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Comprendere Il Problema: Il Ruolo Del Pavimento Nella Dispersione Termica
Quando si parla di efficienza energetica in edilizia, l’attenzione si concentra quasi sempre su elementi ben noti come il tetto, le pareti esterne, i serramenti, o il sistema di riscaldamento. Tuttavia, c’è una parte dell’involucro edilizio che, per lungo tempo, è stata trascurata: il pavimento a contatto con il terreno. Questo elemento, apparentemente secondario, può rappresentare una sorgente importante di dispersione termica, soprattutto nei climi freddi e negli edifici con scarso isolamento di base.
L’interfaccia tra la platea di fondazione o il solaio e il suolo rappresenta un punto di scambio termico continuo con l’ambiente esterno, anche se non in senso tradizionale. Il terreno, infatti, mantiene una temperatura più stabile rispetto all’aria esterna, ma ciò non significa che sia termicamente neutro. Anzi, in inverno può rappresentare un serbatoio freddo che assorbe calore dalle strutture dell’edificio, mentre in estate può diventare una massa che tende a raffreddare, ma solo se l’isolamento e la progettazione lo permettono.
In edifici non isolati o costruiti prima degli anni ’90, è frequente che il pavimento direttamente a contatto con il terreno sia completamente privo di barriera termica. Questo significa che, indipendentemente dalla qualità degli altri interventi effettuati, una quota significativa del calore interno continua a disperdersi verso il basso, vanificando parte degli sforzi per ridurre i consumi energetici.
Con l’aumentata attenzione alle prestazioni energetiche degli edifici – dettata anche dalle normative nazionali ed europee – la questione dell’isolamento del pavimento è diventata sempre più centrale, soprattutto in sede di ristrutturazione. Ma la domanda che molti si pongono è: serve davvero isolare i pavimenti a contatto con il terreno? La risposta, come vedremo, non è affatto banale.
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Il Comportamento Termico Del Terreno E L’Interazione Con Il Pavimento
Per comprendere l’importanza dell’isolamento del pavimento, bisogna prima conoscere il comportamento del terreno dal punto di vista termico. A differenza dell’aria, che può variare di decine di gradi nell’arco delle stagioni, il terreno presenta una certa inerzia termica. In profondità, la temperatura si mantiene relativamente stabile, ma questo non implica che il contatto diretto con il terreno sia vantaggioso per l’edificio.
Durante l’inverno, la temperatura del terreno a circa 1,5 metri di profondità si aggira, nella maggior parte delle zone italiane, tra i 6 e i 12 gradi Celsius. Se consideriamo che la temperatura interna di un’abitazione è in media di 20-22 gradi, è evidente che esiste un gradiente termico costante che porta il calore interno a migrare verso il basso. E questo avviene anche quando fuori ci sono pochi gradi sopra lo zero, o addirittura temperature negative.
Al contrario, in estate, il terreno può rappresentare un vantaggio passivo se ben gestito, poiché può mitigare il surriscaldamento degli ambienti interni. Tuttavia, questo effetto è spesso sopravvalutato: in presenza di un pavimento non isolato, il comfort estivo viene compromesso dalla mancanza di controllo del flusso termico, con il rischio di aumentare anche il tasso di umidità interna.
È quindi evidente che il terreno non è un alleato neutro, ma un elemento attivo che deve essere gestito in modo intelligente attraverso un isolamento adeguato. Senza una barriera termica tra l’edificio e il suolo, il pavimento diventa un ponte termico permanente che contribuisce in modo non trascurabile al fabbisogno energetico dell’edificio.
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Tecniche E Materiali Di Isolamento: Quali Soluzioni Sono Davvero Efficaci
Una volta compresa l’importanza dell’isolamento del pavimento, il passo successivo è analizzare le soluzioni tecniche disponibili. Le tecnologie attuali permettono di intervenire sia in fase di nuova costruzione, sia in contesto di ristrutturazione edilizia, seppur con approcci e costi differenti.
Nei nuovi edifici, l’isolamento viene inserito direttamente nel pacchetto di fondazione, generalmente sotto la soletta o la platea, utilizzando pannelli rigidi in polistirene espanso sinterizzato (EPS), polistirene estruso (XPS) o poliuretano espanso. Questi materiali hanno un ottimo comportamento termico, sono resistenti all’umidità e sopportano bene i carichi statici e dinamici. Lo spessore varia generalmente tra i 6 e i 12 cm, ma può arrivare anche a 15 cm nelle case passive o NZEB (Nearly Zero Energy Building).
Nel caso delle ristrutturazioni, le sfide aumentano. Spesso, non è possibile rimuovere l’intero pacchetto pavimento, o non si può intervenire dal basso, soprattutto nei condomìni. In questi casi si può valutare un isolamento sopra il pavimento esistente, con materiali a basso spessore ma alta efficienza termica, come i pannelli in aerogel o in poliuretano ad alta densità. Tuttavia, questi sistemi hanno costi superiori, e richiedono una valutazione attenta in termini di spessore disponibile, compatibilità con le altezze interne e soluzioni per le soglie delle porte.
Un altro aspetto fondamentale è la barriera al vapore. Un pavimento isolato, ma privo di adeguata protezione all’umidità di risalita, rischia di sviluppare muffe, condensa e degradazioni strutturali. Ecco perché l’isolamento termico deve essere sempre accoppiato a un sistema di impermeabilizzazione, in grado di proteggere l’edificio dall’umidità capillare proveniente dal sottosuolo.
In sintesi, oggi esistono numerose tecniche per isolare il pavimento in modo efficace. Tuttavia, la scelta del materiale, la configurazione del pacchetto edilizio e la verifica delle condizioni ambientali sono elementi essenziali per ottenere risultati concreti e duraturi.
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Benefici Reali: Comfort, Risparmio Energetico E Valore Immobiliare
Isolare il pavimento a contatto con il terreno non è un intervento puramente teorico. I benefici che si possono ottenere sono concreti e misurabili, sia in termini di comfort abitativo, sia di efficienza energetica, senza dimenticare il valore dell’immobile.
Dal punto di vista del comfort, un pavimento non isolato può risultare freddo al tatto durante i mesi invernali, anche se la temperatura dell’ambiente è apparentemente corretta. Questa sensazione, legata al fenomeno dello scambio radiativo, influisce sul benessere percepito, portando ad aumentare la temperatura impostata del riscaldamento, con il conseguente aumento dei consumi. Un buon isolamento del pavimento riduce questa sensazione di disagio, permettendo di abbassare anche di 1-2 gradi la temperatura senza compromettere il comfort.
Il secondo grande vantaggio è il risparmio energetico. Le stime aggiornate indicano che in un’abitazione senza isolamento del pavimento si può perdere fino al 15% del calore complessivo, percentuale che aumenta nei climi freddi o negli edifici con ampie superfici a contatto con il terreno. Isolare correttamente può portare a una riduzione della bolletta energetica tra il 7% e il 15% annuo, a seconda dei casi, con un tempo di ritorno dell’investimento variabile ma spesso inferiore ai 10 anni, soprattutto se abbinato ad altri interventi (ad esempio sostituzione degli infissi o della caldaia).
Il terzo aspetto è quello della valorizzazione dell’immobile. Con la nuova classificazione energetica in vigore dal 2024, che introduce criteri più stringenti per il calcolo della classe energetica degli edifici, l’isolamento del pavimento può contribuire a migliorare sensibilmente la prestazione complessiva. Un immobile in classe B o A ha un valore di mercato superiore fino al 25-30% rispetto a un edificio simile in classe E o F. Inoltre, la vendibilità e l’attrattività dell’immobile aumentano, soprattutto nei contesti urbani dove l’efficienza energetica è sempre più ricercata.
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Aspetti Normativi, Incentivi E Strategie Di Riqualificazione
L’interesse verso l’isolamento dei pavimenti è stato rafforzato anche dal quadro normativo e dagli incentivi fiscali disponibili. Sebbene il Superbonus 110% sia stato progressivamente ridimensionato e sostituito da meccanismi più contenuti, restano attivi strumenti utili come il Bonus Ristrutturazioni 50%, l’Ecobonus 65% per specifici interventi mirati e, in certi casi, il Sismabonus.
L’intervento sull’isolamento del pavimento può rientrare tra le opere agevolabili, a condizione che si rispettino determinati parametri tecnici e che venga realizzato un miglioramento della prestazione energetica. È fondamentale che l’intervento sia documentato da un tecnico abilitato, con redazione dell’APE pre e post-intervento, e che i materiali impiegati abbiano certificazione dei parametri di conduttività termica (λ). La normativa prevede limiti massimi di trasmittanza termica U, differenziati per zona climatica. Ad esempio, nelle zone E (come Milano o Torino), il limite massimo per i pavimenti su terra è 0,24 W/m²K, mentre nelle zone più miti può essere di 0,36 W/m²K.
Anche in assenza di incentivi diretti, l’isolamento del pavimento si inserisce perfettamente nelle strategie di riqualificazione energetica integrata, che puntano a migliorare le prestazioni complessive dell’edificio. Questo approccio consente di massimizzare il ritorno degli investimenti, riducendo la dipendenza da fonti fossili, migliorando il comfort abitativo e portando l’edificio verso standard più moderni e sostenibili.
Va infine ricordato che, in base alla Direttiva europea EPBD 2024, dal 2030 gli edifici residenziali dovranno obbligatoriamente raggiungere almeno la classe energetica D, con obiettivi ancora più stringenti entro il 2050. Questo implica che interventi oggi considerati “secondari” – come l’isolamento del pavimento – diventeranno progressivamente obbligatori per chi intende vendere, affittare o semplicemente mantenere competitivo il proprio immobile nel mercato.