La Stufa A Pellet Può Sostituire Completamente Il Riscaldamento A Gas?

  1. Il contesto energetico italiano e il ruolo crescente delle biomasse

Negli ultimi anni, il sistema energetico italiano ha subito profondi cambiamenti, spinti sia dalla necessità di ridurre la dipendenza dai combustibili fossili, sia dagli obiettivi ambientali imposti dalle direttive europee sul contenimento delle emissioni climalteranti. In questo scenario, le fonti rinnovabili hanno assunto un ruolo centrale nella strategia di decarbonizzazione. Tra queste, le biomasse legnose, e in particolare i pellet, stanno conquistando un’importanza crescente nel comparto del riscaldamento domestico, spesso in alternativa ai tradizionali impianti a gas metano o GPL.

L’idea di sostituire completamente un impianto a gas con una stufa a pellet non è più una semplice ipotesi, ma una possibilità concreta per molte famiglie italiane, soprattutto nelle aree montane, rurali e nei piccoli centri, dove l’accesso alla rete del gas può essere limitato o assente, oppure dove il costo del GPL risulta proibitivo. Tuttavia, prima di valutare una sostituzione integrale, è necessario comprendere appieno cosa significhi affidarsi esclusivamente a una stufa a pellet per il riscaldamento della propria abitazione.

Le stufe a pellet, rispetto alle caldaie a condensazione a gas, offrono vantaggi interessanti dal punto di vista del costo del combustibile e dell’impatto ambientale, ma comportano anche limiti in termini di gestione, comfort termico, potenza termica disponibile e regolazione automatica. Per questo motivo, la sostituzione totale deve essere valutata con attenzione, in base a una serie di fattori tecnici, economici e normativi.

 

  1. Come funziona una stufa a pellet e quali sono le sue potenzialità

Le stufe a pellet appartengono alla categoria dei generatori a biomassa e funzionano mediante la combustione controllata di pellet, ovvero piccoli cilindri compressi di segatura essiccata, ad alta densità energetica. Questo combustibile rinnovabile ha un potere calorifico medio di circa 4,5-5,0 kWh/kg e viene bruciato in una camera di combustione alimentata automaticamente da una coclea.

La gestione del combustibile, il controllo della combustione, la regolazione della temperatura e la ventilazione dell’aria calda avvengono in modo semi-automatico o automatico, grazie a una scheda elettronica integrata. Tuttavia, rispetto alle caldaie a gas, la presenza umana è ancora fondamentale per la pulizia periodica, il caricamento del serbatoio e la manutenzione ordinaria.

Le moderne stufe a pellet, in particolare quelle canalizzabili o idro, possono raggiungere rendimento superiori all’85% e, in alcuni modelli, anche oltre il 90%. Quelle canalizzabili sono dotate di ventilatori che permettono di spingere l’aria calda in più ambienti della casa tramite appositi condotti, mentre le stufe idro sono progettate per alimentare l’intero impianto di riscaldamento, inclusi termosifoni e talvolta anche l’acqua calda sanitaria, proprio come una caldaia.

Dal punto di vista della potenza termica, i modelli più diffusi in ambito residenziale variano tra i 6 kW e i 25 kW, coprendo bene il fabbisogno energetico di abitazioni fino a 200 m² se ben isolate. Tuttavia, in case più grandi o poco coibentate, può rendersi necessario affiancare alla stufa un impianto secondario o scegliere una caldaia a pellet vera e propria, che può arrivare anche a 35-50 kW.

 

  1. Fattori da considerare per una sostituzione totale del riscaldamento a gas

La possibilità di sostituire completamente il gas con una stufa a pellet dipende da una molteplicità di fattori, tra cui le caratteristiche dell’edificio, il clima della zona, il tipo di impianto esistente, le esigenze dell’utente e la disponibilità di spazio per l’installazione e lo stoccaggio del combustibile.

Nelle abitazioni di piccole o medie dimensioni, con una buona classe energetica (A1, A2, B), ben isolate e dotate di impianti termici moderni, l’utilizzo di una stufa a pellet può garantire una copertura quasi totale del fabbisogno termico invernale. In tali casi, soprattutto con una stufa idro collegata all’impianto dei radiatori o del riscaldamento a pavimento, è realistico eliminare completamente la caldaia a gas.

Al contrario, in edifici datati, scarsamente isolati, magari distribuiti su più livelli o con geometrie complesse, una stufa singola potrebbe non bastare. In questi casi, l’alternativa più efficace è rappresentata da una caldaia a pellet centralizzata, da installare in sostituzione dell’attuale caldaia a gas, con collegamento diretto all’impianto di distribuzione esistente.

Un altro aspetto fondamentale è la produzione di acqua calda sanitaria (ACS). Le normali stufe a pellet non forniscono acqua calda per uso sanitario. Solo le stufe idro dotate di kit ACS o le caldaie a pellet con bollitore integrato possono offrire questa funzione. In alternativa, è possibile affiancare un boiler elettrico, un bollitore con pompa di calore o un sistema solare termico per coprire il fabbisogno di acqua calda.

È essenziale, inoltre, disporre dello spazio sufficiente per lo stoccaggio del pellet: mediamente servono circa 3-4 tonnellate all’anno per una casa di 120 m², il che significa almeno 5-6 m³ di volume utile in cantina o in un locale tecnico, meglio se ventilato e asciutto.

 

  1. Aspetti normativi, incentivi e detrazioni aggiornati al 2025

Dal punto di vista normativo, l’installazione di una stufa a pellet in sostituzione del riscaldamento a gas è perfettamente ammessa dalla legislazione vigente, ma deve rispettare precisi requisiti in materia di sicurezza, emissioni e rendimento. A partire dal 1° gennaio 2022, tutti i nuovi generatori a biomassa installati devono essere conformi alla classe 4 o 5 stelle ambientali secondo i criteri del DM 186/2017, soprattutto per accedere agli incentivi statali.

Nel 2025, le principali agevolazioni attive per l’installazione di stufe e caldaie a pellet sono due:

  • Conto Termico 2.0: un contributo diretto gestito dal GSE, valido per la sostituzione di impianti a biomassa obsoleti o generatori a gasolio, GPL o gas naturale. L’incentivo copre fino al 65% della spesa sostenuta, con un massimo di circa 5.000 euro per le stufe e 8.000-9.000 euro per le caldaie a pellet. L’erogazione avviene in un’unica soluzione per importi fino a 5.000 euro.
  • Bonus Ristrutturazioni 50%: disponibile fino al 31 dicembre 2025, consente la detrazione IRPEF del 50% della spesa in 10 anni per interventi di efficientamento energetico, tra cui rientra anche l’installazione di stufe e caldaie a pellet.

Il Superbonus 110%, invece, non è più disponibile per questi interventi, se non in rare eccezioni legate alla ristrutturazione di interi condomini o in zone colpite da eventi sismici, ma in questi casi le condizioni sono molto più stringenti.

Dal punto di vista urbanistico, non sono richiesti permessi edilizi particolari, a meno che l’intervento non preveda modifiche strutturali, nuove canne fumarie esterne visibili o ampliamenti dell’edificio. È comunque necessaria una dichiarazione di conformità dell’impianto rilasciata da tecnico abilitato (DM 37/2008), e l’obbligo di collegamento a una canna fumaria a norma UNI 10683.

 

  1. Confronto economico e ambientale tra pellet e gas

Il confronto tra una stufa a pellet e un impianto a gas non può prescindere da un’analisi economica dettagliata e da una valutazione delle emissioni inquinanti. Sul piano dei costi di esercizio, il pellet risulta ancora oggi uno dei combustibili più economici sul mercato.

Nel 2025, il prezzo medio del pellet certificato ENplus A1 si aggira intorno ai 350-420 €/tonnellata, con un costo per kWh termico di circa 0,08-0,09 €/kWh, mentre il gas metano, complice l’instabilità geopolitica e la fluttuazione dei mercati energetici, si colloca intorno a 0,12-0,14 €/kWh (considerando le tariffe domestiche per usi di riscaldamento).

Questo significa che, a parità di energia termica prodotta, il pellet consente un risparmio del 30-40% sui costi di riscaldamento, anche tenendo conto dell’efficienza di combustione inferiore rispetto al gas. Va però considerato il costo iniziale dell’impianto, che per una stufa a pellet canalizzabile può variare da 2.500 a 5.000 euro installazione compresa, e per una caldaia a pellet può superare i 7.000-10.000 euro, soprattutto se integrata con bollitore e accumulo.

Dal punto di vista ambientale, la combustione del pellet è considerata a bilancio neutro di CO₂, poiché il carbonio emesso durante la combustione equivale a quello assorbito dalla pianta durante la crescita. Tuttavia, le stufe a pellet emettono comunque polveri sottili e ossidi di azoto, in quantità molto inferiori rispetto alla legna, ma comunque da tenere sotto controllo soprattutto nelle aree urbane e in zone soggette a vincoli ambientali.

In confronto, la combustione del metano è più pulita per quanto riguarda il particolato, ma emette quantità rilevanti di CO₂ e metano non combusto, un gas serra molto più potente dell’anidride carbonica. Inoltre, con l’obiettivo europeo di neutralità climatica al 2050, l’abbandono graduale del gas è ormai tracciato.

 

Conclusione: la stufa a pellet può davvero sostituire il gas?

In conclusione, sì, è possibile sostituire completamente il riscaldamento a gas con una stufa a pellet, ma solo a patto di rispettare una serie di condizioni tecniche, impiantistiche e logistiche. La scelta migliore per una sostituzione completa non è la classica stufa ad aria, ma una stufa idro o una caldaia a pellet, in grado di alimentare l’intero impianto domestico e, se necessario, anche l’acqua calda sanitaria.

L’investimento iniziale può essere ammortizzato nel giro di pochi anni grazie agli incentivi e al risparmio sui consumi, e la soluzione si rivela ecologicamente sostenibile se si utilizza pellet certificato, preferibilmente di origine locale. È tuttavia indispensabile affidarsi a un tecnico qualificato per valutare correttamente il fabbisogno energetico dell’abitazione, la distribuzione interna del calore e la compatibilità dell’impianto esistente.

Con una progettazione accurata e una manutenzione regolare, la stufa a pellet rappresenta oggi una valida alternativa al gas, in grado di offrire comfort, risparmio ed efficienza. L’evoluzione tecnologica del settore, unita alla consapevolezza ambientale crescente, rende questa transizione non solo possibile, ma auspicabile.