Quanto Costa Il Gasolio Da Riscaldamento

1) Il Prezzo Del Gasolio Per Riscaldamento Oggi

Il costo del gasolio da riscaldamento, noto anche come gasolio extra-leggero (tenore massimo di zolfo pari allo 0,1%), ha subito variazioni significative nel corso degli anni, principalmente a causa dell’instabilità dei mercati internazionali dell’energia, della crisi climatica e degli eventi geopolitici globali.

Se nel 2013 si poteva acquistare gasolio da riscaldamento a 1,5-1,6 euro/litro, oggi – nel 2025 – il prezzo medio si attesta tra 1,75 e 2,10 euro/litro, con variazioni regionali e a seconda del fornitore. Questo prezzo include accise, IVA (al 22%) e altre componenti fiscali. In alcune zone montane o disagiate, è possibile usufruire di agevolazioni fiscali che riducono l’aliquota IVA o le accise, ma si tratta di casi specifici regolati dal D.Lgs. 504/95.

Per una famiglia tipo, con un consumo medio annuo di 1.500 litri di gasolio – corrispondenti a circa 15.000 kWh termici – il costo complessivo del combustibile può superare i 3.000 euro l’anno. Considerando che la resa energetica di un litro di gasolio si aggira sui 10 kWh, il costo per kWh è oggi compreso tra 0,175 e 0,21 euro. Per confronto, il costo del gas naturale si aggira in media su 0,10-0,13 euro/kWh, rendendo il metano una fonte energetica ancora più competitiva.

Il potere calorifico inferiore (PCI) del gasolio da riscaldamento è di circa 8.500 kcal/l, equivalenti a circa 9,9 kWh/l. Una caldaia tradizionale, funzionante in regime continuo alla massima potenza, può consumare anche 6 litri/h, portando a un dispendio di 12 euro/h nelle condizioni di prezzo attuali.

Nel caso di un piccolo condominio con 5 appartamenti da 75 mq ciascuno, con un fabbisogno termico unitario di 10.000 kcal/h, il totale energetico richiesto raggiunge le 50.000 kcal/h, ovvero circa 58 kWh/h. A un prezzo medio di 1,9 euro/litro, si arriva a un costo di 11 euro/h per l’intero edificio, cioè 2,2 euro/h a famiglia, esclusi costi accessori di manutenzione, controllo fumi, pulizia caldaia, ecc.

Nel corso degli anni, inoltre, è cresciuto il malcontento legato alla volatilità del prezzo del gasolio, che rende difficoltosa la pianificazione delle spese familiari. Il prezzo è legato alla quotazione del gasolio alla Borsa di Rotterdam, ed è influenzato da dinamiche macroeconomiche su scala mondiale, come guerre, crisi energetiche o carenze logistiche.

 

2) Vantaggi E Svantaggi Degli Impianti Di Riscaldamento Centralizzati

Molti edifici costruiti prima degli anni ’90 sono dotati di impianti centralizzati alimentati a gasolio. Questa soluzione, sebbene superata da un punto di vista impiantistico, continua a essere utilizzata per ragioni economiche, logistiche e talvolta normative.

Tra i vantaggi principali degli impianti centralizzati, possiamo evidenziare:

  • Costi di installazione più bassi rispetto alla somma di più impianti autonomi;
  • Durata più lunga della caldaia centralizzata, grazie alla robustezza costruttiva e alla manutenzione programmata;
  • Rendimento termico maggiore, in quanto la caldaia lavora costantemente in regime ottimale;
  • Semplicità nella gestione amministrativa, con costi e manutenzioni suddivisi in base ai millesimi condominiali.

Tuttavia, esistono anche svantaggi significativi:

  • Mancanza di regolazione personalizzata della temperatura interna nei singoli appartamenti;
  • Pagamenti “a forfait” o ripartiti, anche in assenza di consumo effettivo;
  • Maggiori dispersioni termiche nei vecchi impianti, soprattutto in assenza di coibentazione delle colonne montanti;
  • Impossibilità di accensione/disattivazione autonoma del riscaldamento da parte dei singoli utenti.

In risposta a queste criticità, sono stati introdotti sistemi di contabilizzazione del calore, obbligatori per legge nei condomìni dotati di impianto centralizzato (Decreto Legislativo 102/2014, come modificato dal D.Lgs. 73/2020). Grazie all’installazione di valvole termostatiche e contatori di calore, oggi ogni famiglia può pagare in base al proprio consumo effettivo.

La valorizzazione immobiliare è inoltre penalizzata negli immobili con impianti centralizzati obsoleti e non efficientati. Le abitazioni con impianti autonomi moderni, specie se a condensazione o con pompe di calore, risultano più appetibili sul mercato, grazie anche a classi energetiche migliori secondo il nuovo APE 2024 (Attestato di Prestazione Energetica).

 

3) Passare Dal Riscaldamento A Gasolio A Quello A Metano

Il passaggio dal gasolio al metano rappresenta una delle scelte più frequenti per chi intende ridurre le spese energetiche e al contempo migliorare l’efficienza dell’impianto.

Il metano ha diversi vantaggi chiave:

  • Prezzo inferiore rispetto al gasolio: attualmente, il metano costa tra 0,10 e 0,13 euro/kWh, contro i 0,18-0,21 euro/kWh del gasolio;
  • Minori emissioni inquinanti: la combustione del metano produce meno CO₂, meno particolato e meno ossidi di zolfo rispetto al gasolio;
  • Maggiore efficienza degli impianti a condensazione;
  • Disponibilità continua: il metano arriva direttamente dalla rete, senza bisogno di rifornimenti con autobotte;
  • Riduzione della manutenzione grazie alla combustione più pulita.

Per impianti esistenti, una caldaia a gasolio può essere convertita al metano sostituendo solo il bruciatore e ripulendo accuratamente l’impianto. Tuttavia, tale soluzione è consigliata solo se la caldaia è in buone condizioni meccaniche e strutturali. In caso contrario, è preferibile installare una nuova caldaia a condensazione a metano, con un rendimento superiore al 105% sul PCI.

Attenzione va posta al sistema di scarico dei fumi: l’utilizzo del metano genera condensa acida, che può corrodere le vecchie canne fumarie in eternit. È quindi necessario adeguare lo scarico a canne fumarie in acciaio inox o PVC speciale, e bonificare l’eventuale amianto in base alle normative vigenti (D.M. 6/9/94).

Dal punto di vista normativo, il passaggio a metano può accedere a detrazioni fiscali previste dall’Ecobonus 50%, se vengono rispettati i requisiti minimi di efficienza energetica.

 

4) Il Biodiesel: L’Alternativa “Pulita” Al Gasolio

Il biodiesel è un biocombustibile rinnovabile e biodegradabile, ottenuto da oli vegetali come colza, girasole, soia o da oli esausti rigenerati. È spesso proposto come valida alternativa al gasolio per impianti termici esistenti, soprattutto in contesti dove il metano non è disponibile.

Il biodiesel presenta una densità energetica leggermente inferiore a quella del gasolio (circa 8% in meno), ma questa differenza non è così rilevante dal punto di vista del comfort termico. In compenso, le sue caratteristiche ambientali sono estremamente positive:

  • Nessuna presenza di zolfo, e quindi niente emissioni di SO₂;
  • Riduzione netta delle polveri sottili (PM10, PM2.5);
  • Bilancio neutro di CO₂, poiché la CO₂ emessa in combustione è pari a quella assorbita dalle piante durante la crescita;
  • Biodegradabilità totale: se disperso accidentalmente, non inquina il suolo né le acque;
  • Assenza di pericolo di esplosione, a differenza di altri carburanti fossili.

L’utilizzo del biodiesel in riscaldamento domestico sta crescendo soprattutto in zone agricole e rurali, dove si può produrre localmente, riducendo la dipendenza energetica. In alcuni Comuni italiani, il biodiesel è utilizzato anche per il teleriscaldamento di edifici pubblici o come combustibile di emergenza nei generatori di backup.

Tuttavia, uno degli ostacoli maggiori è ancora il prezzo, che al litro può variare tra 2,00 e 2,40 euro/litro, rendendolo non sempre competitivo rispetto ad altri combustibili. In compenso, il minor impatto ambientale può giustificarne l’impiego in contesti sensibili, come scuole, ospedali o rifugi alpini.

 

5) Le Caldaie A Biodiesel: Compatibilità E Rendimento

Le caldaie a biodiesel rappresentano una soluzione ecologica per la climatizzazione invernale. Si tratta di generatori termici che possono funzionare al 100% con biodiesel, senza necessità di miscelarlo con gasolio fossile. Tali apparecchiature possono essere:

  • Progettate fin dall’origine per l’uso esclusivo del biodiesel;
  • Adattate ex post, partendo da una normale caldaia a gasolio.

Per effettuare la trasformazione di una caldaia a gasolio, è necessario:

  1. Verificare la compatibilità dei materiali con il biodiesel (alcuni elastomeri e guarnizioni possono degradarsi);
  2. Sostituire tubazioni e serbatoi in caso di incompatibilità chimica;
  3. Ritarare il bruciatore, con adeguata regolazione della quantità d’aria comburente;
  4. Effettuare manutenzione più regolare, poiché il biodiesel può avere residui organici che col tempo potrebbero ostruire ugelli e filtri.

Il rendimento delle caldaie a biodiesel è paragonabile a quello delle caldaie a gasolio di ultima generazione, e può raggiungere anche il 94-96% sul PCI.

In Italia, l’impiego del biodiesel in ambito domestico è ancora di nicchia, ma esistono incentivi locali e regionali che ne favoriscono l’adozione. Alcuni piani di sviluppo rurale (PSR) includono misure per il sostegno alla produzione e all’utilizzo di biocarburanti da filiera corta.

 

Conclusioni

Il gasolio da riscaldamento resta una fonte energetica diffusa in Italia, specialmente nei piccoli comuni, nelle aree montane o nei condomìni costruiti prima del 1990. Tuttavia, il suo costo crescente, la dipendenza dalle importazioni e l’alto impatto ambientale ne stanno progressivamente riducendo la competitività rispetto ad alternative come metano, pompe di calore e biomasse.

Le soluzioni ibride, come il passaggio al biodiesel o la conversione delle caldaie esistenti, rappresentano un’opportunità interessante per chi vuole mantenere l’impianto esistente ma con minori emissioni.

Alla luce dell’evoluzione normativa e della crescente sensibilità verso la decarbonizzazione del settore edilizio, è consigliabile valutare fin da ora interventi di riqualificazione energetica, anche grazie ai bonus fiscali disponibili per impianti più efficienti, puliti e digitalmente controllabili.