Qual È La Resa Termica Delle Caldaie A Legna?

1) Il Rendimento Dei Vari Tipi Di Caldaie A Legna

Quando si parla di resa termica delle caldaie a legna, è fondamentale chiarire che questi dispositivi si distinguono nettamente dalle stufe a legna. Se le seconde riscaldano direttamente l’aria degli ambienti, le prime trasferiscono il calore all’acqua, rendendola disponibile per un intero impianto di riscaldamento domestico, attraverso termosifoni o pannelli radianti. È quindi evidente come la caldaia a legna rappresenti una scelta più completa e strutturata, pensata per abitazioni dotate di un sistema idraulico di distribuzione del calore.

Il rendimento delle caldaie a legna varia sensibilmente a seconda della tecnologia costruttiva. Le caldaie più semplici e meno recenti, quelle a tiraggio naturale con fiamma ascensionale (verso l’alto), operano con un’efficienza modesta, che si aggira tra il 55% e il 60%. Si tratta di apparecchi rudimentali, ormai poco installati nei contesti residenziali moderni, in quanto consumano molta legna e producono una quantità rilevante di fumi e residui incombusti.

Le caldaie con fiamma orizzontale offrono un leggero miglioramento, raggiungendo un rendimento del 60-65%, mentre quelle con fiamma inversa – in cui i fumi scendono invece di salire – possono toccare il 65-70%, grazie a una combustione più completa. Il principio della fiamma inversa consente di trattenere più a lungo i gas caldi all’interno dello scambiatore, incrementando il trasferimento di calore all’acqua.

Un salto qualitativo notevole si ottiene con le caldaie a tiraggio forzato, dotate di ventilatore per ottimizzare la miscela aria-combustibile. In questo caso, il rendimento può raggiungere valori tra il 75% e l’80%, rendendole concorrenziali alle stufe a legna più performanti.

Infine, la tecnologia attualmente più efficiente nel campo delle caldaie a legna è rappresentata dalle caldaie a gassificazione. In questi apparecchi, la legna non viene semplicemente bruciata, ma viene prima trasformata in un gas combustibile (il cosiddetto “gas di legna”), che viene successivamente bruciato in una seconda camera ad alta temperatura. Questo processo, che richiede una gestione elettronica del ciclo di combustione e una struttura più complessa, permette di ottenere rendimenti anche superiori al 90%, con una drastica riduzione delle emissioni di polveri sottili e inquinanti. Il rovescio della medaglia è il costo più elevato e la maggiore complessità di installazione, che rende queste caldaie adatte a impianti medio-grandi o ad abitazioni con alti fabbisogni termici.

È utile segnalare che la normativa vigente (Regolamento (UE) 2015/1189 e i successivi aggiornamenti legati al pacchetto “Fit for 55”) ha imposto standard minimi di rendimento e limiti alle emissioni per le caldaie a biomassa, rendendo di fatto obsoleti molti modelli più vecchi. In Italia, il Conto Termico incentiva fortemente l’installazione di caldaie a legna ad alta efficienza e basse emissioni, a patto che rispettino almeno la classe 5 secondo la norma UNI EN 303-5.

 

2) La Resa Termica Delle Caldaie A Pellet

Le caldaie a pellet rappresentano oggi una delle soluzioni più diffuse nel panorama del riscaldamento a biomassa domestico. Il pellet, ottenuto per compressione di segatura e scarti di lavorazione del legno, presenta caratteristiche ideali per una combustione efficiente: basso contenuto di umidità (inferiore al 10%), alta densità energetica, pezzatura regolare e standardizzata.

Queste caratteristiche consentono di ottenere rese termiche molto elevate, comprese tra l’85% e il 90%, con alcuni modelli certificati che raggiungono e superano il 92% di rendimento utile. Questo dato, tuttavia, è riferito alle condizioni di prova di laboratorio utilizzate per le certificazioni (come da norme EN 303-5 o EN 14785), e non sempre rappresenta il rendimento reale in esercizio.

Nel contesto di utilizzo reale, il rendimento medio stagionale delle caldaie a pellet può essere sensibilmente inferiore, soprattutto per modelli economici o con installazioni poco curate. Le fasi di accensione, spegnimento e i cicli di modulazione non ottimizzati comportano inevitabili perdite energetiche. In tal senso, le caldaie più evolute impiegano sistemi di regolazione climatica, accensioni automatiche e sonde lambda per ottimizzare la combustione.

È anche importante distinguere il rendimento delle caldaie da quello delle stufe a pellet. Le stufe, anche nei modelli a bicombustione o policombustione, raramente superano l’80% di rendimento utile. Inoltre, mentre le stufe sono pensate per riscaldare direttamente l’ambiente in cui si trovano, le caldaie sono collegate a un impianto termoidraulico centralizzato.

Dal punto di vista ambientale, le caldaie a pellet producono emissioni sensibilmente inferiori rispetto alle caldaie a legna non gassificate, soprattutto per quanto riguarda il particolato fine (PM10 e PM2.5). Questa differenza è fondamentale nei territori soggetti a restrizioni ambientali, come la pianura padana, dove le Regioni hanno emesso regolamenti sempre più stringenti.

Per l’acquisto e l’installazione di caldaie a pellet ad alta efficienza, oltre al Conto Termico, è ancora possibile accedere ad agevolazioni tramite la detrazione fiscale del 50% per ristrutturazioni edilizie, oppure al Superbonus 70% laddove siano rispettati i requisiti previsti dalla normativa vigente (al 2025).

 

3) Il Rendimento Delle Caldaie A Cippato

Le caldaie a cippato sono una scelta sempre più apprezzata per edifici agricoli, aziende agrituristiche, strutture ricettive e abitazioni di grandi dimensioni. Il cippato è legno spezzettato, generalmente prodotto in loco da potature, ramaglie o scarti forestali, e ha il vantaggio di essere molto economico, specialmente se autoprodotto.

A fronte di una buona progettazione dell’impianto e della qualità del combustibile, la resa termica delle moderne caldaie a cippato si attesta stabilmente tra l’80% e il 90%, con i migliori modelli che possono superare questa soglia grazie a sistemi di regolazione avanzata, ventilazione modulata e pulizia automatica degli scambiatori.

Va però sottolineato che, a differenza del pellet, il cippato è un combustibile meno omogeneo e con un contenuto d’umidità più elevato (tra il 15% e il 30% a seconda della stagionatura), quindi richiede un’attenta calibrazione dell’impianto. La qualità del cippato (G30, G50, ecc.) influisce direttamente sul rendimento e sulla pulizia del sistema.

L’impianto di movimentazione del combustibile (tramoggia, coclee, bruciatore a griglia mobile) rappresenta un costo significativo, che rende questa tecnologia più adatta a impianti di almeno 30-40 kW. Inoltre, le caldaie a cippato possono bruciare anche legna spaccata, ma la resa ottimale si ottiene solo se il combustibile è coerente con la progettazione dell’apparecchio.

In ottica ambientale, i nuovi generatori a cippato certificati in classe 5 emettono livelli molto contenuti di CO, NOx e particolato, e accedono agli incentivi previsti dal Conto Termico con valori economici molto interessanti. Per una caldaia da 40 kW, ad esempio, il contributo può superare i 10.000 €, coprendo gran parte del costo iniziale.

 

4) Qual È La Resa Termica Di Una Stufa A Legna?

Le stufe a legna continuano a essere un’opzione molto apprezzata per chi desidera un sistema di riscaldamento semplice, diretto e integrabile nel design della casa. Tuttavia, le prestazioni variano sensibilmente in base all’età e alla tecnologia dell’apparecchio.

Le vecchie stufe in ghisa a combustione semplice hanno un rendimento compreso tra il 50% e il 60%, e non riescono a garantire una combustione completa dei gas volatili sprigionati dalla legna. Questo comporta sia un maggior consumo di legna, sia una maggiore produzione di fuliggine, catrame e inquinanti.

I modelli moderni, in acciaio o ceramica, sono progettati con camera di combustione secondaria, che permette la cosiddetta “post-combustione” dei fumi. Si parla in questo caso di stufe a bicombustione o policombustione, con rendimenti che variano dal 70% all’80%. Alcuni modelli certificati possono raggiungere l’85%, soprattutto se dotati di sistemi di regolazione automatica dell’aria.

L’impiego di vetri ceramici e sistemi di ventilazione forzata consente un controllo preciso del calore e un comfort superiore, ma rende l’impianto più sensibile alla manutenzione. È quindi necessario pulire frequentemente il vetro, i condotti e verificare la corretta combustione della legna utilizzata, che deve essere ben stagionata (umidità inferiore al 20%).

Dal punto di vista normativo, le stufe a legna di nuova generazione devono rispettare i requisiti ambientali previsti dai regolamenti regionali e comunali, come ad esempio quelli della Regione Lombardia o del Piemonte, che vietano l’installazione di apparecchi inferiori alla classe ambientale 4 stelle (certificazione ambientale Aria Pulita).

 

5) Il Rendimento Delle Caldaie Policombustibile

Le caldaie policombustibile, o caldaie onnivore, sono sistemi versatili pensati per funzionare con una grande varietà di combustibili solidi: pellet, cippato, nocciolino, gusci tritati, sansa disoleata, segatura compressa e persino legna spaccata in alcuni casi.

Tuttavia, questa versatilità si paga in termini di resa: il rendimento massimo difficilmente supera l’85%, ed è generalmente inferiore rispetto a quello delle migliori caldaie monocombustibile ottimizzate per un solo tipo di biomassa. Questo perché il compromesso tecnico nella progettazione del bruciatore, del sistema di alimentazione e della camera di combustione non consente di ottimizzare il processo per ogni singolo tipo di combustibile.

I modelli più recenti impiegano sensori di temperatura e analizzatori di fumi in tempo reale, regolando automaticamente la quantità di aria e combustibile per massimizzare la combustione e limitare le emissioni. Questo approccio consente di migliorare l’efficienza media, ma non riesce a eguagliare le prestazioni delle caldaie dedicate.

Le caldaie policombustibile restano tuttavia una soluzione interessante per chi ha accesso a biomasse eterogenee a basso costo o vuole svincolarsi dalle oscillazioni del prezzo del pellet. L’accesso agli incentivi (Conto Termico e detrazioni) dipende però dalla certificazione ambientale e dalla compatibilità dell’impianto con i limiti emissivi.