fino a qualche decennio fa, soprattutto nelle zone rurali o montane non servite dalla rete del gas metano. Oggi, tuttavia, sono considerati tecnologicamente superati e poco efficienti, sia dal punto di vista tecnico che ambientale. Il gasolio è un combustibile fossile, altamente inquinante e soggetto a forti fluttuazioni di prezzo, caratteristiche che lo rendono poco attrattivo anche dal punto di vista economico.
Dal punto di vista dell’Attestato di Prestazione Energetica, un impianto a gasolio è generalmente penalizzante per diversi motivi. Anzitutto, il suo rendimento stagionale medio è inferiore a quello di una moderna caldaia a condensazione a metano. Inoltre, la sua emissione di CO₂ per kWh prodotto è elevata, e questo va a incidere negativamente sul calcolo dell’energia primaria non rinnovabile, parametro chiave dell’APE.
Il risultato è che un’abitazione dotata di caldaia a gasolio difficilmente potrà ottenere una classe energetica elevata, a meno che non sia dotata di un involucro estremamente performante o di impianti rinnovabili che compensino l’impatto negativo della caldaia.
Inoltre, le normative più recenti, come il D.M. Requisiti Minimi (aggiornato con il Decreto Requisiti Tecnici Ecobonus e Superbonus), tendono a disincentivare fortemente l’uso del gasolio. Alcuni incentivi, infatti, non sono accessibili se l’edificio è dotato di un generatore alimentato con combustibili fossili come il gasolio, oppure ne impongono la sostituzione con generatori alimentati da fonti rinnovabili.
Va sottolineato che l’impianto a gasolio è comunque incluso nei conteggi APE, e viene valutato in base alle sue caratteristiche tecniche: potenza termica, rendimento, tipo di regolazione, distribuzione e emissione. Tuttavia, il suo impatto è fortemente negativo e spesso giustifica interventi di riqualificazione energetica che prevedano la sostituzione della caldaia con soluzioni più sostenibili.
3. Impianti A Biomassa: Una Soluzione Rinnovabile Ma Con Alcune Criticità
Diverso è il discorso per gli impianti a biomassa, categoria nella quale rientrano stufe, termostufe, caldaie alimentate a legna, pellet o cippato. Questi impianti, pur essendo ancora piuttosto diffusi soprattutto nelle zone montane e rurali, presentano caratteristiche molto diverse a seconda della tecnologia e del combustibile utilizzato.
Dal punto di vista dell’APE, gli impianti a biomassa sono inquadrati come impianti alimentati da fonte rinnovabile, in quanto la combustione della biomassa (se proveniente da filiere sostenibili) è considerata a bilancio neutro per quanto riguarda la CO₂. Questo aspetto ha un impatto positivo sul parametro dell’energia primaria rinnovabile, migliorando il punteggio finale dell’APE.
Tuttavia, non tutti gli impianti a biomassa sono uguali. Le caldaie a pellet di nuova generazione, dotate di accensione automatica, regolazione modulante e rendimenti elevati (superiori anche al 90%), possono contribuire in maniera determinante a migliorare la classe energetica dell’edificio. Al contrario, una vecchia stufa a legna non certificata, priva di sistemi di controllo della combustione, può risultare inefficiente e, in alcuni casi, addirittura penalizzante a causa delle emissioni inquinanti (particolato, monossido di carbonio, etc.).
Infatti, la normativa vigente impone requisiti sempre più stringenti anche per gli impianti a biomassa, soprattutto in riferimento alle emissioni. Le caldaie e stufe devono essere certificate almeno 4 stelle, secondo la classificazione ambientale prevista dal Decreto n. 186/2017. Solo le apparecchiature certificate possono essere considerate ad alta efficienza e, quindi, pienamente valorizzate nel calcolo dell’APE.
Un ulteriore elemento da considerare è l’integrazione con altri impianti: spesso gli impianti a biomassa vengono utilizzati come integrazione o backup per impianti principali alimentati da gas metano o pompe di calore. In questo caso, l’impianto a biomassa può essere considerato come secondario nel calcolo dell’APE, ma la sua efficienza e il suo contributo sono comunque valutati, purché vi sia una regolazione automatica e un collegamento idraulico al sistema principale.
4. Come Vengono Considerati Gli Impianti Nel Calcolo APE
Nel calcolo dell’Attestato di Prestazione Energetica, il software utilizzato (secondo la norma UNI/TS 11300) valuta in modo dettagliato tutti gli impianti tecnici presenti nell’edificio. L’impatto degli impianti a gasolio o biomassa dipende da molteplici fattori:
- Il tipo di generatore (caldaia a condensazione, stufa a pellet, termostufa, etc.);
- Il rendimento medio stagionale;
- La regolazione e gestione automatica;
- Il tipo di distribuzione del calore (radiatori, pannelli radianti, etc.);
- L’integrazione con altri sistemi, come pompe di calore, pannelli solari termici o fotovoltaici;
- La quantità di energia prodotta e la quota rinnovabile/non rinnovabile.
Il contributo alla classe energetica finale dipende soprattutto dall’equilibrio tra energia primaria non rinnovabile e rinnovabile. Un impianto a gasolio contribuisce negativamente in quanto produce energia primaria non rinnovabile con alte emissioni. Un impianto a biomassa può contribuire positivamente solo se è moderno, certificato, regolato automaticamente e utilizzato come fonte principale.
Va detto che l’APE tiene conto anche delle condizioni di utilizzo reali dell’edificio (clima, superficie utile, orientamento, etc.), quindi due edifici identici ma situati in zone climatiche diverse o con impianti diversi possono ottenere classi energetiche molto differenti.
In sintesi: gli impianti a gasolio e a biomassa sono entrambi considerati nel calcolo dell’APE, ma l’impatto sul risultato finale è diametralmente opposto. Il gasolio è penalizzante, la biomassa può essere valorizzata se usata in modo corretto.
5. Strategie Di Riqualificazione E Scelte Consapevoli Per Migliorare L’APE
Per chi possiede un immobile dotato di impianto a gasolio o biomassa e desidera migliorare la classe energetica, è importante valutare attentamente le opportunità di riqualificazione. In molti casi, una sostituzione dell’impianto a gasolio con una pompa di calore ad alta efficienza, eventualmente integrata da un impianto fotovoltaico, rappresenta la scelta più efficace sia per l’APE che per il risparmio energetico.
Tuttavia, se si desidera mantenere una stufa o caldaia a biomassa, bisogna assicurarsi che il sistema sia:
- Certificato almeno 4 stelle, meglio se 5 stelle;
- Dotato di regolazione automatica della combustione;
- Collegato a un accumulatore termico o impianto di distribuzione moderno;
- Installato in conformità con la normativa regionale (che in alcuni casi vieta l’uso di impianti sotto le 3 stelle).
Inoltre, l’integrazione con fonti rinnovabili (come solare termico o fotovoltaico) è spesso determinante per superare le soglie critiche e raggiungere classi energetiche più elevate, specialmente quando si parte da classi F o G.
Infine, è importante affidarsi a un certificatore energetico qualificato che conosca a fondo la normativa aggiornata e i criteri di valutazione. Solo in questo modo si può ottenere un APE realistico, utile per vendere o affittare l’immobile, ma anche come base per richiedere incentivi (come il Bonus Ristrutturazione o il Conto Termico).
Conclusione
Gli impianti a gasolio o a biomassa sono sempre presi in considerazione nei conteggi APE, ma con impatti molto diversi. Il gasolio, combustibile fossile e inquinante, è penalizzante e spesso motivo di bassa classificazione. La biomassa, se gestita correttamente con impianti moderni ed efficienti, può invece essere un alleato della riqualificazione energetica, contribuendo positivamente alla prestazione complessiva dell’edificio.
In un contesto normativo sempre più orientato alla sostenibilità e all’efficienza, scegliere il giusto impianto e conoscere il proprio APE non è solo un obbligo burocratico, ma uno strumento strategico per migliorare il comfort abitativo, ridurre le bollette e valorizzare il proprio immobile.
Se desideri un’analisi personalizzata del tuo impianto attuale o stai valutando interventi di riqualificazione per migliorare la tua classe energetica, il supporto di un consulente esperto può aiutarti a evitare errori e massimizzare i benefici.