1. Introduzione: il ruolo dell’APE nel contesto energetico moderno
L’Attestato di Prestazione Energetica (APE) è oggi uno degli strumenti più importanti per valutare le caratteristiche energetiche di un edificio. Non si tratta di un mero documento burocratico: rappresenta una fotografia tecnica della capacità di un immobile di consumare e, in parte, produrre energia, offrendo informazioni preziose sia al proprietario che a potenziali acquirenti o inquilini.
Negli ultimi anni, l’attenzione verso le fonti rinnovabili – come pannelli solari fotovoltaici, pannelli solari termici e pompe di calore – è cresciuta in modo esponenziale. Questo cambiamento è stato favorito non solo da una maggiore sensibilità ambientale, ma anche da interventi normativi europei e nazionali che hanno spinto verso una transizione energetica accelerata.
Oggi, un edificio dotato di impianti che sfruttano energia rinnovabile non solo consuma meno energia primaria proveniente da fonti fossili, ma può anche beneficiare di un miglioramento diretto della classe energetica nell’APE. Questo perché la normativa vigente, in linea con le direttive europee EPBD (Energy Performance of Buildings Directive) recepite in Italia, prevede che il calcolo dell’APE tenga conto delle fonti rinnovabili sia in termini di riduzione dei consumi che di incremento dell’autoproduzione.
Il concetto chiave è che l’APE non valuta solo quanta energia si consuma, ma anche quale tipo di energia viene utilizzata. E qui le rinnovabili giocano un ruolo cruciale: un chilowattora di energia autoprodotta da fotovoltaico ha un impatto molto diverso, ai fini dell’indice di prestazione energetica, rispetto a uno prelevato dalla rete elettrica nazionale alimentata in buona parte da fonti fossili.
2. Come l’APE considera le fonti rinnovabili nel calcolo
Per comprendere il legame tra impianti rinnovabili e classe energetica, è fondamentale capire come viene elaborato il calcolo dell’APE. In Italia, il processo è regolamentato dal D.M. 26 giugno 2015 (“Requisiti minimi”) e dal D.M. 26 giugno 2015 – Linee guida nazionali per la certificazione energetica, più volte aggiornati, oltre che da norme tecniche come la UNI/TS 11300 (serie) che definiscono le metodologie di calcolo.
Nel calcolo dell’APE vengono considerati vari parametri, tra cui:
- Indice di prestazione energetica globale (EPgl), espresso in kWh/m² anno.
- Consumi di energia primaria non rinnovabile e rinnovabile.
- Rendimenti degli impianti termici, elettrici e di produzione di acqua calda sanitaria.
- Eventuali sistemi di produzione da fonti rinnovabili integrati nell’edificio.
Un impianto fotovoltaico, ad esempio, incide in modo diretto sulla riduzione dell’EPgl,nren (energia primaria non rinnovabile), poiché l’energia elettrica autoprodotta e autoconsumata sostituisce quella proveniente dalla rete. In modo simile, una pompa di calore ad alta efficienza riduce i consumi di energia primaria grazie a un coefficiente di prestazione (COP o SCOP) superiore rispetto alle caldaie tradizionali.
In pratica, quando il tecnico certificatore elabora l’APE, deve calcolare:
- L’energia richiesta dall’edificio per soddisfare i fabbisogni (riscaldamento, raffrescamento, ACS, illuminazione).
- Quanta di questa energia viene fornita da fonti rinnovabili installate in loco.
- Quanta proviene dalla rete o da combustibili fossili.
Il peso delle rinnovabili è quindi esplicito nel calcolo. Un edificio che soddisfa una quota significativa del proprio fabbisogno con impianti rinnovabili potrà ottenere un salto di classe energetica, con benefici non solo in termini ambientali ma anche economici, considerando l’aumento del valore di mercato dell’immobile.
3. Tecnologie rinnovabili e impatto sulla classe energetica
Le fonti rinnovabili più comuni installate negli edifici residenziali e commerciali in Italia sono tre: il fotovoltaico, il solare termico e le pompe di calore. Ognuna di queste ha un impatto differente sull’APE.
Il fotovoltaico converte la radiazione solare in energia elettrica. Nel calcolo dell’APE, l’energia elettrica prodotta e autoconsumata riduce i kWh di energia primaria non rinnovabile. È importante sottolineare che dal 2024 non è più attivo lo scambio sul posto come lo conoscevamo: oggi si parla di autoconsumo individuale o condiviso (comunità energetiche). Ai fini dell’APE, conta solo l’energia autoconsumata direttamente, non quella ceduta alla rete.
Il solare termico produce acqua calda sanitaria sfruttando il calore del sole. La normativa impone, nei nuovi edifici o nelle ristrutturazioni importanti, di coprire con fonti rinnovabili almeno il 50% del fabbisogno di ACS. Questo contributo entra nel calcolo dell’APE come riduzione del fabbisogno di energia primaria non rinnovabile per la produzione di acqua calda.
Le pompe di calore sono particolarmente rilevanti: utilizzano energia elettrica per trasferire calore da una sorgente a bassa temperatura (aria, acqua, suolo) a un ambiente da riscaldare. Se alimentate da energia rinnovabile autoprodotta, l’effetto sull’APE è doppio: riducono i consumi grazie all’elevata efficienza e sfruttano energia a bassa impronta di carbonio. Le versioni più evolute, come quelle geotermiche, possono raggiungere COP stagionali molto alti, con conseguente drastico miglioramento della classe energetica.
L’impatto di queste tecnologie è talmente significativo che, in molti casi, un edificio di classe C o D può passare a B o addirittura A semplicemente installando un impianto fotovoltaico dimensionato correttamente e una pompa di calore ad alta efficienza, senza interventi invasivi sull’involucro.
4. Normativa aggiornata e requisiti minimi
Dal punto di vista normativo, la Direttiva (UE) 2018/844 e il suo aggiornamento nel pacchetto Fit for 55 hanno imposto obiettivi sempre più stringenti per gli Stati membri. In Italia, questo si traduce in obblighi precisi sia per le nuove costruzioni che per le ristrutturazioni rilevanti.
L’APE deve essere redatto da un tecnico abilitato e valido per 10 anni, a condizione che non vengano eseguiti interventi che modifichino le prestazioni energetiche dell’edificio. In presenza di impianti rinnovabili, il tecnico deve riportare in maniera chiara:
- La quota di energia primaria coperta da fonti rinnovabili.
- I dati di produzione stimata annua.
- L’impatto sull’EPgl,nren e sull’EPgl,ren.
Dal 2021, inoltre, tutti i nuovi edifici devono essere NZEB (Nearly Zero Energy Building), ovvero edifici a consumo quasi zero. Per rispettare tale requisito, è indispensabile integrare sistemi rinnovabili come fotovoltaico, solare termico e pompe di calore ad alta efficienza.
Un aspetto spesso trascurato è che la normativa considera anche la copertura dei fabbisogni termici ed elettrici tramite comunità energetiche. Se un edificio partecipa a una comunità e beneficia di energia condivisa, questa quota – se tecnicamente dimostrabile – può essere considerata nel calcolo dell’APE come energia rinnovabile disponibile in loco o nelle vicinanze.
5. Vantaggi pratici e prospettive future
Integrare fonti rinnovabili in un edificio non è solo una questione di “punteggio” nell’APE. Ha ricadute dirette su bollette, comfort abitativo e valore immobiliare. Un immobile di classe A o B con impianti rinnovabili integrati può registrare un aumento di valore di mercato anche del 10-20% rispetto a uno di pari caratteristiche ma in classe inferiore.
Dal punto di vista ambientale, ogni chilowattora autoprodotto da rinnovabili riduce le emissioni di CO₂ e contribuisce al raggiungimento degli obiettivi climatici nazionali. Non è un caso che i futuri aggiornamenti della normativa europea puntino a rendere obbligatoria, dal 2030, la riqualificazione energetica degli edifici con le classi peggiori.
Per il proprietario, ciò significa che investire oggi in pannelli solari o pompe di calore non solo migliora l’APE, ma mette al riparo da futuri obblighi di ristrutturazione imposti per legge. Con la progressiva elettrificazione dei consumi e la diffusione di sistemi di accumulo, il peso delle rinnovabili nel calcolo dell’APE sarà destinato a crescere ancora.
In prospettiva, il concetto stesso di APE potrebbe evolvere per includere in modo più dettagliato il bilancio energetico dinamico di un edificio, considerando anche il momento in cui l’energia viene prodotta e consumata. Questo sarebbe particolarmente rilevante per le abitazioni dotate di accumulo o collegate a reti intelligenti (smart grid).